In un hangar trasformato in aula hi-tech, i più brillanti giovani programmatori d’Italia hanno trasformato una gara in un manifesto: affidare alle discipline STEM il compito di rinnovare la scuola e, con essa, la società. La XXV edizione delle Olimpiadi Italiane di Informatica ha dimostrato quanto talento e visione possano nascere fra i banchi.
Uno spazio che resterà alla comunità
Nell’ISIS Malignani di Udine è rimasto qualcosa di più di un ricordo agonistico: un hub digitale permanente concepito per diventare il punto di incontro fra docenti, studenti e mondo produttivo. L’aula è stata allestita con sistemi informatici di ultima generazione, pensati per offrire esperienze di programmazione, simulazione e analisi dei dati anche dopo la conclusione delle competizioni. La scelta di lasciare in eredità infrastrutture e non soltanto medaglie traduce in pratica l’idea che la scuola possa diventare il laboratorio in cui si sperimenta l’innovazione prima che altrove.
Il progetto è stato reso possibile grazie all’impegno di Gruppo Spaggiari Parma, realtà che da quasi un secolo cammina a fianco della scuola italiana. «Abbiamo voluto che il nostro supporto fosse un investimento duraturo», ha dichiarato Nicola de Cesare, amministratore delegato dell’azienda, sottolineando come merito, responsabilità sociale e attenzione alle nuove generazioni costituiscano il filo conduttore delle loro iniziative. Non un semplice sponsor, ma un partner intenzionato a costruire un ecosistema educativo nel quale tecnologia e didattica procedano di pari passo.
Cent’anni di innovazione e una rotta verso Campobasso
Il 2026 segnerà un duplice traguardo: la XXVI edizione delle Olimpiadi Italiane di Informatica si terrà a Campobasso e, nello stesso anno, Gruppo Spaggiari Parma celebrerà il suo centesimo anniversario. L’organizzazione molisana si prepara già a raccogliere il testimone da Udine, promettendo un’edizione capace di ampliare ulteriormente la partecipazione studentesca. Il passaggio di città in città non è soltanto logistico: rappresenta la diffusione di una cultura digitale che si fa strada lungo la penisola, coinvolgendo territori e comunità diverse.
Dalla custodia dei registri cartacei all’adozione delle piattaforme di EdTech più avanzate, l’azienda parmense incarna l’evoluzione di un sistema educativo che ha saputo sposare la tecnologia senza smarrire la propria missione formativa. Quel centenario è dunque molto più di una ricorrenza: è la testimonianza viva di come il dialogo tra industria e scuola possa attraversare epoche e rivoluzioni digitali, rimanendo sempre ancorato all’obiettivo di fornire strumenti utili a studenti e docenti che ne valorizzano l’impegno e lo proiettano nel domani.
La sfida di Udine: record di talenti
A dispetto della sua natura di competizione nazionale, la XXV edizione si è trasformata in un evento collettivo che ha coinvolto un pubblico sorprendentemente ampio. Più di 15.000 studenti hanno affrontato le selezioni scolastiche e regionali, provenendo da oltre 600 istituti disseminati lungo la penisola. Alla prova conclusiva hanno avuto accesso 107 finalisti delle scuole secondarie di secondo grado, chiamati a contendersi un bottino complessivo di 54 medaglie tra oro, argento e bronzo. Numeri che raccontano meglio di qualunque dichiarazione il fermento digitale dei nostri licei e istituti tecnici.
Il cuore della gara è pulsato per cinque ore consecutive all’interno dell’hangar dell’ISIS Malignani, trasformato per l’occasione in un’arena silenziosa dove si udivano soltanto le tastiere. I finalisti, armati di C++, hanno affrontato problemi di programmazione di crescente complessità, senza alcun contatto con l’esterno. In quel silenzio apparente si coglieva il fruscio di un futuro in gestazione, lo stesso che il sindaco Alberto Felice De Toni ha evocato quando ha ricordato che capacità di interpretare i dati e competenze digitali sono oramai indispensabili alla vita di una comunità moderna.
Un test di logica e creatività
Per chi osserva dall’esterno, risolvere un problema di informatica può sembrare un esercizio puramente tecnico; in realtà, dietro ogni riga di codice si nasconde un’architettura di pensiero che intreccia logica, intuizione e capacità di modellizzare situazioni reali. I quesiti proposti ai finalisti spaziavano dall’ottimizzazione di percorsi alla gestione efficiente delle risorse, costringendo i ragazzi a trovare soluzioni eleganti entro i limiti di memoria e tempo imposti dal regolamento. Il risultato è un laboratorio vivente di creatività computazionale che diventa prezioso anche per chi, in futuro, non si dedicherà professionalmente allo sviluppo software.
La scelta del linguaggio C++ non è casuale: richiede rigore nella gestione della memoria e una profonda conoscenza degli algoritmi, elementi che allenano i giovani a ragionare in termini di efficienza, scalabilità e manutenzione del codice. Questa impostazione orientata alla qualità produce un effetto domino, perché gli studenti si abituano presto a verificare, testare, documentare: abitudini che tornano utili in qualunque percorso accademico o professionale. In tal modo la prova di Udine diventa un training che va oltre il confronto agonistico, trasformandosi in un momento di crescita collettiva.
Voci degli studenti: STEM come motore di cambiamento
Alla consegna delle medaglie, i neo-campioni hanno preso la parola con disarmante lucidità. Hanno chiesto che le discipline STEM diventino parte integrante di ogni percorso didattico, non solo nei primi anni delle superiori, ma lungo l’intero ciclo formativo. L’appello non nasce da un desiderio di eccellenza elitaria; al contrario, i ragazzi sottolineano che la diffusione di competenze scientifiche e tecnologiche è la precondizione per formare cittadini capaci di partecipare attivamente alle scelte politiche, economiche, sociali e culturali di domani, a tutti i livelli.
Le loro parole risuonano in un momento storico in cui transizione digitale, intelligenza artificiale e professioni emergenti ridisegnano il mercato del lavoro con straordinaria rapidità. Preparare studenti dotati di spirito critico e competenze trasversali significa garantire al Paese una base solida su cui costruire la crescita culturale ed economica. In questo senso le Olimpiadi diventano un laboratorio di politiche educative, un termometro che misura il livello di alfabetizzazione tecnologica e offre indicazioni preziose su come modulare i curricula per renderli più aderenti alle sfide contemporanee.
