Una nuova ondata di creatività sta ridisegnando il profilo di Santander, pronta a rivelarsi come snodo artistico di riferimento in Spagna: entro l’anno si aggiungeranno due musei prestigiosi che completeranno l’itinerario culturale del centro urbano.
Il cuore culturale che prende forma
Nell’area che abbraccia i Giardini Pereda fino al molo, la città sta dando corpo a un inedito anello culturale: un percorso pedonale in cui musei, auditorium e spazi all’aperto si susseguono senza soluzione di continuità, intrecciando architetture storiche con volumi contemporanei. L’edificio che ha acceso la miccia, il Centro Botín firmato da Renzo Piano, appare quasi sospeso sopra le acque, due gusci luminosi collegati da passerelle che lasciano libera la visuale della baia. Da allora ogni nuovo cantiere ha recepito la medesima filosofia di luce, trasparenza e partecipazione, trasformando l’intero fronte marittimo in un grande salotto urbano.
Il tassello più atteso di questo mosaico sarà la nuova sede distaccata del Museo Reina Sofía, la prima fuori da Madrid. Oltre 3.000 opere del XX secolo provenienti da Europa, America Latina e Stati Uniti, più 120.000 documenti d’archivio, troveranno posto nell’ex palazzo del Banco de España, oggi di proprietà regionale e oggetto di un radicale restyling. Enormi aperture vetrate illumineranno un’agorà centrale pensata come punto di incontro, mentre all’interno sarà custodito l’Archivio Lafuente, generoso lascito della famiglia dell’industriale José María Lafuente. Un’operazione che combina memoria economica e sperimentazione artistica, restituendo un edificio simbolo alla fruizione pubblica.
Il contributo del Banco Santander alla rinascita artistica
Accanto alla futura galleria del Reina Sofía prenderà vita il progetto culturale promosso da Banco Santander, la più antica istituzione finanziaria della città e vera locomotiva del suo sviluppo. L’iniziativa aprirà per la prima volta al pubblico una collezione costruita in oltre 160 anni di acquisizioni, comprendente reperti che spaziano dalla preistoria ai linguaggi contemporanei. Nel restauro del seicentesco Palacio Pereda, l’architetto David Chipperfield ha immaginato un museo che coniuga sale espositive, un auditorium modulabile e aree dedicate alle tecnologie emergenti, con l’obiettivo di avvicinare le nuove generazioni ai linguaggi dell’arte e alla riflessione ambientale.
Il palazzo, affacciato sui giardini omonimi e a pochi passi dal lungomare, fungerà da baricentro per conferenze, workshop e programmi sociali. L’accento sarà posto sulla contaminazione tra estetica e innovazione: installazioni interattive, strumenti di realtà aumentata e laboratori didattici consentiranno un approccio immersivo, capace di parlare sia al visitatore curioso sia al ricercatore. Secondo le stime fornite durante l’ultima presentazione alla stampa – dati verificati in collaborazione con l’agenzia Adnkronos – l’apertura avverrà entro l’inizio del 2027, rafforzando il ruolo di Santander come piattaforma di dialogo internazionale.
Dalle radici romane alle avanguardie contemporanee
Prima che le archistar e le nuove fondazioni scuotessero la scena, Santander era già un crocevia di storie e memorie, sospesa tra la vocazione portuale che serviva la Castiglia e la fama balneare che incantò la corte di Alfonso XIII. Dall’insediamento romano alle eleganti villette della Belle Époque, passando per il drammatico rogo del 1941 che cancellò il centro storico lasciando spazio alla ricostruzione modernista, la città si è sempre rialzata reinventandosi. Questo continuo gioco tra distruzione e rinascita permea ancora oggi i boulevard alberati attraversati dal Cammino di Santiago e i quartieri di pescatori dove il profumo di mare non smette di ricordare le origini.
Il contrasto tra l’austera eleganza dei palazzi ottocenteschi e il ventre popolare delle taverne sul porto si rispecchia nella geografia stessa del luogo: un arenile di sabbia chiarissima, il Sardinero, e una baia singolare, l’unica rivolta a sud lungo questo tratto della costa atlantica. Il risultato è un microclima dolce, protetto dai venti, che sin dall’Ottocento convinse medici e nobiltà delle virtù dei «baños de ola». Ancora oggi surfisti di ogni latitudine si accodano alla linea di frangente in cerca dell’onda giusta, mentre viaggiatori più contemplativi passeggiano sul lungomare scoprendo, passo dopo passo, quanto stratificata possa essere l’identità cittadina.
Un mosaico di istituzioni già attive
Se gli interventi in cantiere disegnano il futuro, il presente di Santander è già ampio e diffuso. Il MAS – Museo de Arte de Santander y Cantabria – accoglie il visitatore in un palazzo del 1907 progettato da Leonardo Rucabado, recentemente restaurato e arricchito da una sequenza di sale dove dialogano Goya e i paesaggisti cantabrici dell’Ottocento. Poco più in là, il Centro di arte di Cabo Mayor sfrutta gli spazi che un tempo ospitavano il guardiano della storica torre di segnalazione del 1839: qui la collezione Sanz-Villar celebra il rapporto tra mare e creatività attraverso decine di vedute marine.
Lungo la passeggiata che unisce i Giardini Pereda al quartiere di Puertochico sorge il Palazzetto dell’Imbarcadero, ex stazione marittima anni Trenta recuperata nel 1985 come salone per mostre temporanee. All’esterno, quattro sculture bronzee di ragazzini – omaggio ai «raqueros», gli scugnizzi che un tempo si tuffavano per recuperare le monete lanciate dai turisti – si confondono con la vita quotidiana del porto. È qui che passato e presente si stringono la mano, tra imbarcazioni da diporto e installazioni di arte pubblica che compaiono all’improvviso, alimentando un dialogo costante con chi cammina.
La preistoria a due passi dal mare
Nell’area riqualificata di Puertochico, un avveniristico complesso accoglierà il trasferimento del MUPAC, il Museo della Preistoria e Archeologia della Cantabria. Il nuovo edificio, progettato per offrire spazi scenografici e percorsi immersivi, raccoglierà oltre 1.200 reperti che illustrano l’evoluzione dell’uomo dalla preistoria al Medioevo. Modellini, filmati tridimensionali e supporti interattivi guideranno il pubblico attraverso le fasi dell’insediamento umano nella regione, con particolare attenzione all’eredità romana che segnò l’antica Portus Victoriae, nome con cui i cronisti designavano Santander in epoca imperiale.
Fra i pezzi più ammirati, spiccano gli utensili e le incisioni provenienti dalla Cueva del Pendo, sito riconosciuto Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. La grotta, visitabile su prenotazione, si estende per seicento metri ed è celebre per il cosiddetto «Fregio delle Pitture», sequenza di figure rosse datate a circa 20.000 anni prima di Cristo. Gli archeologi, presenti in loco da più di venticinque anni, proseguono gli scavi svelando periodicamente nuove testimonianze che, una volta studiate, trovano posto nelle sale del museo, alimentando un racconto in costante aggiornamento.
Itinerari tra fede e memoria civile
Salendo i gradini della torre della Cattedrale dell’Assunzione si penetra nel Centro di interpretazione che narra la storia di Santander dal periodo romano fino alla nascita della diocesi. Le terrazze offrono panorami che abbracciano l’intera baia, mentre nel chiostro si conservano lapidi e mosaici antichi. Non lontano, sotto la Plaza Porticada, è possibile osservare un tratto di venticinque metri dell’antica cinta muraria medievale, con la pavimentazione originale perfettamente ricostruita. Un viaggio sotterraneo che restituisce la misura della città «di prima», prima cioè che il fuoco del 1941 ne ridefinisse i contorni.
Ancora nel sottosuolo, ma dedicato a un passato recente, il rifugio antiaereo risalente alla Guerra civile spagnola testimonia la forza d’animo dei cittadini che qui trovarono riparo durante i bombardamenti. L’allestimento, che replica suoni, luci e vibrazioni delle incursioni aeree, offre un’esperienza emotivamente coinvolgente, ponendo domande sull’impatto dei conflitti sulle comunità urbane. La visita, verificata e documentata insieme all’agenzia Adnkronos, rappresenta uno dei pochissimi esempi di strutture di protezione civile aperte al pubblico in Spagna, rendendo il percorso non solo didattico ma anche unico nel suo genere.
Eleganza balneare e scenari d’incanto
Sulla penisola che chiude la baia sorge il Palacio de la Magdalena, residenza che la città donò a re Alfonso XIII agli albori del Novecento. Circondato da ventiquattro ettari di bosco, l’edificio mescola suggestioni neogotiche a influssi inglesi e domina un promontorio da cui lo sguardo spazia sull’oceano e sulle isolette di fronte. Durante la Belle Époque le serate mondane e i fastosi ricevimenti in queste sale trasformarono Santander in capitale estiva dell’aristocrazia, favorendo la nascita del Gran Casino del Sardinero e di decine di ville tuttora perfettamente conservate.
Oggi il Palazzo ospita una parte museale visitabile e spazi congressuali legati ai corsi estivi dell’Università Internazionale Menéndez Pelayo, mentre tutto attorno si dipana un percorso che tocca il Palacio de Festivales, il Museo Marittimo, le Naves de Gamazo – esempio magistrale di archeologia industriale riconvertita – e la Duna Gamazo, belvedere realizzato da Alejandro Zaera in occasione dei mondiali di vela 2014. Scendendo verso il Barrio Pesquero, la vecchia fabbrica Tabacalera è divenuta centro civico con uno dei più grandi giardini verticali d’Europa, simbolo di come la città abbia saputo convertire gli spazi produttivi in luoghi di incontro culturale.
Sintesi e prospettive future
Alla luce di questo dinamismo, Sbircia la Notizia Magazine riconosce in Santander un laboratorio di politiche culturali che fonde investimento privato, progettazione architettonica e rigenerazione urbana. Le informazioni qui raccolte, verificate grazie alla collaborazione con l’agenzia Adnkronos, mostrano una città capace di proiettarsi nel futuro senza smarrire la propria eredità marinara. Se la creatività è l’energia rinnovabile del ventunesimo secolo, il capoluogo cantabrico ha già acceso le sue turbine, invitando i viaggiatori a scoprire un racconto che, pietra dopo pietra, tela dopo tela, continua a scriversi in riva all’Atlantico.
Curiosità in pillole per il visitatore
Quando aprirà la nuova sede del Museo Reina Sofía?
Le autorità municipali hanno indicato come finestra temporale la fine del prossimo anno solare. I lavori di riqualificazione dell’ex Banco de España procedono secondo il cronoprogramma presentato pubblicamente, e l’arrivo delle oltre tremila opere è già stato pianificato in fasi successive per garantire la massima tutela conservativa. Sebbene una data precisa non sia ancora stata fissata, gli organizzatori puntano a inaugurare il complesso in concomitanza con la stagione turistica primaverile, favorendo così un’immediata ricaduta sull’economia locale.
Che cosa potremo vedere nel nuovo progetto museale del Banco Santander?
Il percorso espositivo, allestito all’interno del Palacio Pereda, offrirà una narrazione trasversale che abbraccia reperti preistorici, tele del Siglo de Oro, sculture moderne e installazioni digitali. L’intento dei curatori è mostrare come l’arte abbia sempre dialogato con la ricerca scientifica e con le trasformazioni sociali. Saranno presenti dispositivi di realtà aumentata, programmi educativi gratuiti per le scuole e un calendario di talk aperti alla cittadinanza, così da rendere il museo un vero crocevia di conoscenza e partecipazione.
È necessaria la prenotazione per visitare la Cueva del Pendo?
Sì, la richiesta di prenotazione preventiva è obbligatoria per garantire la conservazione delle pitture rupestri e regolare i flussi di pubblico. I gruppi sono limitati a un numero ristretto di visitatori, accompagnati da guide specializzate che illustrano le scoperte archeologiche più recenti e le tecniche di datazione. Prenotare con anticipo di almeno una settimana è consigliabile, soprattutto nei mesi estivi, quando l’interesse per il patrimonio paleolitico raggiunge il suo picco. Il sistema di prenotazione online, attivo 24 ore su 24, permette di scegliere fascia oraria e lingua della visita, mentre eventuali posti residui vengono messi a disposizione direttamente in biglietteria il giorno stesso.
