L’Unione europea ha deciso di accelerare sulla rottura energetica con Mosca, puntando questa volta al cuore del business russo sul gas liquefatto. Nelle ultime ore Bruxelles ha presentato un pacchetto di misure che segna una svolta, per la prima volta viene fissata una data certa per l’addio al GNL di origine russa, accompagnata da un quadro legislativo che blinda l’uscita entro il 2027. In sintesi, Bruxelles ha messo sul tavolo due mosse coordinate:
- Un pacchetto sanzioni (il 19°) che proibisce l’import di GNL russo entro il 1° gennaio 2027 – misura proposta durante l’Assemblea generale ONU – e che ora deve passare al vaglio unanime dei 27.
- Una proposta di regolamento (giugno 2025) che rende vincolante il phase‑out di tutto il gas russo, pipeline e GNL, entro il 2027, aggirando eventuali veti perché approvabile a maggioranza qualificata. Le due traiettorie si rafforzano a vicenda e definiscono per la prima volta una data‑limite certa per il GNL di Mosca.

Le novità, in breve
- Stop al GNL russo entro il 2027 (via sanzioni): la Commissione propone il divieto totale d’import, con l’obiettivo di tagliare una delle ultime rendite energetiche del Cremlino. Serve l’unanimità dei 27.
- Binario legislativo parallelo: il regolamento “phase‑out” fissa in legge l’uscita dai contratti gas russi entro fine 2027, con una scaletta: fine ai nuovi accordi dal 1° gennaio 2026, stop ai contratti di breve dal 17 giugno 2026, e chiusura dei long term dal 1° gennaio 2028 (con meccanismo di force majeure per sciogliere le intese).
- Cosa è già in vigore: dal 27 marzo 2025 in tutta l’UE è vietato trasbordare (transshipment) GNL russo nei porti europei; inoltre è vietato investire in nuovi progetti LNG in Russia. Gli Stati membri possono anche bloccare a livello nazionale la capacità per forniture da Russia/Belarus.
Perché ora (e perché all’ONU)
La mossa arriva nel pieno della settimana dell’Assemblea generale ONU: Bruxelles ha legato il messaggio politico sul palco di New York a un giro di vite concreto sulle entrate energetiche russe. L’ONU, però, non può imporre sanzioni a Mosca: il Consiglio di Sicurezza è bloccato dal veto russo. Di qui l’azione autonoma dell’UE.
Quanto pesa ancora il gas russo in Europa
- Nel 2024 la Russia è scesa sotto il 19% del totale degli import di gas dell’UE (pipeline + GNL), dal 40%+ pre‑guerra.
- Nel 2° trimestre 2025 il GNL russo vale circa il 14% del mercato LNG dell’UE (in calo), con Francia, Belgio e Spagna come principali punti d’ingresso.
- Paradosso 2024: l’UE ha toccato un record di import di GNL russo (circa 16,5–16,7 milioni t), mentre preparava lo stop ai trasbordi.
La timeline che conta
- Giugno 2024: 14° pacchetto UE – no al transshipment (nove mesi di transizione).
- 27 marzo 2025: divieto operativo dei trasbordi in tutti i porti UE (anche ship‑to‑ship).
- 17 giugno 2025: la Commissione presenta il regolamento che “mette a legge” il phase‑out dai combustibili russi entro il 2027 (con scadenze progressive fino al 2028 per i long term).
- 19 settembre 2025: nel 19° pacchetto sanzioni Bruxelles propone il divieto totale d’import di GNL russo dal 1° gennaio 2027.
Chi vince e chi perde
I Paesi importatori “hub”
Francia, Belgio e Spagna hanno gestito la gran parte degli arrivi di GNL russo in questi anni. Con il ban ai trasbordi già attivo e il divieto d’import in arrivo, Zeebrugge (Belgio) e gli scali francesi hanno già riconfigurato le operazioni. L’impatto industriale è gestibile, dicono i gestori, ma il business del re-export si è di fatto chiuso.
Le utility con contratti lunghi
Alcune aziende europee – tra cui Naturgy (Spagna) e TotalEnergies (Francia) – hanno impegni LNG fino agli anni 2030‑2040 con Yamal LNG: il combinato disposto di sanzioni + regolamento prevede finestre e strumenti giuridici (ad es. force majeure) per sciogliere i contratti senza contenziosi miliardari.
Gli oppositori interni
Ungheria e Slovacchia continuano a frenare sulle sanzioni energetiche, specie sul gas via TurkStream. È il motivo per cui Bruxelles spinge anche il binario legislativo a maggioranza qualificata, per evitare veti.
Rischi per forniture e prezzi? Ecco i dati (e le alternative)
- Capacità LNG: secondo la Commissione, l’UE ha infrastrutture per fino a 250 bcm/anno di LNG e nel 2024‑25 ne ha utilizzata meno della metà. Tradotto: spazio per rimpiazzare Mosca c’è.
- Import in crescita nel 2025: nella prima metà 2025 le importazioni LNG europee sono salite a 92 bcm, massimo storico semestrale.
- Offerta globale in espansione: la capacità LNG mondiale salirà in modo marcato entro il 2026 e verso il 2030 (stima LSEG), attenuando la tensione sui prezzi.
Conclusione operativa: tra capacità inutilizzata, nuovi progetti in arrivo e domanda europea strutturalmente più bassa rispetto al 2021, la sicurezza degli approvvigionamenti non è a rischio con lo stop al GNL russo, se i governi pianificano per tempo.
Cosa cambia per l’Italia
L’Italia non è tra i massimi acquirenti di GNL russo (davanti ci sono Francia, Belgio e Spagna), ma il divieto UE azzererà anche i flussi residuali verso i nostri terminali. La sostituzione passerà per GNL USA, Qatar, Algeria e per più gas di produzione nazionale/mediterranea, in coerenza con i piani di diversificazione già avviati. Impatto bollette: limitato, perché i prezzi dipenderanno più dal quadro globale LNG che dal solo ritiro russo.
Cosa resta da decidere (e cosa guardare)
- Il voto sul 19° pacchetto: serve l’unanimità per far scattare il ban al 2027 via sanzioni. Occhi su Budapest e Bratislava.
- Negoziazione del regolamento “phase‑out”: Parlamento e Consiglio possono emendare tempi e deroghe, ma la traiettoria 2027 è ormai la bussola politica ed economica dell’UE.
- I contenziosi contrattuali: la forza maggiore prospettata dalla Commissione sarà decisiva per evitare arbitrati costosi su contratti LNG di lungo termine.
Domande frequenti
L’ONU ha imposto sanzioni energetiche alla Russia?
No. Il Consiglio di Sicurezza non può deliberare per il veto di Mosca. Le misure qui descritte sono UE.
Perché non chiudere tutto prima del 2027?
Perché bisogna gestire sicurezza energetica, contratti in essere e stabilità dei prezzi. Intanto l’UE ha già chiuso i trasbordi e lascia agli Stati la facoltà di bloccare capacità per la Russia.
Chi pagherà il conto?
La Commissione ritiene sostenibile la transizione: domanda di gas in calo, più rinnovabili e offerta LNG globale in aumento riducono il rischio di rincari strutturali.
Il punto finale: Il tempo del “ni” sul GNL russo è finito: entro il 2027 l’Europa prevede di chiudere il rubinetto. La partita che resta è politica (unanimity vs. majority) e contrattuale (uscire dai long term senza pagare penali). Sullo sfondo, un mercato LNG più ampio e prezzi meno nervosi danno a Bruxelles spazio di manovra per completare lo strappo energetico con Mosca.
