La valutazione giunge da Londra, ma rimbalza con forza a Roma: un’importante testata britannica attribuisce a Giorgia Meloni il merito di aver convertito l’Italia da paziente cronico d’Europa a raro rifugio di stabilità in un periodo di turbolenze internazionali. Un giudizio che, a tre anni dal suo insediamento, ne suggella la tenuta politica e l’impatto sull’immagine del Paese.
Un clima di fiducia sui mercati
Il segnale più eloquente, evidenzia il Telegraph, arriva dai mercati obbligazionari: per la prima volta dal 1998 il rendimento dei titoli francesi ha superato quello dei corrispettivi italiani. In altre parole, gli investitori mostrano di ritenere più sicuro il debito di Roma rispetto a quello di Parigi, capovolgendo uno schema radicato da oltre vent’anni. In un contesto di crisi diffuse, questo scarto racconta di un credito riconquistato con pazienza, senza colpi di scena ma con la continuità di un esecutivo che non ha mai rischiato la caduta. La premier, forte di tre bilanci consecutivi sotto controllo, ha quindi guadagnato l’attenzione di analisti e operatori, ormai inclini a definire l’Italia una piazza dove la parola «inquietudine» non domina più le contrattazioni quotidiane.
L’ottimismo finanziario si riflette anche nei consumi di fascia alta. Il giornale inglese cita The Wilde, circolo esclusivo inaugurato a Milano lo scorso novembre e già passato da seicento a duemila soci. Per il quotidiano, l’espansione rapidissima di questa realtà, modellata sul classico gentlemen’s club londinese, testimonia la nuova attrattiva fiscale generata dall’estensione della flat tax. In meno di un anno, nuclei facoltosi provenienti da ogni angolo d’Europa hanno scelto il capoluogo lombardo come nuova residenza, spinti dalla prospettiva di un prelievo agevolato e da un clima politico percepito come durevole. Un fenomeno che non muta l’irrisolto nodo del debito pubblico, ma ne attenua almeno la percezione all’estero.
Crescita rallentata e demografia ostinata, i nodi che attendono risposta
Dietro la vetrina di una fiducia ritrovata, restano tuttavia questioni strutturali che nessun consenso internazionale può archiviare. Il tasso di natalità, nonostante l’enfasi costante sul valore della famiglia tradizionale, si mantiene a 1,8 figli per donna. Giancarlo Giorgetti ha definito quel dato «impietoso», invitando il governo a uno scatto di creatività nelle politiche per l’infanzia. L’Italia, ricorda il quotidiano britannico, può contare su un tessuto sociale coeso soltanto se saprà invertire la curva demografica, altrimenti la stabilità odierna rischia di trasformarsi in un calcolo a breve termine.
Non meno pressante è la traiettoria del debito pubblico, atteso in crescita fino al 137,6 per cento del PIL entro il 2026. Parallelamente, la previsione di un prodotto interno lordo in aumento dello 0,5 per cento fotografa una dinamica «quantomeno modesta». Il Telegraph sottolinea che la solidità politica non ha ancora trovato un corrispettivo in un programma economico capace di accelerare davvero la crescita. I conti rimangono ordinati, ma l’inerzia potrebbe erodere quel dividendo di reputazione faticosamente accumulato.
La metamorfosi di un’immagine politica
Quando Fratelli d’Italia vinse le elezioni, in molti paventarono il ritorno di un’ideologia d’impronta autoritaria e parlarono, non senza allarmismo, di una «Mussolini dei tempi moderni». Giorgia Meloni, annota il giornale di Londra, ha smentito i timori con una combinazione di disciplina di bilancio, tono pragmatico e allineamento netto all’Occidente nella guerra in Ucraina. L’abilità con cui ha dissipato lo scetticismo iniziale le ha aperto le porte di un consenso europeo insospettato, tanto da farne, paradossalmente, un punto di riferimento per chi teme le intemperanze populiste.
Il risultato più tangibile è la durata stessa del suo mandato: tre anni senza scossoni in un Paese che, dal 1946, ha conosciuto governi mediamente ogni quattordici mesi. Il Telegraph la definisce di conseguenza «la leader più stabile dell’Europa occidentale». Al netto di divergenze politiche, partner e avversari riconoscono che a Palazzo Chigi siede oggi una figura capace di garantire continuità, qualità che in tempi recenti faceva difetto al panorama politico italiano.
Tra cautela e mancate riforme, il giudizio degli analisti
Questa stabilità, osserva l’analista Wolfgango Piccoli, poggia però su un approccio che evita lo scontro con corporazioni radicate come i tassisti o i concessionari balneari. Il quotidiano britannico parla di strategia rassicurante ma non audace, paragonandola a quelle di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, entrambe poi rivelatesi insufficienti nel rompere rendite di posizione secolari. Secondo Piccoli, l’esecutivo utilizza il consenso per conservare l’equilibrio più che per imprimere svolte strutturali, rinviando riforme che altre cancellerie considerano imprescindibili.
Sul versante internazionale, invece, gli elogi fioccano: il vicepresidente statunitense JD Vance la descrive come «leader capace di ascoltare e, al contempo, straordinariamente diretta». Identico apprezzamento arriva da figure diverse tra loro, come Donald Trump e Ursula von der Leyen, che trovano nella premier italiana un’interlocutrice affidabile, pur in contesti ideologici antitetici. Se la sfida economica resta aperta, la dimensione diplomatica segna un successo non effimero, assegnando all’Italia un posto al tavolo principale della scena occidentale.
