Un’esplosione di caos ha bruscamente interrotto la devozione popolare che, da secoli, anima la borgata marinara di Sferracavallo. La notte scorsa, durante la celebrazione dei santi Cosma e Damiano, una rissa culminata in colpi d’arma da fuoco ha trasformato la tradizionale festa in un incubo collettivo.
La notte interrotta: Sferracavallo sotto shock
La vara stava avanzando lentamente verso la chiesa parrocchiale, avvolta da canti e luminarie, quando all’improvviso la folla ha iniziato a spostarsi in modo disordinato. In pochi istanti il fervore religioso si è mutato in puro panico: voci concitate, grida, corse forsennate per mettersi al riparo. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, almeno dieci proiettili sono stati esplosi nei pressi di una macelleria affacciata sul tragitto processionale. Le persone si sono disperse come un’onda, travolgendo transenne e sedie, lasciando dietro di sé oggetti, scarpe, perfino rosari spezzati. I passanti hanno trovato rifugio nei portoni aperti e nelle vie laterali, mentre la musica sacra si spegneva nell’aria carica di tensione.
Nel fuggi fuggi generale una giovane di ventun anni, in dolce attesa, è stata sfiorata da una pallottola e ha riportato ferite lievi. Portata in ospedale in stato di choc, le sue condizioni si sono rivelate buone, ma la paura resta impressa nei suoi occhi e in quelli di chi le era vicino. Polizia e Carabinieri, accorsi sul posto, hanno faticato a distinguere testimoni da coinvolti, mentre cercavano di ristabilire un minimo di ordine. La sacralità di un evento lungo dodici ore è precipitata in un silenzio irreale, interrotto solo dalle sirene e dalle lacrime di chi non comprendeva l’accaduto. La processione è stata sospesa e la “ballata” finale, prevista come momento culminante, non si è più tenuta.
La processione che doveva unire e invece ha diviso
Il consigliere comunale Simone Aiello, espressione del M5S per la VII circoscrizione di Palermo, denuncia la sproporzione fra le migliaia di fedeli presenti e lo scarso numero di agenti in servizio. Aiello afferma di avere inoltrato, nei giorni precedenti, una formale richiesta di rafforzamento dei presidi di sicurezza nei punti critici del percorso: richiesta rimasta senza seguito. A suo dire, una presenza più visibile delle forze dell’ordine avrebbe potuto dissuadere le bande di teppisti che, troppo spesso, colgono al volo occasioni simili per mettere in scena violenze gratuite. In questa edizione, la miccia si sarebbe accesa a pochi metri dalla chiesa, degenerando poi quando sono giunti “rinforzi” da altri quartieri, pronti a prendere parte alla rissa.
Testimoni parlano di una marea umana impossibile da contenere: spintoni, pugni, sedie in plastica sollevate come armi improvvisate. L’inevitabile arrivo delle volanti non è bastato a fermare sul nascere lo scontro, e la traiettoria imprevedibile dei proiettili ha reso la scena ancora più pericolosa. Aiello racconta di avere accolto alcune persone spaventate nella propria abitazione, poco distante: «Tremavano e non riuscivano a credere che quei colpi fossero reali». Il verdetto dell’esponente pentastellato è netto: la festa, simbolo di identità culturale per la borgata, ha subito un colpo durissimo in termini d’immagine e fiducia collettiva.
L’appello di chi chiede più sicurezza
A farsi portavoce di un malessere più ampio interviene la segretaria generale della Cisl Palermo Trapani, Federica Badami. La sindacalista definisce l’episodio «l’ennesima conferma di una sicurezza urbana fuori controllo». Badami sottolinea come lavoratori, residenti e visitatori si trovino sempre più spesso a rischio, con ripercussioni sul tessuto socio-economico dell’intera città. «Se non arginiamo subito questa escalation – avverte – a pagare sarà la tenuta sociale di Palermo». Parole dure, che rimbalzano fra i vicoli stretti del borgo e riaprono la discussione su pattugliamenti, videosorveglianza e coordinamento interforze. Anche in questa occasione, fa notare Badami, l’immagine turistica della zona ne esce compromessa, proprio mentre la comunità punta a valorizzarne bellezze e tradizioni.
Dal canto suo, Sbircia la Notizia Magazine, in collaborazione con l’agenzia stampa Adnkronos – da cui sono state verificate e confermate tutte le informazioni –, osserva con preoccupazione la fragilità di manifestazioni religiose divenute bersaglio di micro-criminalità organizzata. Non bastano elogi alla devozione popolare: servono protocolli chiari, fondi dedicati e un dialogo costante fra istituzioni, associazioni e cittadini. L’obiettivo non dovrebbe limitarsi a evitare il peggio, ma a restituire fiducia e senso di appartenenza a un territorio che, ogni anno, richiama migliaia di persone desiderose di partecipare a un rito secolare. La ricostruzione dei fatti, affidata agli investigatori, dovrà dunque aprire la strada a una strategia più ampia, in grado di prevenire invece che rincorrere l’emergenza.
Domande e risposte lampo
Quanti colpi sono stati sparati, secondo la ricostruzione ufficiale?
Stando alle prime indagini, confermate dalle forze dell’ordine e verificate da Adnkronos, i proiettili esplosi sarebbero almeno una decina.
La donna incinta rimasta ferita è in pericolo di vita?
No. I sanitari hanno riscontrato una lesione superficiale: la donna, pur in forte choc, è stata dimessa con una prognosi positiva.
Perché non c’era un numero adeguato di agenti a presidiare la processione?
Secondo il consigliere Aiello, la richiesta di rinforzi non ha ricevuto risposta. Le sigle sindacali parlano di carenze organiche e di una gestione poco lungimirante del dispositivo di sicurezza.
Uno sguardo oltre l’emergenza
La cronaca di Sferracavallo impone a tutti – istituzioni, comunità e operatori dell’informazione – una riflessione seria: come conciliare la tutela di tradizioni antiche con la necessità di garantire un ambiente sicuro e accogliente? Il nostro giornale continuerà a monitorare i passi concreti che saranno messi in campo, pretendendo risposte chiare e verificabili. Solo così la memoria collettiva potrà tornare a celebrare i propri santi patroni senza temere che la devozione venga soffocata dal fragore della violenza.
