Sono bastati pochi minuti di conversazione televisiva perché Michel Houellebecq scuotesse, ancora una volta, il dibattito europeo. Dallo scetticismo verso Emmanuel Macron alla convinzione che l’Occidente stia smarrendo anima e certezze, lo scrittore francese ha snocciolato riflessioni taglienti, mescolando letteratura, politica internazionale e una dichiarata avversione al politicamente corretto.
Lo sguardo critico sul presente politico
Nel corso del dialogo condotto da Gennaro Sangiuliano per TV7, lo scrittore francese non ha esitato a mettere all’angolo Emmanuel Macron. «È un personaggio che non riesco a decifrare, non pare possedere convinzioni salde», ha dichiarato, facendo risuonare in studio un silenzio carico di interrogativi. Questa perplessità, racconta, nasce dall’impressione di trovarsi di fronte a una leadership più tattica che ideale, capace di cambiare rotta con sorprendente rapidità. Non è un giudizio sul singolo uomo, ma sul volto di un potere che galleggia privo di radici culturali capaci di indicare con chiarezza una direzione. In poche battute Houellebecq ha consegnato al pubblico uno specchio critico, utile a misurare la distanza crescente fra cittadini e classe dirigente.
La stessa lucidità corrosiva si riversa nel giudizio sul funzionamento delle democrazie occidentali. Houellebecq osserva, con accento amaro, il progressivo svuotamento del voto elettorale. Il suffragio, un tempo garanzia di rappresentanza concreta, viene oggi percepito – dice – come un rituale senza effetto reale, mentre «élite non legittimate dal consenso» occupano gradualmente i centri decisionali. L’impressione, secondo lo scrittore, è di trovarsi prigionieri di un copione nel quale la partecipazione popolare si riduce a scenografia e la direzione del potere resta saldamente in mani ristrette. Il risultato, argomenta, è una frattura culturale che alimenta sfiducia diffusa e apatia politica, elementi che allontanano ulteriormente istituzioni e società civile.
La Francia fra comunità musulmana ed ebraica
Quando il discorso si sposta sul conflitto in Gaza, Houellebecq evidenzia quanto quella tragedia risuoni con forza all’interno dei confini francesi. «Il tema ci riguarda da vicino», afferma, ricordando che la Francia ospita contemporaneamente la più numerosa comunità musulmana e la più ampia comunità ebraica d’Europa. Questo doppio legame rende ogni tensione mediorientale un fatto quasi domestico, capace di attraversare quartieri, scuole e luoghi di lavoro, polarizzando opinioni e sentimenti. Lo scrittore non sottoscrive appelli collettivi – ribadisce di preferire la coerenza dei singoli pensieri – ma non per questo minimizza l’urgenza di una questione in grado di sollecitare ferite identitarie ancora aperte nel tessuto sociale francese.
Accanto al nodo mediorientale, il romanziere rinnova la sua dichiarata ostilità nei confronti del politicamente corretto. È un atteggiamento che, a suo giudizio, imbriglia il linguaggio e anestetizza il dibattito, trasformando la polemica in un susseguirsi di cliché prudenti. Racconta di averne fatto le spese sulla propria pelle, definendo quell’esperienza «particolarmente fastidiosa». La libertà di critica, nella sua visione, non può sottostare a logiche di autocensura e tanto meno a campagne di moralizzazione collettiva che pretendono di stabilire quali parole siano ammissibili e quali no. È in questa tensione costante, sostiene, che la società rischia di perdere non solo il gusto della verità, ma anche la capacità di accogliere toni dissonanti.
L’animo letterario che resiste al conformismo
Al di sopra delle polemiche, Houellebecq continua a identificarsi innanzitutto come autore. Nella conversazione televisiva ha ricordato l’ammirazione nutrita per Pier Paolo Pasolini, confessando che proprio quell’esempio lo incoraggia a perseverare in un lavoro poetico ancora in corso. Sta infatti preparando un nuovo poema, esperienza che lo impegna quotidianamente e che considera fondamentale per alimentare la propria ricerca espressiva. Non si tratta, spiega, di un esercizio nostalgico, ma di una modalità di indagine dell’esistenza destinata a convivere, senza contrasti, con la riflessione politica.
In questo percorso creativo, l’avversione al politicamente corretto assume un ruolo decisivo: per Houellebecq è la condizione necessaria a garantire sincerità di parola. Lo scrittore rivendica il diritto di attraversare zone scomode e di lasciare emergere contraddizioni senza temere reazioni censorie. Egli insiste sul fatto che la franchezza del linguaggio letterario sia indispensabile per mettere a nudo fragilità e ipocrisie dell’Occidente, convinto che soltanto uno sguardo non addomesticato possa interrogare in profondità la realtà contemporanea, senza rifugiarsi nella comodità dei luoghi comuni.
Occidente e decadenza: l’eco di Spengler
Il passaggio forse più denso dell’intervista riguarda la convinzione che l’Occidente stia attraversando una fase di declino, idea che Houellebecq riprende dalla visione dello storico della cultura Osvald Spengler. Secondo quella lettura, le civiltà vivono fasi di nascita, maturità e inevitabile decadenza. Oggi, sostiene lo scrittore, i segnali di questa deriva non si leggono soltanto negli indicatori economici, ma anche nelle pieghe più profonde dei comportamenti collettivi e della morale pubblica. L’indebolimento dei valori condivisi, avverte, apre la strada a una frammentazione che rende le società meno coese e più vulnerabili.
Nella prospettiva di Houellebecq, la crisi valoriale genera un effetto domino: la perdita di coesione indebolisce le istituzioni, l’indebolimento istituzionale frena la fiducia popolare, e un sistema privo di consenso amplifica ulteriormente la frattura. È un circuito chiuso difficile da spezzare finché non verrà ristabilito, come ricorda lo scrittore, un sentire comune capace di orientare l’agire pubblico. Questo passaggio, da noi verificato insieme all’agenzia Adnkronos, non pretende di offrire soluzioni, ma sollecita un confronto autentico sul senso collettivo che tiene insieme le democrazie occidentali.
Il punto di vista di Sbircia la Notizia Magazine
Per la nostra redazione, le parole di Michel Houellebecq assumono un significato che va oltre la semplice provocazione: rappresentano uno specchio nel quale l’Europa è costretta a guardarsi senza filtri. Non si tratta di aderire o rigettare in blocco le sue tesi, bensì di riconoscere l’urgenza di un confronto serio sulle fragilità del modello occidentale. Il distacco tra istituzioni e cittadini, l’erosione del voto, la coesistenza di comunità differenti sullo stesso territorio e la difficoltà di trovare un lessico condiviso sono questioni che esigono risposte concrete, non slogan di circostanza.
La decisione di pubblicare questa analisi, dopo aver controllato meticolosamente le dichiarazioni grazie al supporto dell’agenzia Adnkronos, riflette la missione di Sbircia la Notizia Magazine: offrire ai lettori un’informazione accurata, verificata e capace di stimolare il pensiero critico. Crediamo che un giornalismo responsabile debba fornire strumenti di comprensione, non imposizioni; deve aprire finestre, non chiudere varchi. Nel raccontare le posizioni dello scrittore francese abbiamo evitato giudizi affrettati, affidandoci a un linguaggio chiaro, rispettoso e puntuale, consapevoli che la complessità non si risolve con semplificazioni, ma neppure si elude con silenzi convenzionali.
Domande rapide
Chi è Michel Houellebecq?
È un scrittore francese molto conosciuto in tutta Europa, protagonista di un dibattito pubblico che segue con attenzione ogni sua dichiarazione. Durante l’intervista rilasciata a Gennaro Sangiuliano per il settimanale TV7, ha ribadito la propria avversione al politicamente corretto, l’ammirazione per Pasolini e l’impegno nella stesura di un nuovo poema. Oltre alla dimensione letteraria, ha affrontato temi politici e internazionali, denunciando la perdita di valore del voto e la decadenza dell’Occidente. La sua voce, per questo, scuote costantemente l’opinione pubblica europea.
Perché critica Emmanuel Macron?
Houellebecq ha spiegato di non riuscire a comprendere il presidente francese, definendolo un leader privo di convinzioni chiare. A suo dire, Macron rappresenta una politica che privilegia la tattica immediata a discapito di un progetto ideale solido. Tale incertezza, osserva lo scrittore, alimenta il divario tra governanti e cittadini, evidenziando l’emergere di élite che si auto-legittimano senza un vero consenso popolare. Per Houellebecq, questa dinamica mina la fiducia nel processo democratico e accresce la sensazione di smarrimento collettivo. Una lacuna che, secondo lui, rischia di riflettersi sull’autorità morale dell’intera presidenza.
Qual è il punto centrale della sua intervista?
Il fulcro del colloquio, trasmesso da TV7 e sottoposto a verifica con l’agenzia Adnkronos, è la diagnosi di una crisi dell’Occidente che si sviluppa su due piani: economico e valoriale. Houellebecq sostiene che la fragilità dei principi condivisi indebolisca le istituzioni democratiche e apra la strada a un potere elitario sganciato dalla volontà popolare. A ciò si aggiunge, ricorda, il peso di conflitti come quello di Gaza, che rende evidente la frattura identitaria presente nel tessuto sociale francese odierno.
