Un aperitivo nel cuore di Firenze, pochi passi dal Duomo, si è trasformato in una serata di paura per l’ex sindaco Alessio Calamandrei. Invece di chiacchiere leggere, l’uomo e i suoi amici hanno assistito a un gesto violento che ha innescato una catena di eventi imprevedibili e dolorosi.
Un aperitivo che si trasforma in incubo
Il mercoledì sera era iniziato con la rituale passeggiata verso via Martelli. Erano le 21:30 quando, davanti alla chiesa di San Giovannino dei Padri Scolopi, uno sconosciuto ha scagliato una bottiglia di vetro contro il portone: il rumore secco dell’esplosione sul sagrato ha congelato la conversazione ai tavolini. Senza alcun freno, l’uomo ha rovesciato due voluminosi cestini dell’immondizia, spargendo rifiuti sull’asfalto e continuando a urlare contro tutto e tutti, mentre passanti increduli cercavano di capire che cosa stesse succedendo.
Dal tavolo, Calamandrei ha impugnato il telefono e ha composto il 112, descrivendo con calma la scena all’operatore. Con passo cauto ha seguito l’esagitato, mantenendo le distanze ma senza perderlo di vista: un gesto che avrebbe voluto essere di semplice senso civico. Quel pedinamento a distanza, però, è bastato perché l’aggressore si accorgesse di lui: lo ha fissato, ha interrotto le proprie invettive e, improvvisamente, ha invertito la rotta dirigendosi minacciosamente verso l’ex primo cittadino.
La sedia brandita come arma improvvisata
In pochi istanti, l’uomo ha afferrato una sedia prelevata da un tavolino adiacente e l’ha sollevata come un’arma. Il primo colpo ha centrato la schiena di Calamandrei, il secondo si è abbattuto sul gomito. La violenza imprevedibile di quelle seggiolate ha lasciato l’ex sindaco senza fiato, circondato dallo sguardo attonito di chi, seduto ai tavolini, non aveva nemmeno il tempo di reagire.
Due volanti della polizia sono arrivate in pochi minuti: gli agenti hanno bloccato e perquisito l’aggressore, portandolo via tra le urla ancora sconnesse. L’ex sindaco, invece, è stato indirizzato al pronto soccorso di Santa Maria Nuova. A bordo dell’ambulanza, il dolore al braccio e alla schiena si faceva già sentire con forza, ma più della contusione pesava la consapevolezza di un gesto di inciviltà consumato nel cuore turistico della città.
Pronto soccorso e incredulità per il ritorno dell’aggressore
Tra radiografie e medicazioni, il responso dei medici ha parlato chiaro: sette giorni di prognosi, un gomito gonfio “come un pallone” e una lunga notte in corsia. Il pensiero correva però all’accaduto, alle immagini di quella sedia brandita e alla domanda inevitabile: perché una semplice segnalazione di un vandalismo deve trasformarsi in aggressione?
Lo stupore è divenuto irritazione poco dopo la dimissione, quando la notizia del rilascio quasi immediato dell’aggressore ha raggiunto Calamandrei. Un barista di via Martelli lo ha immortalato nuovamente in strada, a meno di un’ora dal fermo, come se nulla fosse successo. L’ex sindaco si è sentito abbandonato da un sistema che chiede la collaborazione dei cittadini ma appare incapace di proteggerli.
Degrado, senso di abbandono e un lampo di speranza
Nel lungo post pubblicato sui social, l’ex primo cittadino di Impruneta ha mescolato rabbia e delusione. Ha ammesso di aver sfiorato l’idea di reagire con la forza o di voltarsi dall’altra parte, comprendendo chi sceglie il silenzio. “In questo sistema qualcosa non sta funzionando”, ha scritto, denunciando una gestione del centro storico che troppo spesso scivola in risse, degrado e malamovida, sotto gli occhi di residenti e turisti.
Eppure, in quella stessa notte, un piccolo gesto ha restituito un filo di fiducia. Quattro adolescenti, passando accanto ai cestini ribaltati, li hanno rimessi al loro posto spontaneamente, senza che nessuno li sollecitasse. Un’azione semplice, forse minima, ma abbastanza luminosa da ricordarci che la speranza non è del tutto perduta e che un senso di responsabilità collettiva può ancora germogliare tra le pieghe di una città ferita.
