Dal silenzio opprimente di una cella alle casse di chi vive la strada, la vicenda di Saraso mostra quanto il rap sappia rovesciare destini apparentemente scritti. Oggi, con “Sud Italia Freestyle”, l’artista salentino accende una luce nuova su un’esistenza rimasta a lungo chiusa nell’ombra.
Il primo ruggito di un percorso lungo
La prima vera uscita ufficiale di Alex Spedicato, questo il nome di battesimo di Saraso, arriva grazie alla produzione di Techpro Records, etichetta capitolina profondamente radicata nella scena urban nazionale. Bastano poche ore online perché la breve anteprima diffusa sui social raccolga migliaia di visualizzazioni, calamiti commenti e attiri l’attenzione di artisti affermati come Nicky Savage. L’energia viscerale del brano e la sincerità del racconto trasformano un semplice freestyle in un biglietto da visita che vibra di autenticità: un segnale forte, capace di viaggiare più veloce di ogni comunicato stampa e di ogni strategia.
Assieme alla traccia arriva il videoclip firmato da Jeloviar Video Arte, che sceglie inquadrature essenziali per mettere al centro lo sguardo dell’artista e le pulsazioni del beat. Nessun orpello, nessuna cornice di plastica: solo la vita che irrompe nello schermo. In questo spazio visivo lo spettatore coglie l’urgenza di un uomo che ha trascorso quasi dodici anni dietro le sbarre, toccando persino l’isolamento estremo del 14 bis dopo l’evasione dal carcere di Forlì. Ogni fotogramma celebra, senza retorica, il diritto di ripartire.
Dalle celle di isolamento a un foglio pieno di rime
In quel regime punitivo, dove perfino il dialogo con un compagno di branda è negato, Spedicato scova nella penna l’unico ponte con il mondo. Le prime strofe prendono forma durante quelle ore interminabili, quando la notte sembra allungare le sbarre, e il silenzio diventa materia da scolpire con le parole. Senza chiedere indulgenza né inventare alibi, il giovane di Carmiano riversa sul foglio le contraddizioni di chi conosce sia il brivido della fuga sia il peso del rimorso. È lì che l’embrione di “Sud Italia Freestyle” si consolida, riga dopo riga, come un patto stretto prima di tutto con se stesso.
La musica, in quelle circostanze, non è passatempo ma bussola: indica una direzione quando le pareti si stringono e l’orizzonte sparisce. Saraso traduce le sensazioni in “incastri” metrici, ascolta il ritmo del proprio respiro e lo trasforma in cadenza. L’idea che un giorno quelle barre possano diventare barre musicali alimenta una tenacia nuova, diversa sia dalla sfida alle guardie sia dall’orgoglio di strada. Scrivere diviene un esercizio di verità, un allenamento alla responsabilità, che lo spinge a immaginare un futuro estraneo agli errori commessi e, soprattutto, libero dal rancore.
Parole che non cercano scuse
“Per stare in strada ci vuole amore, per amare ci vuole rispetto; se c’è rispetto, c’è amicizia. L’amicizia è come il sangue: si onora”. Con queste frasi, pronunciate senza tremare, l’artista sintetizza i valori che sostengono il pezzo. “Sud Italia Freestyle” non indulge nella mitologia criminale né chiede indulgenza: racconta un errore pagato a caro prezzo e una ripartenza costruita a colpi di beat. Ogni barra confessa uno sbaglio, rivendica la responsabilità e afferma un’appartenenza ferrea al Sud, alla strada, alla comunità. Chi ascolta percepisce la distanza tra l’autocommiserazione e la lucidità di chi ha toccato il fondo e ora sceglie di risalire.
Nessun ritornello orecchiabile ammorbidisce il contenuto: il brano si sviluppa come un flusso continuo, simile a una confessione resa a microfono acceso davanti a chiunque voglia ascoltare. Non giustifico, non piango: racconto, ripete Saraso, ribadendo la volontà di farsi capire più che assolvere. Questa sincerità, quasi ruvida, funziona da ponte con una generazione che fatica a trovare spazi d’ascolto. Il risultato è un banger che pulsa di appartenenza ma rifiuta l’idolatria, riconoscendo nelle parole la sola arma legittima per ribaltare un destino già scontato.
Il rap come specchio di un presente inquieto
Sullo sfondo di “Sud Italia Freestyle” si intreccia un interrogativo più ampio: perché tanti ragazzi percepiscono il rap come il mezzo più limpido per raccontarsi? La risposta abita nelle contraddizioni di un presente in cui precarietà, bisogno di identità e assenza di ascolto convergono. I testi duri, le immagini viscerali e la cronaca personale che Saraso inserisce nei suoi versi non offrono modelli da imitare, bensì un invito a leggere la realtà senza filtri. Quando l’adulto tende l’orecchio, la storia cessa di essere minaccia e diventa dialogo.
Così l’uscita di questo singolo non riguarda soltanto il destino individuale di un artista, ma lancia un segnale alla collettività: le narrazioni crude non nascono per celebrare l’illegalità, ma per richiamare attenzione su ciò che resta spesso ai margini. Techpro Records intercetta e amplifica questo grido, consapevole che la scena urban nazionale cresce quando offre spazio a chi ha qualcosa di reale da dire. Dalla cella al palco, l’ascolto resta l’unica via capace di trasformare uno sfogo in occasione di cambiamento.
