La candida rocca di Longiano torna a vibrare di contemporaneità: il 4 ottobre, alle 17.30, la Fondazione Tito Balestra apre le sale alla mostra “Tra parola e immagine: Libri d’artista per Tito Balestra”, progetto curato da Jessica Ferro in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Ravenna.
Tra formazione e sperimentazione
La Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI, quest’anno pone l’accento sul tema della “formazione”, concepita come terreno corale dove educazione, ricerca e scambio si intrecciano. L’inaugurazione del 4 ottobre diventa così una lezione aperta, in cui il museo abbandona la postura contemplativa per trasformarsi in un cantiere di idee condivise. L’opera d’arte smette di essere un punto d’arrivo e si fa strumento di crescita collettiva, testimoniando come il sapere si rigeneri mentre passa di mano in mano, pagina dopo pagina.
A incarnare questo spirito sono i libri d’artista realizzati dagli studenti ravennati: oggetti che trascendono la linearità del libro tradizionale e si offrono come spazi plastici in cui parola e immagine coabitano. Dipinti, incisioni, piegature, stratificazioni di carte e tessuti costruiscono un lessico tridimensionale, capace di sorprendere lo sguardo e di invitare il lettore a un’esperienza tattile. L’esito è un mosaico di narrazioni aperte che dialogano con la memoria, la poesia e l’ironia, in perfetta sintonia con la vocazione del luogo che le ospita.
Un omaggio contemporaneo allo sguardo di Tito Balestra
Poeta raffinato e collezionista instancabile, Tito Balestra amò abitare i confini tra segno e parola, tra lirismo e sorriso pungente. Le sue stanze raccontano ancora oggi quel desiderio di superare i limiti del supporto tradizionale, invitando il visitatore a cercare la scintilla nascosta nelle pieghe di un verso o fra i tratti di una xilografia. Gli studenti dell’Accademia raccolgono questa eredità e la rilanciano, sostituendo l’antico foglio con blocchi di carta intagliata o telai di stoffa serigrafata, dove l’inchiostro convive con la materia in rilievo. Ne risulta un dialogo serrato che rinnova, senza tradirla, la lezione del maestro.
Ogni libro in mostra diventa una piccola architettura, una soglia da attraversare. Le pagine si aprono come sipari, scoprendo microcosmi abitati da parole sospese, segni che danzano e cromie stratificate. Si percepisce l’urgenza di un racconto intimo ma al tempo stesso universale: la voce dei giovani artisti si fonde con quella di Balestra, in un contrappunto che alterna ironia e malinconia, semplicità e complessità. L’oggetto-libro si fa testimone di memorie condivise, ricordandoci che l’arte è prima di tutto incontro fra sensibilità differenti.
Gli artisti in mostra
A comporre questo coro di voci troviamo Deborah Bandini, Fabio Basti, Letizia Belloco, Isabella Catino, Veronica Di Felice, Chiara Domenicali, Francesca Esposito, Rita Giorgi, Francesca Guariso, Elena Laghi, Isabella Mecca, Danilo Murtas, Giulia Petronio e Chiara Ravina. Ognuno di loro ha scelto un personale equilibrio fra testo e immagine, fra materiali poveri e soluzioni sofisticate, fra racconto e astrazione. Il risultato è una galassia di micro-narrazioni che disegna, in filigrana, il volto multiforme delle nuove generazioni artistiche.
I visitatori attraverseranno scaffali immaginari dove ogni opera rappresenta una tappa di un viaggio sensoriale. C’è chi costruisce un diario visivo trapunto di xilografie, chi affida il proprio messaggio a un leporello chilometrico, chi scolpisce la carta fino a farne un bassorilievo che palpita di luce. Ciascun libro diventa un ponte fra poesia, grafica e scultura, ribadendo come la sperimentazione non sia optional ma vocazione imprescindibile per chi oggi voglia parlare un linguaggio davvero contemporaneo.
Una collaborazione che guarda al futuro
“Offrire un terreno di confronto a giovani creativi è motivo d’orgoglio e cartina di tornasole dell’evoluzione dell’arte”, ricorda il direttore Flaminio Balestra, sottolineando la lunga consuetudine di partnership con l’Accademia di Ravenna. Le sue parole si trasformano in invito caloroso rivolto alla comunità: entrare nei saloni della Fondazione significa non soltanto sostenere nuovi talenti, ma anche partecipare in prima persona a quel processo formativo che la manifestazione celebra. È un gesto semplice ma necessario, che abbatte la distanza fra chi crea e chi osserva, restituendo all’arte la sua natura condivisa.
La mostra rimarrà aperta fino al 9 novembre 2025, con orario 10-12 e 15-19. Nella giornata del 4 ottobre l’ingresso sarà gratuito, mentre nei giorni successivi sarà valido il normale biglietto museale. Chi varcherà la soglia potrà tornare più volte, scoprendo dettagli sempre nuovi nelle pieghe di quei libri-opera che cambiano pelle a ogni sguardo. Perché la vera formazione non si esaurisce nella prima lettura, ma continua a riverberare, in silenzio, anche dopo che l’ultima pagina è stata chiusa.
