Roveleto ha regalato una vera immersione nella storia del motorsport, trasformandosi in un museo a cielo aperto per rendere omaggio ai cinquant’anni dalla prima vittoria della Fiat 131 Abarth al Rally delle Valli Piacentine, riportando in vita ricordi, motori rombanti ed emozioni ancora palpabili per appassionati di ogni età.
Cinque decenni di ricordi su quattro ruote
Il cuore delle celebrazioni ha pulsato già alle prime luci di domenica 28 settembre, quando le strade di Roveleto si sono riempite dei colori, degli odori e dei suoni di 158 veicoli d’epoca. Davanti a tutti, nove esemplari della Fiat 131 Abarth Rally hanno guidato il corteo, capitanati proprio dall’auto trionfatrice nel 1975 e dal suo storico pilota Fulvio Bacchelli. Accanto alle regine della festa, motori altrettanto iconici come la Lancia Rally 037 Martini, una Ritmo da competizione e un’aggressiva Abarth OT Periscopio 1300 hanno riportato alla mente l’epopea dei rally anni Settanta e Ottanta, restituendo al pubblico l’adrenalina delle speciali su sterrato di mezzo mondo.
Non sono mancati pezzi di rara eleganza: la Balilla Coppa d’Oro e la Fiat 508 S Balilla Berlinetta 1000 Miglia Aerodinamica hanno saputo dialogare con supercar più moderne e grintose firmate Ferrari, Maserati, Alfa Romeo e Mercedes, senza dimenticare la presenza di una muscolosa Pontiac degli anni Sessanta arrivata dall’oltreoceano. Il colpo d’occhio complessivo ha ricordato quanto la creatività meccanica italiana, unita a influenze internazionali, abbia saputo disegnare un patrimonio tecnico e culturale di valore inestimabile.
La parata dei gioielli meccanici
Il taglio del nastro, affidato alla sindaca di Cadeo Maria Lodovica Toma, ha suggellato l’apertura ufficiale dell’evento nato grazie all’Asd Club Veicoli Storici Piacenza e al Club Piacentino Automotoveicoli d’Epoca, con il patrocinio del Comune. Nel suo saluto, la prima cittadina ha definito quei motori “patrimonio storico, culturale, tecnologico e artistico italiano”, sottolineando la capacità di tali pagine d’archivio di offrire spunti alle generazioni che dovranno progettare la mobilità del domani. Si è respirato così un clima di festa ma anche di riflessione, perché tra cromature lucidate e gomme scolpite si cela la storia industriale del Paese.
A impreziosire la cornice è arrivata la senatrice Elena Murelli, presidente dell’intergruppo parlamentare dedicato ai motori storici. Rivolgendosi ai tantissimi giovani presenti, ha ricordato che “le strade, per un giorno, si trasformano in un’aula didattica all’aperto dove si impara l’ingegno, l’artigianato e il coraggio creativo che hanno reso grande l’automobilismo nazionale”. Il messaggio è risuonato chiaro: custodire la memoria non significa trattenere il passato, ma alimentare la scintilla che potrà accendere innovazioni future.
Voci e volti di un’epoca
Nella sala consiliare del Municipio si è svolto un convegno capace di tenere il pubblico incollato alle sedie. A dialogare c’erano lo stesso Bacchelli, il meccanico Roberto Vittone e il giornalista-navigatore Gabriele Sanfront, incalzati dalle domande di Claudio Casali, presidente CPAE. L’intervista video con l’ingegner Limone ha arricchito il racconto di dettagli tecnici sulla genesi della 131 Abarth, progetto nato quando in Fiat si era stanchi di arrivare “solo” secondi. Da lì, il viaggio è proseguito tra le polverose piste del Marocco, i ghiacci scandinavi, gli altipiani sudamericani e i tornanti della Nuova Zelanda, fino a conquistare tre titoli mondiali costruttori (1977, 1978, 1980), 18 vittorie assolute, due doppiette e cinque triplette.
L’assenza forzata dell’ex campione Maurizio Verini – vincitore del campionato italiano rally 1974 – non ha tolto fascino all’incontro: il suo messaggio, letto in sala, ha rievocato l’ultima edizione del Rally delle Valli Piacentine da lui dominata. Quei ricordi hanno creato un ponte emotivo fra chi c’era all’epoca e chi, oggi, può solo immaginare l’odore dei freni incandescenti dopo una speciale particolarmente impegnativa. Il filo conduttore è rimasto la determinazione di una squadra che, mezzo secolo fa, decise di inseguire l’eccellenza e cambiò per sempre la storia delle competizioni su strada.
Oltre la nostalgia, uno sguardo al domani
Tra gli spettatori più attenti si percepiva l’idea che il patrimonio del motorismo storico possa ispirare la ricerca di nuove soluzioni sostenibili. Giorgio Mazzocchi, presidente CVSP, ha definito “fantastica” la giornata, lodando il gioco di squadra fra club, volontari e Comune di Cadeo. Ha riconosciuto che ascoltare campioni e tecnici dal vivo, capaci di intrecciare storie personali e dati ingegneristici, permette di far germogliare nei più giovani un interesse che va ben oltre il semplice collezionismo. Perché ogni restauro compiuto con rigore filologico è anche un atto di tutela del genio italiano.
Il presidente CPAE Casali ha sottolineato la vocazione benefica della manifestazione: i proventi del pranzo curato dalla Pro Loco saranno infatti destinati alla Casa di Iris. All’esterno, tra camion storici, trattori d’antan e motociclette lucenti, si toccava con mano la voglia di restituire qualcosa alla comunità. Una serie di associazioni – dal Gruppo Trattori Antichi e Mestieri a Piacenza Corse Autostoriche, dai Biscioni Piacenza al Moto Club Piacenza – ha collaborato senza risparmiare energie, dimostrando che la passione può tradursi in solidarietà concreta.
Dietro le quinte di una festa collettiva
La Giornata Nazionale del Veicolo d’Epoca, voluta dall’ASI, ha trovato in Roveleto un palcoscenico ideale: il paese è stato letteralmente “invaso” da club provenienti da tutta la penisola. Il traffico ordinario è stato sostituito da un corteo dallo stile retrò, mentre lungo i marciapiedi si affollavano curiosi armati di smartphone e veterani con vecchie fotografie in mano. Ogni scatto, ogni stretta di mano, ogni rombo di motore è servito a ricordare che la memoria collettiva vive di gesti concreti e condivisione. Le auto parcheggiate in piazza non erano semplici oggetti ma testimonianze di un percorso industriale che continua ad alimentare l’identità nazionale.
Dietro l’apparente semplicità di una mostra statica c’è stato un lavoro organizzativo complesso: logistica, sicurezza, coordinamento fra associazioni, allestimenti e contatti con i proprietari dei veicoli, spesso gelosissimi dei loro pezzi unici. Grazie a un puzzle perfettamente incastrato, l’edizione 2025 ha saputo superare le aspettative, lasciando in eredità una consapevolezza: celebrare il passato non è un esercizio nostalgico, ma un investimento sul futuro. Ed è proprio con questo spirito che la Fiat 131 Abarth ha tagliato di nuovo il traguardo, stavolta non contro il cronometro, ma contro l’oblio che rischia di inghiottire le grandi storie se non vengono raccontate e condivise.
