Dal 5 ottobre 2025 l’Auditorium della Conciliazione di Roma ospiterà il debutto di «Diego Basso Plays Queen», nuova avventura rock-sinfonica ideata dal Maestro Diego Basso. Il progetto, atteso nei principali teatri italiani ed europei, riporta i capolavori dei Queen al centro della scena, fusi con l’impatto orchestrale di un ensemble d’eccellenza.
L’energia di un tributo che diventa nuova creazione
Non si tratta di un semplice concerto celebrativo: «Diego Basso Plays Queen» nasce come un laboratorio creativo in cui l’impeto del rock incontra la ricchezza del sinfonico. Il Maestro Diego Basso ha riscritto alcuni dei brani più iconici della band britannica confezionando partiture che permettono a fiati, archi e percussioni di dialogare con la chitarra elettrica. In questa veste, canzoni che tutti conosciamo acquistano sfumature inattese, lasciando emergere motivi melodici spesso celati nelle versioni originali e regalando al pubblico un’esperienza di ascolto completamente rinnovata.
La serata si apre con un’Overture sinfonica di circa otto minuti, una pagina firmata dallo stesso Basso. L’intento è omaggiare la profonda passione di Freddie Mercury per l’opera, evidente nella leggendaria collaborazione con Montserrat Caballé. Nelle mani del direttore, le citazioni liriche si intrecciano con riff aggressivi, preparando l’atmosfera per i brani che seguiranno. L’effetto, avvolgente e suggestivo, proietta lo spettatore in un territorio dove le barriere stilistiche evaporano, dimostrando quanto la musica dei Queen sia in grado di compenetrarsi con linguaggi e timbri apparentemente distanti.
Maestro Diego Basso e l’incontro con l’eredità dei Queen
La scintilla del progetto affonda le radici in un incontro che il direttore ha avuto anni fa con Brian May. Il chitarrista, racconta Basso, considera il proprio strumento come un violino moderno, un ponte tra il pathos della musica colta e l’irruenza dell’hard rock. Da quella conversazione nasce l’idea di mettere in dialogo le due anime sonore, spingendo l’orchestra a cantare con la stessa libertà di un assolo elettrico e permettendo alla chitarra di respirare all’interno di armonie sontuose. Il risultato non è mai nostalgia, ma uno sguardo in avanti, rispettoso e al tempo stesso audace.
Basso sottolinea come la vitalità dei Queen resti intatta a decenni dalla pubblicazione dei loro album: ascoltare oggi pezzi come «We Will Rock You» o «Hammer To Fall» è, a suo dire, la migliore prova di quanto quelle composizioni abbiano superato le mode. La tournée punta proprio su questa energia senza tempo, amplificandola grazie alla risonanza naturale dei grandi teatri italiani, a scenografie studiate nei dettagli e a un progetto luci completamente rinnovato. Ogni sera diventa così un viaggio emotivo in cui memoria e scoperta procedono fianco a fianco.
Una formazione d’eccellenza sul palcoscenico
Sul palco la presenza della Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana garantisce un impatto possente e, al contempo, raffinato. Archi compatti, ottoni squillanti e una sezione ritmica vigorosa costruiscono una tessitura che abbraccia le armonie vocali originali dei Queen. A impreziosire il tutto interviene la chitarra di Stef Burns, storico collaboratore di Vasco Rossi e musicista che ha messo il proprio timbro al servizio di nomi come Alice Cooper e Judas Priest. Il suo suono, graffiante e al tempo stesso lirico, trova nell’orchestra un contrappunto capace di esaltarne la forza drammatica.
Il cast vocale, selezionato tra le eccellenze di Art Voice Academy, offre otto interpreti dalle caratteristiche differenti: Anna Danieli, Sonia Fontana, Claudia Ferronato, Barbara Lorenzato, Lorenzo Menegazzo, Matteo Simioni, Manolo Soldera e il soprano Claudia Sasso. Il loro compito va ben oltre la mera esecuzione: devono restituire la teatralità di Mercury, la precisione di May, le dinamiche corali che hanno reso grande la band. Alternandosi nei brani, riescono a dar voce a sfumature diverse, passando dalle ballate più intime agli inni rock con una naturalezza sorprendente, sempre sostenuti dalla potenza orchestrale.
Il viaggio 2025 tra teatri italiani e tappe estere
Il calendario del 2025 conferma la crescita del progetto sia in Italia sia all’estero. Dopo il debutto del 5 ottobre all’Auditorium della Conciliazione di Roma, lo spettacolo toccherà Firenze, Brescia, Padova, Ferrara, Trento, Milano, Sanremo e Parma. Sul fronte internazionale, sono già esauriti i biglietti per la data di Zurigo, mentre Losanna e diverse città della Germania si preparano ad accogliere la produzione. Il tour arriva forte dell’ottimo riscontro registrato nel 2024, quando oltre diecimila spettatori gremirono i teatri da Milano a Messina.
Il successo di allora ha spinto la produzione – firmata Icona e AVA Sound Live Music, con alcune date curate da Zed Live – a pensare in grande, scegliendo location in grado di esaltare l’impatto scenografico dell’orchestra. La cura posta in ogni dettaglio, dalle pedane che ospitano gli archi alle torri luci sincronizzate con i colpi di batteria, racconta un lavoro sartoriale. I biglietti, già in prevendita attraverso i circuiti abituali, testimoniano l’attesa di un pubblico trasversale, composto tanto da fan storici dei Queen quanto da spettatori desiderosi di una nuova immersione sonora.
Un repertorio che attraversa generazioni
In repertorio trovano spazio gli inni generazionali «Hammer To Fall», «We Will Rock You» e «I Want It All», ma anche ballate come «Love Of My Life» e «These Are The Days Of Our Lives». Non manca l’intensità di «Who Wants To Live Forever», la verve glaciale di «Seven Seas Of Rhye» e l’atteso inserimento di «Innuendo», brano che unisce flamenco, orchestrazioni maestose e cambi di tempo. Con oltre due ore di musica, lo spettacolo dispiega un arco emotivo ampio, capace di abbracciare l’intero percorso artistico della band.
Grazie al nuovo disegno luci e alla precisione delle scenografie, ogni canzone diventa un quadro a sé stante: le esplosioni cromatiche seguono i soli di Stef Burns, mentre le sezioni d’archi avvolgono le linee vocali dei solisti in atmosfere cangianti. Il pubblico si trova al centro di un vero racconto sinfonico-rock, sospeso fra nostalgia e novità. Quando, sul finale, l’orchestra concede l’ultimo accordo e la chitarra si spegne in un’eco, resta la sensazione di aver assistito non a un tributo, ma a una rinascita contemporanea dell’universo Queen.
