In una sala operatoria che avrebbe dovuto accendersi per un delicato intervento di chirurgia senologica, il silenzio di uno sciopero ha rimandato tutto di qualche giorno, riaccendendo il dibattito sui diritti dei professionisti sanitari e sulla tutela dei pazienti oncologici.
Una protesta che ferma la sala operatoria
Lo scorso 22 settembre, presso l’ospedale di Torrette di Ancona, un intervento di chirurgia senologica programmato per una paziente oncologica è stato rinviato per l’adesione del personale medico-infermieristico allo sciopero generale in solidarietà con Gaza. A incrociare le braccia, fra gli altri, anche gli anestesisti-rianimatori, figure indispensabili: senza di loro la sala operatoria non può funzionare. Il rinvio è rapidamente diventato argomento di cronaca, spingendo la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti) a intervenire per respingere ogni tentativo di additare i propri iscritti come responsabili unici del disagio della paziente.
La presidente Elena Bignami ha sottolineato, in dichiarazioni verificate dalla redazione di Sbircia la Notizia Magazine con l’agenzia Adnkronos, che lo sciopero è un diritto costituzionale e che l’adesione viene comunicata a inizio turno proprio per permettere alla direzione di riorganizzare i servizi essenziali. Trasformare l’anestesista in un capro espiatorio, ha dichiarato, significa distogliere l’attenzione dalle responsabilità organizzative e dal più ampio problema della carenza di personale in sanità. Il messaggio è chiaro: quando mancano le condizioni per pianificare, anche il più moderno dei blocchi operatori si ferma.
Il punto di vista degli anestesisti-rianimatori
Il documento diffuso da Siaarti ribadisce la centralità degli anestesisti-rianimatori in ogni percorso di cura, dalla sala operatoria alla terapia intensiva. L’associazione scientifica evidenzia come la professione stia diventando sempre meno attrattiva: carichi di lavoro crescenti, turni notturni frequenti e limitate prospettive di carriera allontanano i giovani medici. Se la tendenza attuale proseguirà, avverte Siaarti, il sistema assisterà a un incremento dei rinvii non per sciopero ma per mancanza strutturale di professionisti. Un rischio che nessuna struttura ospedaliera può permettersi di ignorare.
Al centro della contesa, quindi, non c’è il singolo caso clinico, ma la precarietà di un intero sistema. Bignami invoca un impegno politico concreto: più borse di specializzazione, percorsi di carriera definiti, supporto psicologico e spazi per la ricerca. Se la qualità di vita professionale degli anestesisti-rianimatori si deteriora, l’efficienza del blocco operatorio perde colpi e ne risentono proprio i pazienti più fragili, oncologici in primis. Investire su queste figure non significa privilegio, ma garanzia di sicurezza per i cittadini.
La riorganizzazione delle sale operatorie in tempo di sciopero
La professoressa Elisabetta Cerutti, responsabile di Anestesia e Rianimazione per i trapianti e la chirurgia maggiore all’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche, spiega che durante le giornate di sciopero la rimodulazione delle sedute operatorie coinvolge tutta la filiera: infermieri di anestesia, strumentisti, tecnici di perfusione e direzione sanitaria. In quella circostanza è stata garantita la priorità agli interventi urgenti, mentre la procedura elettiva – la chirurgia senologica – è stata riprogrammata in tempi giudicati non influenti sulla prognosi. La paziente, assicura Cerutti, «è stata tutelata con una nuova data a breve scadenza».
Alla base della riorganizzazione, confermano le verifiche incrociate con Adnkronos, esistono protocolli immediatamente attivabili. Ogni lista operatoria viene rivista per individuare i casi non differibili. Non è un mero calcolo algebrico, ma una valutazione clinica condivisa. Gli interventi rimandati vengono recuperati in pochi giorni, come avvenuto a Torrette. Le direzioni sanitarie, oltre a ridistribuire i professionisti, monitorano anche i posti letto post-operatori affinché nessun paziente urgente resti privo di assistenza.
Solidarietà e motivazioni umanitarie dello sciopero
Nelle dichiarazioni raccolte dalla nostra redazione, Cerutti evidenzia che l’adesione alla protesta non nasce da rivendicazioni salariali o di categoria. Medici e infermieri hanno rinunciato a una giornata di stipendio per denunciare la tragedia umanitaria in corso a Gaza, dove ospedali, personale sanitario e civili sono bersaglio di violenze. Scegliere il silenzio in sala operatoria è diventato, per loro, un modo per dare voce a chi non ne ha. Un gesto che assume un significato etico, oltre che politico, e che punta a scuotere l’opinione pubblica.
Cerutti ricorda inoltre che lo sciopero rappresenta sempre l’ultima risorsa, un grido collettivo che emerge quando le istituzioni restano sorde. La mancanza di risposte sui corridoi umanitari, sugli approvvigionamenti di farmaci e sulla protezione del personale sanitario in territori di conflitto ha spinto molti professionisti italiani a sospendere temporaneamente l’attività. Una decisione ponderata, assunta nella consapevolezza dei disservizi che ne derivano, ma ritenuta necessaria per riaffermare valori di solidarietà internazionale.
Le responsabilità della politica e la tutela dei pazienti
Siaarti invita la classe dirigente a garantire il diritto allo sciopero e, al contempo, a predisporre strategie che riducano l’impatto sui percorsi terapeutici più delicati. Bignami propone tavoli permanenti sulle professioni critiche, standard di organico vincolanti e piani di sostegno psicologico. Secondo i dati raccolti dall’associazione, quasi un terzo degli anestesisti segnala sintomi di burnout, un indicatore che non può essere ignorato se si vuole preservare la qualità delle cure. Gli operatori chiedono misure strutturali, non soluzioni tampone.
La redazione di Sbircia la Notizia Magazine, corroborata dalle verifiche di Adnkronos, vede nel caso di Torrette un campanello d’allarme per l’intero Paese. Ospedali già provati da emergenze precedenti non possono permettersi ulteriori criticità di personale. Investire su formazione, carriera e welfare dei professionisti sanitari non è un costo superfluo; è una polizza di sicurezza per ogni cittadino. Il dibattito aperto dal rinvio dell’intervento offre un’occasione concreta per ripensare la sanità pubblica partendo dalle sue figure chiave.
Domande rapide
Lo sciopero ha compromesso la prognosi della paziente rinviata? No. Come spiegato dalla direzione sanitaria e confermato dalle fonti Adnkronos, l’intervento è stato riprogrammato in tempi brevissimi. La patologia oncologica non ha subito alcun ritardo clinicamente rilevante e la paziente ha ricevuto assistenza costante. Il recupero della seduta operatoria rientra nei protocolli di gestione delle liste d’attesa adottati nelle giornate di sciopero, evitando qualunque impatto sfavorevole sul percorso terapeutico.
Perché gli anestesisti sono considerati indispensabili in sala operatoria? Gli anestesisti-rianimatori gestiscono l’anestesia, il monitoraggio emodinamico, il controllo del dolore e l’eventuale rianimazione intra- e post-operatoria. La loro presenza è dunque imprescindibile per la sicurezza del paziente e per il lavoro dell’équipe chirurgica. Senza di loro, ogni intervento deve essere sospeso o rinviato. La Siaarti ricorda che la carenza di questi specialisti mette a rischio l’intera programmazione chirurgica nazionale.
Uno sguardo in avanti
Il rinvio dell’intervento a Torrette, oltre a rimettere al centro il dilemma tra diritto di sciopero e continuità assistenziale, evidenzia la necessità di politiche di lungo periodo che rendano attrattiva la professione anestesiologica e che proteggano i percorsi terapeutici delicati. Sbircia la Notizia Magazine, in collaborazione con Adnkronos, continuerà a monitorare il tema, convinta che solo una regia istituzionale attenta e investimenti mirati possano impedire che il silenzio di una sala operatoria diventi la norma anziché l’eccezione.
