La prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici potrebbe alleggerire il sistema sanitario italiano di oltre due miliardi di dollari l’anno, restituendo salute e produttività a migliaia di persone: un dato che impone una riflessione urgente sulle politiche pubbliche, sugli stili di vita e sulla responsabilità individuale.
Prevenzione e risparmi: l’istantanea di un’emergenza silenziosa
I dolori lombari, la cervicalgia, i traumi da sovraccarico e, in generale, i disturbi muscoloscheletrici (Dms) costituiscono oggi, secondo le verifiche di Adnkronos, la principale causa di disabilità su scala mondiale. Solo in Italia il saldo annuale supera i 2,65 miliardi di dollari fra spese mediche dirette, congedi per malattia, calo di produttività e pensionamenti anticipati. Un’emorragia economica che, se non arginata, rischia di ampliarsi con l’invecchiamento della popolazione e la diffusione di stili di vita sempre più sedentari, aggravando il carico su famiglie, imprese e Sistema sanitario nazionale.
Il dato più sorprendente emerso dalla fase tre del Global Health Inclusivity Index, curato da Economist Impact con il sostegno di Haleon, riguarda la portata dei benefici di un approccio preventivo strutturato: oltre due miliardi di dollari di risparmi annui per l’Italia e più di cinquanta miliardi su scala globale, sommando cure evitate e giornate lavorative recuperate. Queste cifre dimostrano che la prevenzione non è un costo bensì un investimento capace di produrre valore sociale ed economico in tempi relativamente brevi, riducendo la disabilità e migliorando la qualità della vita di milioni di cittadini.
Inclusività sanitaria: la lente dell’Health Inclusivity Index
Il Health Inclusivity Index è una piattaforma di analisi che passa al setaccio le politiche sanitarie di quaranta Paesi con livelli di reddito diversi, offrendo una mappa comparativa dell’accesso equo a servizi sanitari di qualità. La ricerca – precisano Economist Impact e Haleon – integra dati su infrastrutture, esperienza dei pazienti, impatti economici e sociali, delineando una fotografia completa dell’inclusione in sanità. Misurare con precisione consente di individuare le aree dove intervenire con urgenza, evitando che le popolazioni più fragili restino ai margini.
Questa terza fase, oggetto di fact-checking curato congiuntamente da Adnkronos e dalla redazione di Sbircia la Notizia Magazine, evidenzia come l’inclusività migliori non solo gli esiti clinici ma anche l’efficienza dei sistemi pubblici. L’analisi incrociata di indicatori economici e sanitari mostra che investire in prevenzione e in percorsi di cura personalizzati per le fasce fragili riduce i ricoveri, accorcia i tempi di degenza e abbatte i costi di lungo periodo legati alla cronicizzazione, generando un ritorno misurabile su scala nazionale e globale.
Donne e disturbi muscoloscheletrici: un gap ancora aperto
Le donne continuano a pagare il prezzo più alto: in Italia la spesa sanitaria riconducibile alle patologie muscoloscheletriche femminili sfiora i 23,4 miliardi di dollari l’anno, una cifra che supera qualsiasi altra voce di costo. Rispetto agli uomini, l’artrite reumatoide colpisce le pazienti con un’incidenza superiore del 175%, mentre il mal di schiena segna un 50% di casi in più. Sottorappresentate negli studi clinici, ricevono spesso terapie meno calibrate e registrano tempi di recupero più lunghi e risultati clinici meno favorevoli.
Secondo l’Inclusivity Index, aumentare l’adesione a programmi di prevenzione primaria e secondaria tra la popolazione femminile potrebbe liberare circa 51 miliardi di dollari a livello globale. Un traguardo che non richiede tecnologie futuristiche, ma azioni concrete: campagne informative mirate, accesso facilitato a controlli periodici, percorsi di esercizio fisico e supporto riabilitativo personalizzato. Ogni dollaro investito in questi interventi produce un ritorno economico significativo, attenua la disparità di genere e migliora la qualità di vita di milioni di donne, trasformando la prevenzione in uno strumento di equità.
Over 50: costi vertiginosi e chance di prevenzione
Superato il traguardo dei cinquant’anni, lombalgia, cervicalgia, artrosi del ginocchio e artrite reumatoide aumentano in frequenza e severità. Nei Paesi analizzati, l’effetto combinato di queste quattro condizioni genera un esborso annuo di 121 miliardi di dollari, cifra alla quale si sommano altri 141 miliardi imputabili alle fratture dell’anca e della colonna vertebrale correlate all’osteoporosi. Un fardello economico e umano che minaccia la sostenibilità dei sistemi pensionistici e assistenziali, oltre a compromettere l’autonomia di milioni di persone.
Tra gli over 65 il rischio di complicanze cresce ulteriormente, come evidenzia il fisiatra Fabrizio Gervasoni dell’Asst Fatebenefratelli Sacco di Milano: «La gestione precoce di queste patologie – afferma – riduce il peso della disabilità e produce benefici economici tangibili per la collettività». L’attività fisica regolare, i programmi riabilitativi personalizzati e una diagnosi tempestiva sono le tre leve capaci di preservare mobilità e indipendenza, trasformando l’invecchiamento in una fase di vita ancora ricca di partecipazione sociale.
Il farmacista di comunità, sentinella di prossimità
In un contesto in cui il medico di famiglia fatica a rispondere a tutte le richieste, la farmacia di comunità diventa il presidio sanitario più accessibile. Il farmacista è il primo a intercettare i sintomi di un disturbo muscoloscheletrico, indirizzando il cittadino verso percorsi di cura appropriati e promuovendo pratiche di self-care sicure ed efficaci. L’educazione alla prevenzione svolta dietro il banco vale quanto una terapia: riconoscere i segnali precoci significa evitare cronicizzazioni e costi aggiuntivi.
Paolo Levantino, farmacista clinico e segretario nazionale Fenagifar, sottolinea che il ruolo del collega di quartiere non si limita a suggerire l’antinfiammatorio più adatto: «Dobbiamo insegnare a interpretare ciò che il corpo comunica e ad adottare stili di vita che sostengano la salute muscoloscheletrica». Grazie alla sua posizione di vicinanza, il farmacista garantisce un uso informato dei prodotti per l’automedicazione, rafforzando l’autonomia del paziente e alleggerendo il carico sugli ambulatori specialistici.
L’impegno di Haleon e la sfida della longevità attiva
Allungare l’aspettativa di vita non basta: occorre far sì che gli anni guadagnati siano anni di qualità. In questa prospettiva si colloca l’impegno di Haleon, che promuove ricerche, campagne e soluzioni pratiche nell’ambito dell’healthy & active aging. Settembre, mese dedicato all’Healthy Aging, è diventato un appuntamento fisso per diffondere la cultura della prevenzione e del movimento come terapia, essenziale in un Paese tra i più longevi al mondo come l’Italia.
Davide Fanelli, General Manager Southern Europe & Italia di Haleon, ricorda che «prevenzione e self-care non sono più opzioni accessorie, ma strategie imprescindibili per vivere meglio e più a lungo». L’obiettivo del gruppo è rendere la salute comprensibile, accessibile e inclusiva, affinché ogni persona possa trasformare la longevità in opportunità e non in un peso per sé o per la collettività. Il sostegno a iniziative divulgative e la distribuzione di prodotti mirati completano questo percorso, creando un ponte tra ricerca scientifica e fruizione quotidiana.
Prevenire conviene: la prospettiva di Sbircia la Notizia
Dal monitoraggio condotto in sinergia con Adnkronos, la redazione di Sbircia la Notizia Magazine ricava una conclusione netta: investire nella prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici è una scelta che ripaga quattro volte l’esborso iniziale, in termini di salute, produttività e sostenibilità del welfare. Ridurre la disabilità significa garantire alle persone la possibilità di restare attive, partecipi e autonome, elementi che rafforzano la coesione sociale e l’economia nel suo complesso.
Una governance lungimirante deve integrare politiche di educazione sanitaria, sostegno alla ricerca e valorizzazione dei professionisti di prossimità. Solo così potremo trasformare la sfida dell’invecchiamento in un’occasione di crescita collettiva. Sbircia la Notizia Magazine continuerà a vigilare, raccontare e analizzare i dati, convinta che una corretta informazione sia il primo passo per generare consapevolezza e cambiamento.
Domande lampo
Quanto costa oggi la scarsa prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici all’Italia? Le stime certificate da Adnkronos indicano un esborso complessivo superiore a 2,65 miliardi di dollari l’anno, cifra che ingloba visite specialistiche, terapie farmacologiche, interventi chirurgici, lunghi periodi di assenza dal lavoro e, nei casi più gravi, pensionamenti anticipati. A questo importo va aggiunto il costo sociale della perdita di autonomia e di partecipazione, spesso sottovalutato ma economicamente rilevante. Investire in prevenzione permetterebbe di azzerare buona parte di questa spesa, liberando oltre due miliardi di dollari ogni anno per altre priorità di salute pubblica.
Perché le donne risultano più penalizzate? La ricerca mostra che l’incidenza di artrite reumatoide e mal di schiena è rispettivamente del 175% e del 50% più alta tra le donne. Tale differenza è aggravata dalla loro sottorappresentazione nei trial clinici, che comporta linee terapeutiche calibrate su popolazioni maschili e, di conseguenza, esiti meno efficaci. Inoltre, i carichi di cura familiare ancora in larga parte a loro affidati limitano l’aderenza ai programmi di prevenzione. Colmare questo gap significa garantire percorsi sanitari su misura, accesso tempestivo a terapie mirate e campagne informative specifiche per il pubblico femminile.
Qual è il primo passo per ridurre l’impatto dei Dms nella popolazione over 50? Secondo gli esperti intervistati, la chiave sta in una diagnosi precoce sostenuta da programmi di attività fisica adattati alle diverse condizioni cliniche. Ciò implica sensibilizzare sia i medici di base sia i farmacisti di comunità affinché indirizzino il paziente verso esami mirati già ai primi segni di dolore lombare o articolare. Un percorso preventivo tempestivo previene cronicizzazioni, limita la necessità di interventi chirurgici e abbatte i costi derivanti da fratture o immobilità prolungate, restituendo autonomia e qualità di vita agli over 50 e riducendo la spesa pubblica.
