Esplosioni, sirene e voci concitate fanno da colonna sonora a un’altra giornata segnata da lutti nella Striscia di Gaza, dove decine di civili hanno perso la vita e centinaia risultano feriti in seguito ai raid israeliani, mentre sul fronte diplomatico ogni spiraglio di tregua appare lontano e la fiducia nei negoziati continua a sgretolarsi.
Giornata di sangue sulla Striscia
Fonti sanitarie interpellate da Al Jazeera descrivono un quadro drammatico: dall’alba di oggi il fuoco di artiglieria e i bombardamenti aerei hanno provocato la morte di altre 40 persone, colpendo quartieri già prostrati dalle distruzioni precedenti. Nel rione di Sabra, a sud di Gaza City, un’esplosione ha portato via la vita anche a un ragazzo minorenne, conferma un medico dell’ospedale al-Ahli. Le ambulanze, spesso costrette a procedere a passo d’uomo tra macerie e crateri, fanno la spola senza sosta tra le zone più colpite e le strutture sanitarie esauste. Già falcidiate dalla carenza di carburante e medicinali, le equipe mediche denunciano ritardi nei soccorsi che possono risultare fatali.
Secondo l’ultimo aggiornamento diffuso dal Ministero della Salute di Gaza, amministrato dal movimento Hamas, le ultime ventiquattro ore hanno aggiunto 77 nomi alla lunga lista delle vittime, inclusi sei civili che si erano messi in coda per ricevere aiuti umanitari. Accanto a loro compaiono 379 feriti, alcuni in condizioni talmente gravi da aver costretto i chirurghi a interventi d’urgenza in sale operatorie improvvisate. Il bilancio complessivo, dal 7 ottobre 2023, tocca ora 66.005 morti e 168.162 feriti, numeri che, come riferito a Sbircia la Notizia Magazine e verificati insieme a Adnkronos, continuano purtroppo a crescere.
Testimonianze dagli ospedali e numeri del bilancio umanitario
All’interno dell’ospedale al-Ahli, reparti nati per accogliere un pugno di pazienti si sono trasformati in dormitori sovraffollati. Su barelle improvvisate, fissate con nastro adesivo e pezzi di legno, i chirurghi tentano di stabilizzare feriti che arrivano con ustioni estese e schegge conficcate ovunque. Una dottoressa, mentre regola la bombola d’ossigeno di fortuna, racconta che il 60% dei ricoverati sono bambini o adolescenti. La mancanza di anestetici obbliga spesso a operare in condizioni in cui il dolore diventa un suono collettivo, un’eco che risuona nei corridoi.
In parallelo, dal quartier generale del Ministero della Salute giungono report più analitici che corroborano le scene viste sul campo. Oltre alle vittime, si registrano centinaia di traumatizzati psicologici, elemento raramente conteggiato ma segnalato con forza dagli psicologi locali. Sei dei 77 morti, ricordano i funzionari, erano in fila presso i punti di distribuzione degli aiuti quando sono stati travolti dall’esplosione di un ordigno. Adnkronos, che ha condiviso con la nostra testata la verifica dei dati, sottolinea come questi numeri non includano i dispersi sotto le macerie, impossibili da recuperare in assenza di corridoi sicuri.
Offensiva israeliana: obiettivi e movimenti sul terreno
Intanto, sul versante opposto, l’aviazione e l’artiglieria di Israele continuano a martellare il territorio costiero. Lo Stato maggiore dell’Idf ha reso noto di aver colpito circa 140 obiettivi in pochi giorni: complessi ritenuti basi operative, depositi di armi e infrastrutture logistiche legate, sostiene l’esercito, a “gruppi terroristici”. Aerei da combattimento, droni e unità navali hanno agito in sinergia, mentre gli analisti militari spiegano che lo scopo è erodere la capacità di Hamas di coordinare attacchi missilistici e imboscate lungo le linee di contatto urbane.
Parallelamente, tre divisioni di fanteria meccanizzata avanzano da sud e da est in direzione di Gaza City. L’operato delle unità di genieri precede il movimento, sgomberando percorsi minati e aprendo varchi per i mezzi corazzati. I commentatori israeliani parlano di una manovra a tenaglia finalizzata a isolare le cellule armate nel cuore della città, mentre gli osservatori internazionali, con cui Adnkronos ha incrociato fonti aperte, avvertono che la densità abitativa potrebbe trasformare le strade in un dedalo mortale tanto per i soldati quanto per i civili intrappolati.
La versione dell’Idf e le operazioni della Brigata Golani
L’Idf afferma che, durante uno di questi avanzamenti, la Brigata Golani ha individuato una cellula di cinque combattenti che stava lanciando razzi contro un edificio adibito a base temporanea delle truppe. Secondo il portavoce militare, nessuno dei soldati è rimasto ferito poiché le sentinelle hanno identificato la minaccia in tempo utile e coordinato un attacco con droni armati, neutralizzando tutti i componenti del gruppo. Non esistono però conferme indipendenti, e nelle stesse ore alcune ong denunciano difficoltà a raggiungere l’area per effettuare verifiche sul terreno.
Le forze israeliane sostengono inoltre di aver rinvenuto depositi di armi nei piani interrati di palazzi residenziali, presentando video creati dagli stessi droni come prova. Tuttavia, fonti palestinesi replicano che il materiale diffuso non dimostrerebbe l’effettiva provenienza degli armamenti né la responsabilità diretta di Hamas. Sbircia la Notizia Magazine, dopo aver visionato i fotogrammi in collaborazione con gli analisti di Adnkronos, rileva che la qualità delle immagini rende complessa una valutazione autentica e definitiva, un elemento che alimenta ulteriore diffidenza nell’opinione pubblica regionale.
Stallo politico nei negoziati per la tregua
Se nei cieli rimbombano gli aerei, nei corridoi della diplomazia regna un insolito silenzio. Il movimento Hamas ha dichiarato che, nonostante le indiscrezioni circolate sui media, da parte dei mediatori internazionali non è arrivata alcuna nuova proposta per un cessate il fuoco. L’organizzazione islamista ricorda che i colloqui si sono fermati all’indomani del fallito attacco israeliano contro la sua leadership a Doha, episodio che ha incrinato la già fragilissima fiducia fra le parti. Un diplomatico regionale lo descrive come “gelo improvviso in pieno deserto”.
Secondo il comunicato diffuso ieri sera, e acquisito da Sbircia la Notizia Magazine con ulteriore verifica da parte di Adnkronos, Hamas ribadisce di voler valutare “in modo responsabile e costruttivo” qualsiasi proposta che salvaguardi i diritti del popolo palestinese. Tuttavia, aggiungono i portavoce, nessun canale formale è stato riattivato dopo i fatti di Doha, mentre gli intermediari sembrano frenare le pressioni per timore di una nuova escalation. Il risultato è una pausa piena di diffidenza che comprime l’ossigeno politico della regione.
Il ruolo dei mediatori e la posizione del movimento islamista
Nelle rare dichiarazioni rilasciate dopo la sospensione dei colloqui, emissari provenienti da organizzazioni internazionali e Paesi mediorientali hanno espresso preoccupazione per la velocità con cui la finestra negoziale si è richiusa. Secondo fonti coinvolte nei precedenti round, i mediatori avrebbero atteso una de-escalation sul campo come segnale preliminare prima di inviare un nuovo documento, ma i bombardamenti degli ultimi giorni hanno annullato tale possibilità. Hamas, dal canto suo, mantiene la linea: disponibilità a discutere, purché “le nostre prerogative nazionali non vengano sacrificate”.
Le diplomazie occidentali si muovono con cautela, consapevoli che le accuse reciproche potrebbero detonare sul tavolo come ordigni politici. Fonti di Bruxelles, contattate in forma confidenziale, raccontano di sondaggi esplorativi destinati a creare “pacchetti di garanzie” che includano la sorte dei prigionieri e l’accesso illimitato degli aiuti; ma senza una tregua anche minima, quegli strumenti restano bozze in un cassetto. Più il conflitto si prolunga, più l’assenza di una piattaforma negoziale strutturata rischia di trasformarsi in un vicolo cieco per qualsiasi iniziativa di pace.
Una riflessione finale
Le cifre, per quanto imponenti, rischiano di anestetizzare, diventando routine nelle cronache. Eppure, dietro ciascun dato, c’è una storia interrotta, una famiglia spezzata, un futuro di cui non sapremo mai l’esito. Raccontare questi eventi, confrontandoli con fonti multiple e sottoponendoli alla verifica di Adnkronos, non è solo un esercizio di rigore professionale: è un atto di responsabilità verso chi non trova più spazio per far sentire la propria voce, in un contesto dove il rumore delle armi sovrasta ogni testimonianza umana.
Sbircia la Notizia Magazine continuerà a monitorare con lucidità e passione gli sviluppi della crisi, consapevole che l’equilibrio fra cronaca e rispetto delle vittime resta delicatissimo. Nel tempo dell’iperinformazione, la selezione accurata delle fonti, come la collaborazione con Adnkronos, rappresenta la bussola più affidabile. Soltanto così, crediamo, sarà possibile superare la nebbia di propaganda, restituendo al pubblico un quadro quanto più fedele dei fatti e, forse, una minima speranza di soluzione condivisa, capace di ricucire fratture che sembrano insanabili.
Domande rapide
Quanti palestinesi hanno perso la vita nelle ultime ventiquattro ore secondo il Ministero della Salute di Gaza? Il conteggio ufficiale parla di 77 vittime nelle ultime ventiquattro ore, cifra che comprende sei persone rimaste uccise mentre attendevano aiuti umanitari. Questi dati, confermati dal nostro controllo incrociato con l’agenzia Adnkronos, evidenziano la drammaticità di una situazione in cui gli obiettivi militari e le aree civili spesso si sovrappongono, rendendo estremamente complessa la distinzione tra zone sicure e aree a rischio per la popolazione.
Quale portata ha avuto l’ultima serie di raid israeliani in termini di obiettivi colpiti? Stando alle comunicazioni dell’Idf, l’aviazione ha preso di mira circa 140 bersagli sparsi nella Striscia di Gaza. Tra le strutture indicate rientrerebbero edifici adibiti, secondo l’esercito, a depositi di armi e centri di comando di gruppi armati. La nostra redazione, in sinergia con Adnkronos, ha verificato la coerenza temporale degli attacchi, pur rilevando l’impossibilità di ottenere conferme indipendenti sul reale utilizzo militare di tutti i siti distrutti.
Perché i colloqui di Doha tra mediatori e Hamas risultano attualmente bloccati? Il movimento islamista sostiene che i negoziati siano stati congelati dopo un presunto tentativo israeliano di colpire la propria leadership nella capitale qatariota. Da quel momento, spiegano fonti vicine al dossier, non sarebbe giunta alcuna nuova bozza di cessate il fuoco. I mediatori internazionali, secondo le verifiche condotte assieme a Adnkronos, non hanno smentito né confermato tale versione, ma confermano un generale clima di sfiducia che rende ardua qualsiasi ripresa del dialogo.
