Un Stadio Olimpico in festa vede la Roma superare 2-0 il Verona: sigilli di Dovbyk e Soulé che proiettano i giallorossi in vetta, a braccetto con il Napoli, nell’attesa del confronto di San Siro.
Equilibrio spezzato in sette minuti
La sfida prende quota all’istante, con la formazione capitolina che, sospinta da un tifo caldissimo, occupa la metà campo ospite e impone un palleggio rapido e verticale. Il cronometro non ha ancora toccato il 300° secondo quando la difesa veneta viene sorpresa da una transizione micidiale: Dovbyk decide di rinunciare alla conclusione personale e serve Pellegrini, ma la chiusura di Núñez rinvia solo di qualche azione la svolta che i presenti percepiscono già nell’aria. L’inerzia è tutta a favore dei padroni di casa, bravi ad allungare le maglie avversarie costringendole a un affannoso ripiegamento. È in questa fase che il match mostra in filigrana la differenza di postura psicologica tra chi cerca conferme in cima e chi, invece, lotta per assestarsi a centro classifica.
Il gol arriva puntuale al 7’, frutto di un dialogo semplice ed efficace: cross dal versante destro di Celik, uscita incerta di Montipò e, sul secondo palo, stacco imperioso di Dovbyk che sovrasta Núñez indirizzando la sfera nell’angolo lontano. È il primo sigillo stagionale dell’ucraino, accolto da un boato che scuote la notte romana. La rete non è solo vantaggio, è ossigeno che disinnesca ansie e alimenta consapevolezza. Mentre il tabellone si aggiorna, Svilar conta appena un tiro deviato, prova che la Roma è salita in cattedra dettando ritmo e tempi, con un baricentro alto e linee corte che mantengono gli scaligeri lontani dai venti metri.
Il Verona reagisce, ma la porta di Svilar sembra stregata
Il colpo incassato, però, non deprime la formazione di Zanetti. Dopo il quarto d’ora, la trama cambia volto: Orban, liberato in area da un cross radente, calcia a botta sicura trovando la respinta di Svilar che, con il volto, evita un pari quasi scritto. Pochi minuti più tardi il destino si veste di ferro: ancora Orban, stavolta su servizio raso-terra di Bradaric, manda il pallone contro la traversa a porta vuota, alimentando la sensazione di una porta stregata. Sul piano nervoso è il momento migliore del Verona, abile ad approfittare degli spazi concessi dai giallorossi e a indicare che nulla è deciso.
Intanto l’arbitro Feliciani ammonisce in rapida sequenza Akpa Akpro e, tra i fischi dell’Olimpico, lascia correre su un intervento che sarebbe costato il rosso al centrocampista ospite. È un segmento di partita in cui la tensione si taglia a fette, con l’impianto che rumoreggia e ricorda quanto il confine tra gestione e scompiglio sia labile. La Roma, rimasta per qualche istante in apnea, ricomincia a manovrare, ma senza riuscire a ritrovare la medesima fluidità d’inizio match. È in questa forbice di minuti che il duello tattico si fa più intrigante: una squadra che protegge il margine, l’altra che alza baricentro e intensità alla ricerca del varco buono.
Ripresa a ritmo alto e mosse dalla panchina
Con il secondo tempo arriva la prima scelta obbligata di Zanetti: fuori Akpa Akpro, dentro Gagliardini per dare ordine e abbassare il rischio di rimanere in dieci. L’impatto è immediato: al 47’ Serdar inventa una parabola dal limite che sfiora la traversa, poi Giovane calcia di piatto da posizione favorevole mancando di un soffio lo specchio. La Roma pare arretrare di qualche metro, forse per preservare energie, forse per attrarre l’avversario in zone dove la pressione può diventare letale. È la tipica mezz’ora in cui si decide il confine fra controllo e pericolo, e lo staff di casa sceglie di immettere forze fresche, tenendo però invariata l’idea di calcio diretto e aggressivo.
Intorno al 60’ arriva un triplo cambio studiato in settimana: dentro Ferguson, Tsimikas ed Hermoso, applausi per Dovbyk che lascia il campo dopo un’ora di qualità e gol. Verona non arretra e risponde con energia: al 67’ Belghali si accentra e spara potente ma centrale, ancora una volta Svilar è posizionato perfettamente. Passano pochi istanti e il portiere giallorosso, stavolta in uscita bassa, cancella una corsa di Orban scappato via a Mancini. Sul lato opposto Nelsson mura un traversone di Celik con un intervento che lascia a terra il compagno e fa trattenere il fiato a tutto lo stadio. È l’istantanea di una frazione in cui coraggio, dettagli e condizione atletica convivono nella stessa cornice.
Soulé chiude i conti, i gialloblù devono ancora crescere
Quando la gara imbocca l’ultimo quarto d’ora, la Roma trova il corridoio decisivo: sulla sinistra Ferguson lavora un pallone sporco e lo recapita a Koné; il rimpallo che ne segue diventa un invito per Soulé, bravo a crederci nonostante i crampi e a battere Montipò da distanza ravvicinata. Il 2-0 suggella la superiorità giallorossa e certifica la serata di grazia dell’argentino, applaudito mentre lascia il rettangolo per far posto a El Shaarawy. In quel momento l’Olimpico capisce che il primo posto non è più una suggestione ma un dato di fatto.
Verona, pur colpito, prova a restare in partita: al 90’ Montipò evita il tris opponendosi da campione a Cristante, tenendo viva una fiammella di speranza. Nel recupero, la palla inattiva di Kastanos trova la deviazione di testa di Orban che illude gli ospiti, ma il tocco col braccio neutralizza l’urlo di gioia. Il VAR conferma l’annullamento, consegnando agli archivi un risultato che la Roma ha meritato, pur riconoscendo al Verona determinazione e coraggio. La fotografia finale racconta di una squadra che ha incassato un solo gol in cinque partite e di un’altra che, a quota tre punti, dovrà trasformare le buone intenzioni in concretezza.
La vetta che profuma di sfida aperta
Con dodici punti in cinque giornate, la Roma acciuffa il Napoli al comando, in attesa di capire cosa riserverà ai partenopei la sfida serale con il Milan. Il dato più eclatante è la consistenza difensiva: 450 minuti con una sola rete subita testimoniano la solidità di un blocco che regge quando c’è da difendere basso e sa riproporsi con rapidità quando la palla cambia padrone. In attacco, invece, la sensazione diffusa è che i margini di crescita passino dalla capacità di distribuire il peso offensivo su più interpreti, evitando di chiedere miracoli ciclici a un singolo.
Sul fronte veneto, i tre punti raccolti finora raccontano di un cammino zoppicante ma non privo di segnali interessanti. La traversa di Orban e le parate di Svilar avrebbero potuto cambiare la narrazione di questa serata; resta, però, la difficoltà nel proteggere l’area sui traversoni laterali, la stessa che aveva punito il Verona in gare precedenti. La strada verso una salvezza serena passa da una maggiore precisione nella fase di rifinitura e da una tenuta mentale che non si spezzi dopo un singolo episodio contrario.
Sbircia la Notizia Magazine: il nostro sguardo oltre il punteggio
Ogni partita è un racconto di dettagli, e il 2-0 dell’Olimpico non fa eccezione. Dal pressing sincronizzato degli uomini di casa alla capacità degli ospiti di non crollare dopo lo svantaggio, emerge una Serie A che, al netto delle distanze in classifica, vive di confronti tecnici sempre più serrati. Sbircia la Notizia Magazine, in collaborazione con l’agenzia stampa Adnkronos, ha verificato ogni statistica e dichiarazione per offrire un quadro fedele e documentato. È un lavoro che parte dal campo e arriva alla tastiera, con l’obiettivo di consegnare al lettore una narrazione accurata ma emotivamente coinvolgente.
Chi ama il calcio sa bene che ogni settimana riscrive le gerarchie solo in apparenza scolpite nella pietra. La Roma festeggia un primato provvisorio che, se accompagnato da umiltà e continuità, può diventare duraturo; il Verona, nonostante la sconfitta, esce con la consapevolezza di potersela giocare contro avversari di rango. È proprio in questo spazio di possibilità che il campionato si accende: l’incertezza, più di ogni formula tattica, resta la prima musa ispiratrice del pallone.
Domande rapide
Perché la Roma ha puntato su Dovbyk dal primo minuto?
L’ucraino ha garantito profondità e fisicità, caratteristiche ritenute decisive dallo staff tecnico per scardinare una retroguardia alta e aggressiva come quella scaligera.
Soulé può essere considerato un titolare fisso dopo il gol di oggi?
Il talento argentino ha mostrato personalità e finalizzazione; la sua candidatura per un posto stabile cresce, ma la concorrenza interna impone prove di continuità.
Qual è stato l’intervento più determinante di Svilar?
La parata di volto su Orban al 16’ ha evitato l’immediato 1-1, episodio che avrebbe potuto cambiare radicalmente l’inerzia della gara.
Quanto pesa la traversa di Orban nell’economia della partita?
Moltissimo: a livello psicologico avrebbe restituito al Verona un equilibrio che, invece, si è trasformato in frustrazione e calo di fiducia nei minuti successivi.
Il Napoli deve preoccuparsi di questa Roma al comando?
Preoccuparsi no, ma prestare attenzione sì: i giallorossi hanno dimostrato solidità e capacità di colpire nei momenti chiave, identikit da squadra che ambisce a restare in alto a lungo.
