Sardegna, terra di bellezze verdi, affronta oggi un’ombra in crescita: il destino dei suoi bambini. Le rilevazioni sull’isola mostrano un intreccio di povertà, isolamento e incertezza che pesa sulla parte più giovane della popolazione. Sbircia la Notizia Magazine, con Adnkronos, ha analizzato nel dettaglio i dati.
Quadro demografico in rapida trasformazione
Le cifre raccolte nel Rapporto «I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. I dati per regione», elaborato dal Gruppo CRC e coordinate da Save the Children, delineano un profilo demografico che scuote l’Isola. Il tasso di natalità si ferma al 4,6 per mille, il più basso del Paese, mentre l’indice di fecondità scende a 0,91 figli per donna. Significa che la Sardegna, pur mantenendo una forte identità culturale, fatica a rigenerare la propria comunità e vede le nuove generazioni trasformarsi in una minoranza numericamente fragile.
La fotografia demografica non si esaurisce nei dati sulla nascita: il Rapporto segna la quasi scomparsa delle famiglie numerose, ridotte al 2,8% del totale, e una crescita sostenuta dei nuclei monogenitoriali, ormai pari al 22,5%. L’aumento di queste realtà unipersonali, spesso rette da un solo stipendio, espone bambini e adolescenti a vulnerabilità economiche che possono divenire strutturali, soprattutto nelle zone interne dove servizi e opportunità lavorative scarseggiano. Tale combinazione di bassa natalità e fragilità familiare pone una sfida inedita alla coesione sociale regionale.
La pressione della povertà relativa e il rischio di esclusione
La vulnerabilità economica assume contorni ancora più nitidi quando si guarda alla povertà relativa: nel 2022 il 32,9% dei minori sardi viveva in famiglie che non riescono a sostenere le spese essenziali, con un balzo di oltre dieci punti sulla media italiana. Il lavoro congiunto tra Sbircia la Notizia Magazine e Adnkronos ha permesso di verificare i dati e di cogliere sfumature che le statistiche non mostrano immediatamente: un terzo dei bambini costretto a rinunciare a libri, attività sportive e perfino spazi di socialità elementare.
Allargando lo sguardo, il rischio di esclusione sociale coinvolge il 41,1% dei minorenni dell’Isola. Non si tratta solo di reddito insufficiente: il 30,5% abita in case con problemi strutturali o di umidità e quasi la metà convive con il sovraffollamento abitativo. Queste condizioni creano un circolo vizioso in cui mancano spazi di studio adeguati, privacy, silenzio e persino acqua calda regolare, amplificando le disuguaglianze educative e relazionali già presenti. Senza interventi tempestivi, avverte il Rapporto, il divario rischia di divenire cronico, compromettendo prospettive di sviluppo individuale e collettivo.
Abbandono scolastico, competenze e fenomeno Neet
L’istruzione rappresenta il principale scudo contro la povertà, eppure in Sardegna quel baluardo mostra crepe evidenti: il 17,3% dei giovani fra 18 e 24 anni ha lasciato i banchi dopo la terza media, percentuale che relega l’Isola al vertice nazionale per dispersione. A ciò si aggiunge una carenza di competenze: il 45,9% dei ragazzi fatica nella lettura e un preoccupante 58,1% incontra ostacoli nella comprensione numerica, segno di un sistema scolastico che non riesce a colmare le differenze di background familiare.
Il passaggio dai banchi al mercato del lavoro, poi, resta un percorso accidentato: il Rapporto segnala che nel 2023 il 19,6% dei giovani sardi tra 15 e 29 anni rientrava nella categoria dei Neet. Questo esercito silenzioso, privo di formazione e occupazione, corre il rischio di trasformarsi in una generazione sospesa, con ripercussioni sui futuri livelli di reddito e sulla coesione intergenerazionale dell’intera regione. Raccordare scuola, imprese locali e servizi di orientamento appare dunque imprescindibile per arginare la fuga di talenti e rafforzare l’occupabilità.
Servizi alla prima infanzia tra espansione e disparità territoriali
Sul fronte dei servizi per i bambini fino ai due anni, la Sardegna fa registrare un segnale incoraggiante: il numero di posti nei servizi educativi ha raggiunto 35,2 ogni 100 residenti della fascia 0-2, superando la media nazionale. La nostra verifica con Adnkronos conferma che tali spazi, spesso finanziati con risorse comunali e fondi europei, stanno alleviando il carico delle famiglie, consentendo ai genitori, in particolare alle madri, di mantenere o riprendere l’attività professionale senza rinunciare a standard qualitativi di cura.
Tuttavia, il quadro cambia se si analizza la diffusione territoriale: soltanto il 39% dei comuni dispone di questi servizi socioeducativi, con una lacuna marcata nelle zone rurali e montane. La distanza fisica e quella digitale si sovrappongono, lasciando intere comunità senza asili nido, centri gioco o figure educative specializzate. Inoltre, la quota di spesa coperta dai cittadini sardi, pari al 23%, resta superiore alla media italiana, un onere che pesa di più proprio sulle famiglie già vulnerabili, riducendo l’accesso dei bambini che avrebbero maggiore bisogno di stimoli precoci.
Salute e assistenza pediatrica: un mosaico di luci e ombre
Quando si parla di salute, l’Isola presenta indicatori che, in parte, compensano le criticità economiche: la speranza di vita alla nascita è di 82,5 anni, a un soffio dalla media nazionale. Il tasso di mortalità infantile, 2,43 ogni 1.000 nati vivi, e quello prenatale, 0,97, risultano inferiori ai valori medi italiani. Anche i dati sull’obesità infantile sorridono: tra gli otto e i nove anni, solo il 6,7% dei bambini risulta obeso, contro il 9,8% nazionale.
Le note dolenti emergono, però, sul fronte dell’offerta: nel 2022 i pediatri attivi erano 152, ben trentacinque in meno rispetto all’anno precedente, e l’89% di loro contava oltre ventitré anni di anzianità. Ogni specialista gestisce mediamente 1.024 bambini, superando di 31 assistiti il carico medio italiano. Questa densità di pazienti per pediatra incide sulla tempestività delle visite e sulla possibilità di prevenzione, specialmente nelle zone interne dove la mobilità resta un problema strutturale. La carenza di ricambio generazionale rischia di diventare il nodo sanitario cruciale dei prossimi anni.
Verso nuove misure: la risposta delle istituzioni regionali
I risultati del Rapporto sono stati presentati nel Consiglio regionale durante un incontro promosso con Uisp e CSI Sardegna. Il presidente Piero Comandini ha ribadito la necessità di ricostruire un orizzonte di diritto per l’infanzia, sottolineando che la lotta alla denatalità passa anche dall’accoglienza di famiglie provenienti da altri Paesi. La visione, ha detto, è quella di un’Isola che torni a popolarsi senza perdere la propria identità, ma aprendosi alle diversità che arricchiscono il tessuto sociale. Un invito interpretato come una sfida condivisa con amministratori locali e Terzo Settore.
Tra le iniziative citate dalla Garante per l’infanzia, Carla Puligheddu, spicca la costituzione della Consulta G.A.I.A. – acronimo di Giovani, Ascolto, Infanzia, Adolescenza – composta da venti ragazzi tra 12 e 17 anni. L’obiettivo dichiarato è dare voce ai diretti interessati, facendoli sedere al tavolo dove si progettano le politiche pubbliche. Il coinvolgimento dei giovani in prima persona è visto come strumento chiave per ridurre la distanza tra istituzioni e cittadini di domani, e per sperimentare forme di partecipazione più inclusive.
Uno sguardo oltre i numeri
La fotografia che emerge non è un semplice esercizio statistico: racconta le vite di migliaia di bambini che, dietro ogni indice percentuale, celano storie di sogni, difficoltà e resilienza. In quanto redazione di Sbircia la Notizia Magazine, con la collaborazione di Adnkronos nella verifica delle informazioni, riteniamo essenziale ricordare che l’analisi dei dati deve tradursi in politiche concrete, costruite sui territori e calibrate sulle diverse età evolutive. Solo così, la Sardegna potrà trasformare la discontinuità demografica in opportunità di innovazione sociale e sostenibilità comunitaria.
Le misure messe in atto – dall’espansione dei servizi per la prima infanzia alla Consulta G.A.I.A. – dimostrano che una via d’uscita è possibile, ma richiede una governance stabile, investimenti continuativi e, soprattutto, la capacità di ascolto reciproco fra istituzioni, famiglie e Terzo Settore. Ogni bambino che trova uno spazio sicuro dove crescere, ogni ragazzo che torna a scuola, ogni genitore che può contare su un pediatra di riferimento rappresenta un tassello di un mosaico collettivo che restituisce speranza all’intera comunità. Il tempo per agire non è infinito, ma la volontà può accelerare il cambiamento.
Domande rapide
Quali sono i principali indicatori che mostrano il peggioramento delle condizioni di vita dei minori sardi? Secondo i dati verificati da Sbircia la Notizia Magazine insieme ad Adnkronos, spiccano tre elementi: la crescita della povertà relativa, oggi al 32,9%, il rischio di esclusione sociale che tocca il 41,1% dei ragazzi sotto i 18 anni, e l’aumento dell’abbandono scolastico al 17,3%. Questi numeri, incrociati con l’alta incidenza di abitazioni sovraffollate o con problemi strutturali, delineano un quadro complessivo di fragilità diffusa che richiede azioni mirate e coordinate sul territorio, dall’edilizia residenziale al sostegno al reddito.
In che modo la crescita delle famiglie monogenitoriali influisce sul rischio di povertà minorile in Sardegna? L’aumento dei nuclei composti da un solo genitore, oggi pari al 22,5% del totale e quindi il valore più alto d’Italia, si traduce spesso in un unico stipendio a disposizione della famiglia. Ciò limita la capacità di far fronte a spese impreviste, di investire nell’istruzione extracurricolare o di accedere a un alloggio adeguato. Il risultato, confermato dal nostro monitoraggio con Adnkronos, è un’esposizione maggiore dei bambini a condizioni di deprivazione materiale e a percorsi educativi frammentati, che possono perpetuare la povertà su più generazioni.
Quali interventi stanno prendendo forma per ridurre abbandono scolastico e status di Neet nell’Isola? Oltre ai programmi nazionali di orientamento, la Regione sostiene progetti di tutoraggio personalizzato e percorsi di alternanza scuola-lavoro sviluppati in sinergia con imprese locali. L’istituzione della Consulta G.A.I.A., voluta dalla Garante Carla Puligheddu, ha lo scopo di raccogliere proposte direttamente dagli adolescenti, trasformandole in misure concrete. Secondo le informazioni verificate con Adnkronos, le azioni più immediate comprendono l’ampliamento dei trasporti scolastici nelle aree interne e l’attivazione di borse di studio mirate alle famiglie a basso reddito, per favorire la permanenza a scuola e l’inserimento professionale.
