Una piccola vita sottratta e poi restituita in poche, lunghissime ore: la vicenda della neonata Sofia, rapita lo scorso 21 gennaio dalla clinica Sacro Cuore di Cosenza, è tornata oggi al centro dell’attenzione giudiziaria, con nuovi indagati e la presenza di Rosa Vespa davanti ai giudici mentre altre figure finiscono nel mirino degli inquirenti.
Nuovi filoni investigativi nel caso
Nella giornata odierna gli inquirenti, sulla base degli atti raccolti e controllati con il supporto dell’agenzia di stampa Adnkronos, hanno allargato l’orizzonte investigativo oltre la figura di Rosa Vespa. Secondo quanto trapela dagli ambienti giudiziari e viene confermato dalle fonti incrociate, la Procura di Cosenza sta valutando il ruolo di alcuni operatori legati alla struttura sanitaria Sacro Cuore. L’ipotesi è che eventuali falle nei protocolli assistenziali possano aver agevolato l’ingresso della finta puericultrice e la successiva sottrazione della neonata. Gli atti, al momento, non parlano di corresponsabilità dirette ma mettono a fuoco omissioni di sorveglianza che, se accertate, potrebbero tradursi in ipotesi di reato altrettanto gravi.
Particolare attenzione, spiegano fonti interne alle forze dell’ordine interpellate dalla nostra redazione Sbircia la Notizia Magazine, è rivolta anche alla presunta fuga di notizie relativa al video diffuso a poche ore dal sequestro. Alcuni agenti della Polizia di Stato risulterebbero indagati per violazione del segreto d’ufficio: una circostanza che, oltre a configurare un possibile illecito disciplinare, potrebbe aver condizionato la tempestività delle indagini. I magistrati intendono capire come quelle immagini, destinate esclusivamente agli investigatori, siano finite in rete, creando clamore mediatico e rischiando di danneggiare l’efficacia dell’operazione di recupero della neonata. Entro le prossime settimane sono previsti nuovi interrogatori e ulteriori acquisizioni documentali.
L’udienza che riporta Rosa Vespa davanti ai giudici
Alle prime luci della mattinata, Rosa Vespa, cinquantatreenne originaria di Castrolibero, ha varcato l’ingresso del Palazzo di Giustizia di Cosenza scortata dal suo collegio difensivo, composto dagli avvocati Gianluca Garritano e Teresa Gallucci. La difesa chiede che il processo si celebri con rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica, sostenendo che la donna versi in condizioni di fragilità mentale tali da incidere sulla sua capacità di intendere e volere al momento del sequestro. Il giudice per le indagini preliminari dovrà sciogliere la riserva entro le prossime ore, valutando se la richiesta risponde ai requisiti previsti dal codice di procedura penale.
Da una decisione favorevole all’istanza difensiva potrebbe derivare un significativo alleggerimento dei tempi processuali: il rito abbreviato, infatti, consente una pronuncia allo stato degli atti, con la conseguente riduzione di un terzo dell’eventuale pena. Tuttavia, l’eventuale perizia psichiatrica apre scenari complessi: se dovesse emergere una parziale infermità, il giudice potrebbe optare per misure di sicurezza piuttosto che per una pena detentiva tradizionale. Gli inquirenti, tuttavia, ricordano che la simulazione della gravidanza protratta per nove mesi indica una pianificazione lucida, dettaglio che potrebbe pesare sull’accertamento di eventuali vizi di mente.
Una ricostruzione delle ore più concitate
Era la mattina del 21 gennaio quando la donna, indossando un camice bianco e presentandosi come puericultrice, riuscì ad avvicinare la madre della piccola Sofia nella stanza di degenza della clinica Sacro Cuore. Approfittando di un momento di apparente tranquillità, prese in braccio la neonata – nata soltanto il giorno precedente – e si allontanò con passo sicuro verso l’uscita secondaria. Nel tragitto, raccontano i testimoni, rispose con disinvoltura alle poche domande del personale, spiegando che stava accompagnando la bimba a un controllo di routine. Nessuno, in quel momento, sospettò dell’inganno.
All’emergere dell’allarme, gli agenti della Squadra Mobile di Cosenza hanno attivato il protocollo di ricerca con il sostegno del Servizio Centrale Operativo. Le telecamere di videosorveglianza, successivamente al centro dell’inchiesta per la diffusione non autorizzata del filmato, hanno permesso di ricostruire il percorso e di individuare l’automobile utilizzata per la fuga. Nel giro di poche ore il veicolo è stato intercettato in un parcheggio di Castrolibero. Con un’operazione rapida, definita dagli investigatori «chirurgica», la neonata è stata recuperata illesa e riconsegnata ai genitori, episodi confermati anche dalle verifiche incrociate effettuate da Adnkronos.
Il coinvolgimento del marito e la misura del braccialetto elettronico
Sul fronte familiare, l’arresto di Moses Omogo Chidiebere, coniuge di Rosa Vespa, ha inizialmente aperto un ulteriore versante dell’indagine. Fermato contestualmente al recupero della bambina, l’uomo è stato rilasciato dopo un breve periodo di custodia cautelare: gli interrogatori non hanno evidenziato elementi di consapevolezza riguardo alla finta gravidanza né al sequestro. Chidiebere – per il quale non risulta al momento alcuna imputazione – ha spiegato di aver creduto fino all’ultimo che la moglie fosse realmente in attesa, punto sul quale gli inquirenti mantengono comunque un cauto atteggiamento di prudenza investigativa.
Dopo l’arresto, per Rosa Vespa si sono aperte le porte della casa circondariale, ma il quadro è mutato quando il gip ha concesso gli arresti domiciliari, imponendo il braccialetto elettronico come misura di vigilanza. Il dispositivo, controllato costantemente dal sistema di sorveglianza, prevede un rigido perimetro di movimento e l’obbligo di reperibilità continua. Secondo i legali, questa soluzione permette alla donna di seguire eventuali percorsi terapeutici in vista della valutazione psichiatrica richiesta; sul fronte dell’accusa, invece, resta la convinzione che la misura non cancelli la gravità di un gesto preparato con attenzione, a partire dalla simulazione della maternità.
Tutela dei neonati, sfida di una comunità vigile
Il caso della piccola Sofia non è soltanto una pagina di cronaca giudiziaria: rappresenta un banco di prova per l’intera società chiamata a garantire protezione ai più vulnerabili fin dai primi istanti di vita. Le informazioni raccolte da Sbircia la Notizia Magazine in sinergia con l’agenzia Adnkronos mostrano come, anche di fronte a piani premeditati, la reazione delle istituzioni possa essere rapida ed efficace. Resta però il tema della prevenzione: protocolli sanitari da rafforzare, formazione del personale e maggiore integrazione con i servizi sociali sono strumenti indispensabili per evitare che un atto così estremo possa ripetersi.
La vicenda, inoltre, evidenzia come la comunicazione istituzionale debba trovare un equilibrio tra il diritto di cronaca e la tutela delle indagini: la circolazione non controllata di immagini sensibili, come quella che ha interessato il video interno alla clinica, può compromettere l’esito di operazioni complesse. Da questo punto di vista, gli sviluppi giudiziari riguardanti la fuga di notizie saranno determinanti per definire linee guida future, capaci di coniugare trasparenza informativa e rispetto dei protocolli investigativi. Un’attenzione costante, dunque, che non potrà più venire meno.
Domande rapide
Di quale reato è accusata Rosa Vespa?
La Procura le contesta il sequestro di minore, aggravato dall’avere agito con l’inganno, essendosi finta operatrice sanitaria all’interno di una struttura protetta. A ciò si aggiunge la simulazione di gravidanza, elemento che, pur non costituendo reato autonomo, rafforza la tesi dell’azione premeditata. L’eventuale scelta del rito abbreviato, se concessa, non elimina l’accusa ma potrà incidere sull’entità della pena in caso di condanna. In presenza di circostanze attenuanti, fra cui l’auspicata valutazione psichiatrica, il collegio potrebbe sostituire o attenuare la misura detentiva, ma l’esito dipende dalla perizia che il gip deciderà o meno di disporre in queste ore.
Perché alcuni poliziotti risultano sotto indagine?
Gli investigatori interni hanno ipotizzato nei loro confronti il reato di violazione del segreto d’ufficio, poiché le immagini estrapolate dal circuito di sorveglianza della clinica, destinate esclusivamente agli inquirenti, sono circolate in rete quasi in tempo reale. Secondo la ricostruzione diffusa da Adnkronos, la diffusione non autorizzata avrebbe potuto compromettere la riservatezza dell’operazione di recupero e mettere a rischio l’incolumità della neonata. L’accertamento di eventuali responsabilità disciplinari affiancherà quello penale, con udienze programmate nelle prossime settimane. Il tema, dicono in Procura, servirà a definire regole più stringenti per la gestione dei materiali sensibili.
Quali possibili scenari si aprono dopo l’udienza di oggi?
Se il giudice accoglierà la richiesta di rito abbreviato condizionato, la causa entrerà rapidamente nel merito e potrà concludersi nel giro di poche udienze. In caso contrario, si passerà al dibattimento ordinario con l’ascolto dei testimoni, la produzione di nuove prove e la possibilità di perizie contrapposte. In entrambe le ipotesi, spiegano le fonti di Adnkronos, la posizione di Rosa Vespa verrà comunque riesaminata alla luce delle risultanze cliniche, mentre resteranno aperti i fascicoli sui presunti complici e sulle eventuali responsabilità del personale sanitario.
