In un 2024 di grandi spostamenti e progressivo rinnovo dei veicoli, il numero di incidenti sulle strade di Roma cala, ma il primato nazionale per mortalità resta amaro. Una fotografia che, tra mobilità sostenibile in espansione e trasporto pubblico in recupero, svela contrasti forti nella Capitale.
Una metamorfosi nella mobilità quotidiana
Ogni giorno feriale, i residenti della Capitale mettono in movimento un gigantesco ingranaggio di oltre 6 milioni di spostamenti, un balzo del 40 % rispetto al 2021, che certifica la rinascita della città dopo la lunga parentesi pandemica. Il rapporto segnala che il 23,4 % in più di persone esce da casa rispetto a tre anni fa, sintomo di un tessuto socio-economico tornato a pulsare con vitalità. La città avverte di nuovo il ritmo frenetico delle sue strade, dei bar che riaprono all’alba, degli uffici che riconquistano presenze fisiche accanto alle postazioni digitali.
La ripartenza della mobilità romana convive con un fenomeno opposto, quello dello smart working: circa il 31,4 % dei lavoratori continua a operare in modalità ibrida, segno che la trasformazione del lavoro resta radicata. Parallelamente, il richiamo turistico non accenna a diminuire: le presenze nel 2024 toccano quota 51,4 milioni, il 4,5 % in più sul 2023 e addirittura il 68 % sul 2022, con più della metà dei visitatori provenienti dall’estero. L’urbe, sospesa fra tradizione millenaria e aspirazioni future, si scopre ancora una volta magnete per il mondo.
L’automobile tra passione e necessità
La capitale si conferma regno delle quattro ruote: il tasso di motorizzazione sale a 677 autovetture ogni 1000 abitanti, con un incremento del 2,3 % nel 2024. A prima vista potrebbe sembrare un paradosso in tempi di transizione ecologica, ma il rinnovamento del parco mezzi attenua l’impatto ambientale. Oltre il 45 % delle vetture circolanti rientra già nella categoria Euro 6, mentre i motocicli Euro 5 fanno registrare un’impennata del 49 %. Non è l’auto in sé ad allarmare, quanto piuttosto il suo uso disordinato e spesso solitario.
A trainare la domanda di auto è la morfologia stessa del territorio romano, vasto e disseminato di quartieri periferici dove la rete di trasporto pubblico fatica a garantire frequenze adeguate. Chi abita fuori dal Grande Raccordo Anulare guarda ancora alla macchina come a un’estensione della propria libertà di movimento, indispensabile per conciliare tempi di lavoro, famiglia e svago. Tuttavia, l’aggiornamento tecnologico delle flotte private influenza in positivo la qualità dell’aria, riducendo le emissioni di inquinanti e di gas serra. La sfida rimane convincere la cittadinanza che sostenibilità e comodità possono coesistere, a patto di rivedere abitudini consolidate.
Trasporto pubblico in controtendenza positiva
La curva del trasporto pubblico romano, dopo anni di saliscendi, cambia finalmente segno: la produzione complessiva del servizio registra un +1,8 % nonostante un calendario fitto di lavori su linee e infrastrutture. Gli indicatori economici confermano la ripresa: le vendite dei titoli Metrebus crescono del 5 %, mentre la flotta di superficie aggiorna il proprio profilo ambientale, con il 39 % di bus e tram alimentati da motori elettrici, ibridi o a metano. Un segnale di fiducia che arriva direttamente dai tornelli delle stazioni.
La crescita è sostenuta anche dall’ingresso sul mercato di nuovi gestori nei due lotti periferici e ultraperiferici affidati tramite gara, che hanno messo su strada mezzi recenti e meno inquinanti. Queste immissioni, oltre a razionalizzare i costi operativi, hanno migliorato la copertura delle zone a bassa densità, riducendo tempi d’attesa e favorendo l’integrazione con la rete ferroviaria locale. Se la Capitale aspira a rallentare la corsa verso l’auto privata, la costanza di un servizio pubblico affidabile rappresenta l’argine più concreto al ritorno di vecchie abitudini.
Boom dei servizi condivisi
La mobilità condivisa consolida una presenza sempre più capillare: gli abbonati ai servizi di car sharing station based crescono del 37,9 %, le iscrizioni complessive alle piattaforme di sharing superano quota 2 milioni e sulle strade si contano 13,6 milioni di noleggi nell’arco di un solo anno. Nel 2024 il Campidoglio ha ridefinito ambiti e regole, ridisegnando le aree di stazionamento e fissando nuove soglie minime di servizio, con l’obiettivo di distribuire i veicoli anche oltre il perimetro più turistico. L’idea di possedere si trasforma gradualmente nel piacere di accedere.
Un effetto tangibile di queste misure riguarda i monopattini e le biciclette in condivisione: il nuovo bando ha esteso l’operatività verso i quartieri esterni, incentivando l’uso quotidiano anziché la sola fruizione festiva. Il collegamento con l’abbonamento Metrebus facilita un approccio intermodale, spingendo sempre più pendolari a sperimentare percorsi misti tra rotaia, bus e micro-mobilità. La città risponde anche con infrastrutture: la rete ciclabile si dilata di un 2,2 % e le colonnine di ricarica per auto elettriche segnano un balzo del 53,3 %. Roma prova così a scolpire un futuro dove muoversi non significhi per forza occupare spazio, ma condividerlo.
Sicurezza stradale: luci e ombre
La prima inversione di tendenza sul fronte della sicurezza stradale arriva come una boccata d’ossigeno: nel 2024 i decessi calano del 13 %, mentre la gravità complessiva degli incidenti scende del 18,8 %. Ancora più incoraggiante il dato sui pedoni, con un -10,9 %. Merito di interventi mirati sui cosiddetti black point, di tavoli permanenti con le associazioni di cittadini e di campagne di sensibilizzazione che, finalmente, sembrano trovare ascolto. Una città sicura non è un privilegio, ma un diritto collettivo da difendere ogni giorno.
Eppure, le ombre restano fitte: Roma conserva il primato nazionale per tasso di mortalità e occupa il quarto posto per numero di feriti, in aumento del 7,6 %. L’amministrazione risponde con una strategia a tutto campo: più autovelox, dispositivi che rilevano il passaggio con il rosso, attraversamenti pedonali illuminati, nuove Zone 30 pronte a estendersi dal centro alle periferie. La sfida non è soltanto tecnica: è culturale, perché ridurre la velocità significa anche rallentare il proprio modo di vivere lo spazio pubblico.
Differenze di genere dietro il volante
L’indagine 2024 introduce un approccio inedito, mettendo a fuoco le scelte di mobilità di uomini e donne. Gli uomini utilizzano l’auto come conducenti nel 50 % dei loro spostamenti, contro il 46 % delle donne, che mostrano una preferenza più variegata e sostenibile: coprono il 59 % degli abbonamenti Metrebus e rappresentano il 27,4 % degli spostamenti a piedi. La differenza non è semplicemente numerica: racconta mondi quotidiani diversi, percorsi, ruoli familiari e percezioni di sicurezza che plasmano la scelta del mezzo ogni giorno.
Anche sul fronte degli incidenti la disparità è netta: il 93 % dei conducenti d’auto deceduti e il 77 % dei pedoni morti sono uomini, mentre le donne costituiscono il 58 % dei feriti. Numeri che indicano una maggiore prudenza femminile alla guida e, di contro, una propensione maschile al rischio più elevato. Comprendere questa differenza non serve a puntare il dito, ma a costruire politiche calibrate, capaci di parlare a platee diverse e di ridurre l’incidentalità con strumenti mirati ed efficaci realmente.
