Il 3 ottobre 2025, alle 18:00, la Sala Occhiello della Biblioteca Sala Napoletana diventerà palcoscenico di un’immersione nel Settecento: il Campania Libri Festival ospiterà la presentazione de Il pentimento del Principe d’Elbeuf di Marco Perillo, un incontro dove letteratura, storia e archeologia si intrecciano davanti al pubblico.
Una serata tra romanzo e memoria
Nel fitto calendario della quarta edizione del Campania Libri Festival – La fiera dell’editoria, spicca un appuntamento che abbraccia la storia e la narrativa: venerdì 3 ottobre 2025, alle ore 18:00, la luminosa Sala Occhiello della Biblioteca Sala Napoletana si trasformerà in un luogo d’incontro tra pubblico e autori. La serata, promossa dalla Regione Campania e resa possibile grazie all’organizzazione della Fondazione Campania dei Festival diretta da Ruggero Cappuccio, è concepita per far risuonare voci capaci di riaccendere la memoria collettiva. Sul tavolo non si discuterà soltanto di un libro: si parlerà di identità, di paesaggi che mutano e di quella tensione interiore che accompagna ogni riscoperta del passato.
Chi varcherà la soglia della Sala Occhiello percepirà una vibrazione insolita: l’aroma dei volumi antichi, il brusio delle attese, i passi rapidi di chi cerca un posto in prima fila. È in quell’istante che la letteratura smette di essere soltanto carta e diventa esperienza condivisa. La presentazione di Marco Perillo mira infatti a superare la forma convenzionale dell’incontro pubblico, trasformando autori, relatori e spettatori in protagonisti di una trama collettiva. Tra domande spontanee, letture a voce alta e riflessioni sul valore dell’indagine storica, ogni intervento si inserirà come una tessera in un mosaico più ampio, capace di restituire al Settecento la sua vivida contemporaneità.
Il ritorno del Principe d’Elbeuf e la nascita dell’archeologia contemporanea
Capita di rado che un personaggio storico riesca a incarnare, da solo, le contraddizioni di un’epoca. Il Principe d’Elbeuf, nobile francese trapiantato a Portici, lo fa con sorprendente naturalezza: nel 1738 torna alla sua villa sul Miglio d’Oro con un unico scopo, recuperare la statua di Calliope che aveva occultato decenni prima. La sua caccia all’opera perduta, raccontata da Perillo con ritmo calibrato e prosa avvolgente, diventa il filo conduttore di un affresco in cui ambizione, desiderio di redenzione e sete di gloria si sfiorano continuamente. Il lettore, trascinato tra corridoi profumati di agrumi e gallerie sotterranee rischiarate dalle torce, assiste a un vero e proprio confronto fra presente e passato.
Intorno a questo viaggio interiore si staglia una Napoli in fermento, dove il giovane Carlo di Borbone autorizza scavi e cantieri per dare vita a una reggia capace di competere con le corti europee. L’archeologia, ancora lontana dallo status di disciplina ufficiale, si manifesta come febbre collettiva: scavare significa possedere, possedere significa raccontare se stessi al mondo. Perillo colloca i protagonisti sulle prime linee di questa corsa al reperto, mostrando come la terra vesuviana custodisca risposte ma anche pericolose illusioni. Ne scaturisce un romanzo storico che parla di rinascita e di oblio, di tesori materiali e di verità sepolte, restituendo alla Campania il ruolo di laboratorio culturale avant-lettere.
Gli ospiti del dialogo
A condividere il palco con l’autore vi saranno due figure di spicco del giornalismo nazionale, pronte a innescare un confronto vivace e stratificato. Gigi Di Fiore, saggista rigoroso e narratore del Meridione più controverso, porterà l’esperienza maturata in anni di indagini su brigantaggio, monarchia e identità locale. Dall’altra parte, Giovanni Chianelli, cronista curioso di ogni forma di creatività urbana, sarà la voce che interroga, problematizza e rilancia le questioni emerse tra le pagine di Perillo. Insieme, introdurranno prospettive capaci di tessere fili tra cronaca, immaginario e responsabilità civile.
Il formato scelto per la presentazione non prevede monologhi, bensì un ping-pong argomentativo che si avvarrà delle competenze di ciascun relatore. L’obiettivo è trasformare un semplice appuntamento editoriale in un piccolo laboratorio pubblico dove idee, dubbi e passioni si incrociano senza gerarchie. Così, il pubblico potrà sollevare domande sull’attendibilità delle fonti storiche, sull’etica di chi romanza il vero, o ancora sul futuro delle aree archeologiche vesuviane. In questo scambio, si spera, nascerà la consapevolezza che la cura del passato è un gesto collettivo, tanto culturale quanto politico.
L’autore: un cronista innamorato di Napoli
La traiettoria professionale di Marco Perillo racconta di un amore mai nascosto per la sua città. Nato nel 1983 fra i vicoli brulicanti di storie di Napoli, approda presto alla redazione de Il Mattino dove impara a coniugare l’urgenza della notizia con la precisione della ricerca. Il debutto letterario avviene nel 2014 con Phlegraios, thriller archeologico che mette in scena crateri, ipogei e leggende partenopee. Questo esordio ne rivela la cifra: un uso sapiente delle fonti e un’attenzione quasi sensoriale ai luoghi, qualità che ritroviamo amplificate nella raccolta di racconti Napùl pubblicata nel 2020.
Negli anni successivi, l’autore ha alternato saggi divulgativi a guide tematiche per Newton Compton, ricostruendo itinerari che mescolano curiosità, misteri e folklore. L’esigenza di restituire alla comunità un patrimonio immateriale fatto di voci, di memorie orali e di suggestioni visive emerge con forza in ogni suo lavoro. Lo stesso impulso lo ha portato a curare la guida Il Sogno Reale per il Campania Teatro Festival, progetto che celebra la storia borbonica attraverso percorsi accessibili a tutti. Il pentimento del Principe d’Elbeuf rappresenta, dunque, la tappa più recente di un percorso coerente: far incontrare la disciplina dello storico e la sensibilità del narratore per animare il discorso civico su Napoli e il suo ricco passato.
