Il cielo limpido di questi giorni in Lombardia sembra non bastare a placare la tensione crescente: il dibattito intorno al corteo previsto per sabato si è trasformato in un acceso confronto tra fede, identità e libertà d’espressione.
Un appello che riecheggia tra storia e fede
Richiamandosi alle pagine immortali di Alessandro Manzoni, il coordinatore pro tempore di PdF Lombardia ha scelto di commentare in maniera tutt’altro che ordinaria la manifestazione annunciata per il 27 settembre nel territorio di Monza e Brianza. Nel suo intervento, Michele Locatelli ha evocato l’immagine di quel “cielo di Lombardia” capace di stupire per bellezza e serenità quando è sereno, contrapponendolo alla sensazione di turbamento provocata, a suo dire, da una iniziativa che definisce «provocazione voluta» e «dissacrazione sistematica». L’intento dichiarato è invitare alla riflessione prima che il corteo percorra le strade brianzole.
L’intervento non si limita alla letteratura. Locatelli mette in primo piano la difesa della via crucis, simbolo che, a suo avviso, verrebbe via via messo in discussione da un certo attivismo arcobaleno. Il dirigente lombardo del movimento, pur riconoscendo il diritto di ciascuno a manifestare, invita gli organizzatori a evitare qualunque gesto che possa essere percepito come oltraggio ai luoghi e ai segni più alti della tradizione cattolica. Nella sua analisi – spiegata senza toni urlati ma con fermezza –, affiora la preoccupazione di chi vede nella liturgia pubblica una memoria collettiva da preservare.
La posizione di Michele Locatelli in vista di sabato
Nella dichiarazione diffusa il 25 settembre 2025, il coordinatore sottolinea che, pur percependo il corteo come potenzialmente offensivo, i cattolici sono chiamati innanzitutto alla preghiera per la salvezza di chi considera avversario. Citando l’episodio evangelico del «buon ladrone», Locatelli ricorda che la misericordia divina si estende a tutti, purché vi sia sincero pentimento. Emerge così un duplice invito: da un lato la comunità è sollecitata a non perdere la speranza nella conversione; dall’altro, gli attivisti sono incoraggiati a riflettere sulle conseguenze spirituali delle proprie scelte.
Alla sensibilità religiosa Locatelli affianca un richiamo più concreto: la possibilità di intraprendere «anche vie legali» qualora il corteo oltrepassi il limite della satira sconfinando nel vilipendio. Il coordinatore insiste sul fatto che la tutela della fede non è questione di numeri: basta un solo credente ferito per giustificare un’azione in difesa dei simboli sacri. In questa prospettiva, il ricorso a tribunali o prefetture non viene dipinto come una minaccia, bensì come l’ultima garanzia di rispetto reciproco all’interno di una società pluralista.
Tra preghiera e tutela legale
La strategia delineata da PdF Lombardia si gioca su un duplice registro, intrecciando il piano spirituale con quello giuridico. Da una parte, si ribadisce la scelta di accompagnare gli eventi con momenti di preghiera, nella convinzione che la dimensione interiore preceda qualsiasi presa di posizione pubblica. Dall’altra, il coordinamento regionale non esclude di far valere in tribunale le norme che tutelano i sentimenti religiosi qualora si verificassero condotte di scherno. L’obiettivo, sostengono i promotori, è impedire che la libertà di espressione tracimi in insulto irrimediabile.
Avvicinandosi la data del 27 settembre, la discussione resta intensa e carica di significati. Gli organizzatori del corteo, almeno per ora, non hanno ancora replicato pubblicamente agli appunti mossi da Locatelli, ma l’appello alla prudenza del coordinatore circola fra fedeli e cittadini in attesa degli eventi. Come spesso accade in situazioni di forte contrapposizione simbolica, l’esito concreto dipenderà da gesti e parole che verranno pronunciati nelle prossime ore. Il paesaggio lombardo, spettatore silenzioso, attende di capire se a prevalere sarà il rispetto reciproco o la contrapposizione totale.
