Tutti la ricordano con la chioma rosso fuoco nello studio di Paolo Bonolis; oggi quella stessa energia si trasforma in musica. Con il singolo d’esordio «Tu mi vuoi (o no?)», Shizarina abbandona la cornice televisiva e imbocca la strada, più impervia e autentica, della canzone d’autore.
Una voce che nasce oltre il piccolo schermo
Lasciata alle spalle l’esperienza nel salottino di Avanti un Altro!, la romana Sabrina Di Cesare – questo il suo nome anagrafico – sceglie di farsi ascoltare prima ancora che guardare. La popolarità conquistata in TV si rivela un trampolino, ma non un paracadute: l’artista punta a dimostrare che dietro quel sorriso televisivo c’è una penna capace di raccontare le sfumature più fragili del sentimento. La metamorfosi da personaggio televisivo a cantautrice avviene senza clamore, ma con la determinazione di chi desidera mettersi a nudo, parola dopo parola, nota dopo nota.
Per la “Miss dai capelli rossi”, trasformare l’immagine in voce non equivale a un semplice cambio di scenario. Il brano di debutto è soprattutto un atto di coraggio: con il suo interrogativo ripetuto, «Tu mi vuoi, o no?», Shizarina ammette la propria vulnerabilità davanti al pubblico. Un gesto che, in un mondo dominato dalla performance, vale più di ogni réclame. Chi guarda la televisione la conosce per la leggerezza, chi ascolta la canzone scopre la parte irrisolta, traboccante di dubbi, che appartiene a ciascuno di noi.
La trama sonora tra passato e presente
Il pezzo, distribuito da The Orchard Italia per Troppo Records, è un viaggio pop che attraversa i decenni. L’orecchio viene catturato da archi vellutati, tappeti di sintetizzatori, riverberi che richiamano gli anni Settanta e Ottanta, ma lo sguardo rimane fisso sull’oggi. Dennis Anzalone firma la produzione, mentre Davide Persico cura registrazione, mix e master: insieme all’autrice scolpiscono un suono che non si abbandona alla nostalgia, bensì intreccia il vintage con una scrittura immediata e riconoscibile. Il risultato è un pop cantautorale che oscilla tra malinconia e desiderio di prontezza, quasi a suggerire che ogni epoca ha la propria urgenza di amore.
All’interno di questa cornice sonora, le immagini testuali scorrono come fotogrammi in super 8: due fiori che si toccano appena, un vetro appannato che cela e svela, mani d’argento sospese fuori dal tempo. La produzione veste queste visioni di tinte rétro, ma la voce di Shizarina tiene il timone verso la contemporaneità, dimostrando che la canzone d’autore può dialogare con la dance floor senza tradire sé stessa. L’equilibrio tra citazione e rinnovamento getta un ponte fra generazioni, invitando chi ha vissuto quegli anni e chi li esplora ora a incontrarsi sullo stesso ritornello.
Parole che interrogano il cuore
Il testo non indulge in romanzi di carta patinata: sceglie frammenti minuti, quotidiani, per rivelare la parte meno rassicurante delle relazioni. L’interrogativo che dà il titolo al singolo diventa un mantra che si insinua nella mente, replicandosi finché chi ascolta non può più sottrarsi: la paura di non essere scelti, di non valere abbastanza, di bussare a una porta che forse resterà chiusa. Shizarina confessa di aver perso il sonno dietro a quella domanda, ed è proprio l’insonnia emotiva a conferire autenticità alla scrittura.
Non ci sono scenari epici né finali consolatori, soltanto la vibrazione di un dubbio che tutti, almeno una volta, abbiamo provato. La scelta lessicale è semplice, quasi fotografica, perché l’autrice vuole che l’immagine entri senza filtri nella memoria dell’ascoltatore: un vetro che si appanna, un respiro che cresce, due silenzi che si sfiorano. Il pop, qui, non è evasione ma specchio. L’eco dell’incertezza diventa la vera protagonista, più forte della melodia stessa.
Una domanda senza tempo nell’era dei social
Il bisogno di conferme esiste da sempre, eppure oggi i social network e le dating app lo amplificano con notifiche, like e messaggi letti ma non risposti. In questo contesto digitale, la canzone di Shizarina parla a chi naviga tra profili e chat alla ricerca di uno «sta a me o non sta a me», rendendo attuale un interrogativo antico. Così l’ossessione per la spunta blu diventa la versione moderna del vetro appannato descritto nella canzone: un velo che separa e, al tempo stesso, rivela.
Il brano, però, non si arena nella retorica generazionale: la ripetizione del titolo funziona da bussola per chiunque, a prescindere dall’età. Chi ha vissuto gli anni Ottanta può ritrovare il gusto di quelle orchestrazioni, chi appartiene all’era degli smartphone riconosce l’ansia che precede un «visualizzato» senza risposta. Due mondi che sembravano lontani si stringono nella stessa necessità di chiarezza affettiva. È la dimostrazione che certe insicurezze non cambiano, cambiano solo i dispositivi che le ospitano.
Dietro le quinte del debutto
La genesi del singolo mette in luce un team compatto. Mentre Dennis Anzalone cesella arrangiamenti e produzione, Davide Persico scolpisce il suono con precisione artigianale; la fotografia di Kateryna Ilchenko completa l’immaginario visivo, restituendo alla cantante quell’aura vintage che permea la traccia. Non si tratta di un’operazione di marketing, ma di un percorso elaborato in prima persona dall’artista: ogni scelta estetica serve a rafforzare l’onestà del messaggio. I nomi coinvolti non sono semplici crediti tecnici, bensì co-narratori di un racconto che parla d’amore, insicurezza e speranza.
Originaria di Marino, alle porte di Roma, Shizarina porta con sé la lezione imparata nello studio televisivo: sapersi esporre senza temere il giudizio. Ora, però, la posta in gioco è più alta, perché la canzone non permette montaggi né copioni. L’uscita di «Tu mi vuoi (o no?)» sancisce l’inizio di un cammino che promette continuità: l’obiettivo dichiarato è pubblicare nuova musica e consolidare un’identità autoriale riconoscibile. Dalla telegenia alla sostanza, il passo è breve solo in apparenza; ma lei lo compie con fermezza, trasformando la notorietà in ascolto.
Un percorso destinato a continuare
Con questo primo tassello, la “Miss dai capelli rossi” dimostra che l’etichetta televisiva non basta a definire un artista. La risposta definitiva alla domanda «Mi vuoi davvero, oppure no?» non arriva, e forse non potrebbe essere altrimenti: l’importante è che la domanda resti viva, pungente, capace di generare altre canzoni. Shizarina sceglie di aprire la porta del dubbio per lasciare entrare chi, come lei, cerca conferme ma non rinuncia alla sincerità. In fondo, la musica nasce proprio dove le certezze vacillano.
Ogni nota di «Tu mi vuoi (o no?)» suggerisce che il viaggio è solo all’inizio. Se il brano recupera strumenti di un’altra epoca, l’intenzione è proiettata verso nuovi capitoli, che l’artista promette di scrivere con la stessa trasparenza. Tra le luci del set televisivo e il silenzio di uno studio di registrazione, oggi si accende una terza via: quella di chi sa trasformare un’esperienza mediatica in un racconto sonoro autentico e condiviso. E mentre la domanda riecheggia, la strada musicale di Shizarina comincia a prendere forma con passo sicuro.
