La ricorrenza internazionale che celebra l’importanza dei sogni trova quest’anno un testimone d’eccezione: il decano dei programmi notturni della tv pubblica racconta cosa significa inseguire desideri ad occhi aperti e perché, pur restando ancorati alla concretezza, nessuno dovrebbe rinunciare a fantasticare per non scolorire la quotidianità.
Una risposta che sorprende
In una breve pausa dagli innumerevoli ruoli di intervistatore, Gigi Marzullo rovescia il microfono verso di sé e confida che «la vita non è un sogno». La frase, pronunciata proprio nel giorno dedicato ai sogni, può spiazzare chi lo associa da decenni alla domanda che ha concluso notti di telespettatori insonni. Marzullo non rinnega il potere dell’immaginazione, ma la colloca nel suo perimetro: una spinta, non un sostituto della realtà. I desideri, afferma, diventano balsamo quando le giornate si fanno ruvide; se poi si trasformano in fatti, si sfiora la felicità. Eppure la loro natura resta aleatoria, motivo per cui abbandonarli significherebbe appiattire i colori dell’esistenza, pur sapendo che non tutte le illusioni troveranno concretezza.
La sua riflessione arriva nella cornice del World Dream Day, ricorrenza planetaria che cade il 25 settembre e che invita ciascuno a interrogarsi sul proprio carburante interiore. Non è casuale che proprio lui, settantadue anni, laurea in Medicina mai esercitata e lunga carriera tra le telecamere, sia chiamato a commentare: ha perfino intitolato un libro «La vita è un sogno». Oggi, però, precisa la sfumatura: non basta sognare per cambiare il destino, ma basta un sogno per accendere la speranza. È il compromesso fra rigore e poesia che da sempre ne caratterizza lo sguardo.
Confidenze a microfoni quasi spenti
Nello studio in penombra di Sottovoce, format nato negli Anni Novanta e diventato icona del palinsesto notturno della tv pubblica, il giornalista ha ospitato star del cinema, campioni dello sport, imprenditori, capi di governo. A ciascuno, prima di congedarlo, ha rivolto la domanda più semplice e, al contempo, più disarmante: «La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?». Molti, ammette, non si erano mai soffermati su quell’interrogativo e rimanevano stupiti nel dare ad alta voce una risposta che rivelava pieghe intime, inattese.
Tra le migliaia di confessioni raccolte, due immagini si ripetono con sorprendente frequenza: il volo e l’immersione nel mare. «Quasi tutti – racconta – sognano di librarsi oltre i tetti o di abbandonarsi all’abbraccio dell’acqua». Per capire il senso di questi simboli, rimanda con ironia alla psicologa che in passato decifrava le visioni dei suoi ospiti; ma ciò che più lo colpisce è la meraviglia con cui le persone scoprono di avere dentro di sé storie impalpabili, pronte a manifestarsi appena la mente aggira la veglia.
Il dialogo notturno con se stessi
Quando infine si ritrova con gli occhi chiusi, Marzullo fa visita a un album privato di ricordi. Affiorano il padre e la madre, presenze che continuano a vegliare sulla sua mente; spesso la figura materna ricompare con una nitidezza capace di scavalcare il tempo. Accade anche che il conduttore sogni di non aver mai conquistato la laurea o di arrivare in ritardo a un incontro importante, salvo risvegliarsi rassicurato dal contrario. È come se l’inconscio lo mettesse alla prova, per ricordargli i traguardi davvero essenziali.
Non mancano ombre più cupe: scivola talvolta in incubi in cui precipita nel vuoto, ma si risveglia sempre un attimo prima dell’impatto; altre volte affiorano sequenze dalle tinte erotiche, prova tangibile che la fantasia non conosce età. Il conduttore dice di avere un rapporto privilegiato con la notte: l’oscurità incute un brivido, tuttavia il silenzio che la accompagna è per lui rifugio e alleato. Le immagini, sostiene, parlano più delle parole, e nell’assenza di rumore ogni immagine risuona con forza assordante.
