In sei coronano oggi il proprio percorso accademico, diventando i primi interpreti professionisti di Lingua dei segni italiana e di Lingua dei segni italiana tattile formati all’Università Sapienza di Roma. Un momento che sancisce non solo un successo personale, ma un passo concreto verso una comunicazione accessibile a tutti.
Un traguardo che parla di inclusione
Le pergamene consegnate a questi nuovi professionisti testimoniano l’impegno di Sapienza nell’abbattere le barriere che ancora separano le persone sorde o ipovedenti dalla piena partecipazione alla vita sociale. Ogni diploma consegnato è un invito a ripensare le relazioni quotidiane, a costruire spazi in cui la lingua non sia ostacolo ma ponte. Il corso, primo del genere in Italia, dà attuazione alla normativa che riconosce e tutela la LIS, trasformando un dispositivo legislativo in esperienza concreta per centinaia di studenti e utenti dei servizi di interpretariato.
L’orgoglio dell’Ateneo è racchiuso nelle parole della Rettrice Antonella Polimeni, la quale sottolinea come la scelta di investire in questa formazione risponda a un «impegno civile e sociale» che va ben oltre la dimensione accademica. Aprire le porte dell’università a nuove forme di linguaggio significa anche aprirle a nuove forme di cittadinanza. In questo modo l’istituzione romana conferma la propria vocazione a porsi al servizio della collettività, promuovendo un’idea di conoscenza che non esclude ma accoglie, che non isola ma connette.
Dalla visione all’aula: la storia del corso
Il percorso di laurea in Comunicazione e interpretariato in LIS e LIST nasce nell’anno accademico 2022-2023, all’interno del Dipartimento di Lettere e culture moderne. L’iniziativa prende forma dopo anni di riflessioni sul ruolo dell’università nella costruzione di una società realmente inclusiva. Ciò che ieri sembrava un progetto avanguardistico è diventato in breve tempo un’opportunità tangibile per quanti desiderano trasformare la conoscenza della lingua dei segni in competenza professionale. Le aule si sono popolate di studenti motivati, docenti specializzati e operatori del settore, dando vita a un ecosistema didattico in cui teoria e pratica convivono quotidianamente.
A livello nazionale, il titolo conseguito rappresenta un primato che colma un vuoto formativo di lunga data. L’Italia, pur avendo riconosciuto la LIS a livello legislativo, non disponeva di un percorso universitario completo per interpreti di lingua dei segni tattile, fondamentale per le persone sordo-cieche. Il corso di Roma non è soltanto una risposta a un’esigenza, ma un modello replicabile per altri Atenei, in cui la pluriennale tradizione umanistica si intreccia con una sensibilità nuova verso la diversità e l’accessibilità.
Studio, pratica, futuro professionale
La struttura del triennio combina discipline linguistiche – dalla semiotica alla filosofia del linguaggio – con moduli specifici sulla legislazione in materia di disabilità, oltre a elementi di psicologia e antropologia. L’obiettivo non è solo insegnare a tradurre, ma formare mediatori culturali capaci di leggere il contesto, cogliere le sfumature e restituirle in segni. Le lezioni teoriche si alternano a laboratori in cui la LIS viene praticata quotidianamente, affinando la competenza gestuale e la chiarezza espressiva necessarie in situazioni formali e informali.
Già dal secondo anno gli studenti affrontano tirocini e stage, essenziali per comprendere le dinamiche reali dell’interpretariato professionale. Sia in ambito culturale sia in quello istituzionale, le nuove e i nuovi laureati potranno operare come interpreti o consulenti linguistici, assicurando un servizio di traduzione efficace tra la lingua vocale e quella segnata, anche nella versione tattile. Questa figura, al crocevia tra comunicazione e inclusione, diventa così una risorsa imprescindibile per eventi pubblici, istituzioni, tribunali, ospedali e aziende che desiderano garantire pari opportunità di accesso all’informazione.
