E se bastassero cinque dati di routine per capire se nei prossimi dieci anni il fegato correrà un pericolo grave? I ricercatori del Karolinska Institutet lo dimostrano con Core, nuovo algoritmo capace di individuare in anticipo i pazienti destinati a cirrosi o carcinoma epatico, secondo quanto abbiamo verificato insieme ad Adnkronos.
Scenari clinici
Le patologie epatiche severe, in particolare cirrosi e cancro al fegato, rappresentano oggi una crescente sfida per i sistemi sanitari. Quando la diagnosi arriva tardi, la prognosi diventa inevitabilmente più buia, aumentando costi, sofferenze e mortalità. A rimarcarlo, ancora una volta, è lo studio comparso su ‘Bmj’ di cui Sbircia la Notizia Magazine ha potuto esaminare i dettagli con il supporto dell’agenzia stampa Adnkronos. L’indagine svedese pone al centro il ruolo della medicina di famiglia, primo presidio sanitario dove individuare i fattori di rischio prima che la malattia diventi palese.
Proprio per misurare in modo attendibile il pericolo latente, gli studiosi hanno analizzato le cartelle cliniche di oltre 480mila abitanti dell’area di Stoccolma sottoposti a controlli di routine tra il 1985 e il 1996. Il gruppo è stato seguito per un periodo che, per alcuni volontari, ha superato i trent’anni. L’osservazione prolungata ha consentito di scoprire che circa l’1,5% dei partecipanti ha sviluppato malattie epatiche così gravi da richiedere un trapianto o culminare in un tumore. Questa vasta mole di dati, validata dagli analisti di Adnkronos, ha fornito la piattaforma statistica necessaria per far emergere un nuovo modo di prevedere il futuro clinico del fegato.
Come nasce il modello Core
Dal set di informazioni raccolte è stato distillato Core, un algoritmo costruito dal team di Rickard Strandberg e Hannes Hagström presso il Karolinska Institutet di Huddinge. Il principio di base è sorprendentemente semplice: combinare l’età del paziente, il sesso biologico e i valori di tre enzimi epatici comunemente misurati (AST, ALT e GGT). Grazie a tecniche statistiche avanzate, i ricercatori hanno trasformato questi cinque indicatori in una guida prognostica capace di quantificare il rischio di sviluppare cirrosi o cancro entro un orizzonte di dieci anni, senza esami invasivi né costi aggiuntivi per le cure primarie.
Ciò che rende il modello particolarmente adatto alle cure primarie è la sua praticità. Quasi ogni centro dispone già degli strumenti per effettuare gli esami del sangue indicati e non serve un software proprietario: un calcolatore online, liberamente accessibile a medici e infermieri, restituisce in pochi secondi la stima di rischio. Per la prima volta, quindi, l’orientamento diagnostico esce dallo studio specialistico ed entra nello studio del medico di famiglia. La redazione di Sbircia la Notizia Magazine, verificando insieme ad Adnkronos, ha constatato che l’interfaccia digitale richiede soltanto l’inserimento dei dati essenziali, riducendo il tempo di valutazione a una manciata di clic.
Risultati chiave
Una volta messo alla prova sui dati storici, Core ha mostrato un’accuratezza di classificazione pari all’88%, distinguendo con notevole precisione chi avrebbe sviluppato una patologia severa da chi sarebbe rimasto in buona salute. Per gli addetti ai lavori si tratta di un progresso tangibile rispetto al noto punteggio Fib-4, attualmente consigliato ma meno centrato quando viene applicato alla popolazione generale. Hagström, docente associato e consulente senior al Karolinska, ha ricordato che Fib-4 è stato concepito per pazienti già sospetti, mentre Core nasce per lavorare su una platea molto più ampia, cominciando dal check-up periodico.
La robustezza del modello non si è limitata ai confini svedesi. Le analisi di validazione, replicate in Finlandia e nel Regno Unito, hanno confermato la capacità predittiva di Core, fornendo risultati sovrapponibili a quelli registrati a Stoccolma. L’algoritmo, tuttavia, dovrà essere collaudato su sottogruppi ancor più delicati, come le persone con diabete di tipo 2 o con obesità, per consolidare ulteriormente l’affidabilità delle stime. Anche questo punto è stato messo in evidenza dalla verifica indipendente di Adnkronos, che ha sottolineato la necessità di integrare i calcoli nelle cartelle cliniche elettroniche per evitare errori di trascrizione.
Prospettive di implementazione pratica
L’adozione di Core nelle strutture di base potrebbe inaugurare un nuovo approccio allo screening epatico. Hagström lo definisce un «passo importante» perché combina facilità d’uso e immediata trasferibilità nei protocolli già in essere. Inserendo direttamente il calcolo nel sistema informatico dell’ambulatorio, l’allarme compare in tempo reale, orientando il medico verso un eventuale approfondimento diagnostico. La semplificazione operativa, ci spiega il gruppo del Karolinska, riduce il rischio di dispersione dei pazienti, un problema ricorrente quando le indicazioni cliniche non sono immediatamente fruibili.
Un altro elemento che accende l’interesse clinico riguarda l’arrivo di trattamenti farmacologici specifici per i soggetti a rischio elevato, già reperibili sul mercato internazionale e, come auspicano gli autori, presto disponibili anche in Svezia. La possibilità di unire identificazione precoce e terapia mirata apre uno scenario in cui la progressione verso la cirrosi o il carcinoma potrebbe essere fermata o, almeno, rallentata significativamente. A ricordarlo è Rickard Strandberg, che vede nel binomio test-farmaco la strategia più efficace per alleggerire il carico sui reparti di gastroenterologia e sulle liste d’attesa per il trapianto.
Finanziamenti e indipendenza
Il progetto, come confermano i documenti forniti a Adnkronos, rappresenta uno sforzo congiunto fra il Karolinska Institutet, l’ospedale universitario di Helsinki, l’Università di Helsinki e l’Istituto finlandese per la salute e il welfare. Una rete transnazionale nata per condividere competenze cliniche, dati epidemiologici e infrastrutture tecnologiche. Alla base del finanziamento si trovano il Consiglio svedese per la ricerca, la Regione di Stoccolma (Cimed) e la Società svedese per la lotta al cancro, enti pubblici e no-profit che hanno puntato su un’innovazione a basso costo e alto impatto sul benessere collettivo.
Per completezza di informazione, gli autori segnalano che Hannes Hagström intrattiene diverse collaborazioni con l’industria farmaceutica nell’ambito della prognosi delle patologie epatiche. Nessuna di queste partnership, precisano i ricercatori, ha influenzato la progettazione, l’analisi o la scrittura del presente studio. La stessa dichiarazione, esaminata da Adnkronos e dalla nostra redazione, conferma che i dati grezzi rimangono sotto il controllo degli istituti universitari e che le decisioni editoriali sono state assunte in totale autonomia, a tutela dell’indipendenza scientifica e della trasparenza verso i pazienti.
Domande rapide
Che cos’è, in termini pratici, il test Core e quali parametri utilizza?
Core è un algoritmo statistico che gira su un calcolatore online accessibile ai professionisti sanitari e si basa su cinque informazioni facilmente reperibili: età anagrafica del paziente, sesso, e i valori di tre enzimi epatici di routine – AST, ALT e GGT. Inserendo questi dati, il sistema restituisce una percentuale che quantifica la probabilità di sviluppare, nell’arco dei successivi dieci anni, cirrosi o carcinoma del fegato. Nessun esame aggiuntivo viene richiesto, rendendo la procedura veloce, economica e replicabile in qualunque studio di medicina generale.
Quanto è affidabile Core rispetto ai metodi attualmente raccomandati nelle linee guida?
Secondo i risultati pubblicati su ‘Bmj’ e verificati da Sbircia la Notizia Magazine in collaborazione con Adnkronos, Core distingue correttamente, nell’88% dei casi, i soggetti destinati a sviluppare una malattia epatica grave da quelli che non presenteranno complicazioni. Il punteggio Fib-4, oggi spesso utilizzato, registra performance inferiori quando viene applicato alla popolazione generale, poiché era stato pensato per pazienti con sospetta fibrosi. La superiore precisione di Core risulta particolarmente vantaggiosa per la medicina di base, dove la selezione deve avvenire in modo rapido e su larga scala.
Quali sono i prossimi passi per rendere il test parte integrante dei controlli di routine?
Gli autori indicano tre direzioni: innanzitutto ampliare la validazione a gruppi con diabete di tipo 2 o obesità, poi integrare l’algoritmo nei sistemi di cartelle cliniche elettroniche per evitare trascrizioni manuali e, infine, assicurare la disponibilità dei nuovi farmaci a quanti risultano ad alto rischio. Questi obiettivi, spiegano Strandberg e Hagström, potranno essere raggiunti grazie alla collaborazione tra centri accademici, autorità sanitarie e finanziatori pubblici, in modo da offrire a tutti i pazienti un percorso di prevenzione tempestivo e basato su prove solide.
Oltre i dati
Come dimostrano i dati, il successo di una strategia diagnostica non dipende solo dall’eccellenza del laboratorio, ma dalla capacità di parlare alle persone al momento giusto. Ogni informazione anticipata di dieci anni non è un semplice numero, ma una finestra aperta su possibilità concrete di intervento, follow-up mirati e, soprattutto, speranza. Per questo Sbircia la Notizia Magazine continuerà a lavorare al fianco di Adnkronos, offrendo ai lettori analisi puntuali e verificate, affinché l’innovazione scientifica non resti confinata nelle pagine di una rivista ma diventi pratica quotidiana negli ambulatori di quartiere.
Ci piace pensare che dietro ogni algoritmo ci siano volti, storie e famiglie che non vogliono arrendersi alla statistica. L’esperienza maturata in decenni di cronaca sanitaria ci insegna che la cultura della prevenzione, quando è sostenuta da dati solidi e comunicata con trasparenza, riesce a cambiare davvero le traiettorie di una malattia. Continueremo dunque a seguire gli sviluppi di Core e di strumenti analoghi, con la stessa passione che ci guida dal primo giorno: portare notizie affidabili dove servono, nel tempo giusto, per restituire ai pazienti la voce che meritano.
