Una fotografia scattata su più di cento imprese esportatrici italiane racconta la crescente attrazione per l’intelligenza artificiale: secondo la rilevazione di Promos Italia, oltre la metà di queste aziende si sta già muovendo in quella direzione. Lo studio rivela entusiasmi, cautele e strumenti concreti destinati ad accelerare la trasformazione digitale oltre i confini nazionali.
L’intelligenza artificiale varca i confini
In base ai risultati dell’indagine, il 58% delle imprese esportatrici dichiara di puntare con decisione sull’intelligenza artificiale per sostenere la propria espansione all’estero. Gli scenari che si stanno delineando mostrano una cultura aziendale tutt’altro che refrattaria: il 25% delle realtà coinvolte afferma di essere molto pronta ad adottare soluzioni AI, mentre un ulteriore 58% si dice abbastanza aperto. Solo una quota marginale rimane scettica, segnale di un cambio di mentalità ormai in atto e destinato a incidere sui processi di internazionalizzazione.
Se si guarda alla pianificazione strategica, però, emergono sfumature differenti: meno di un terzo delle imprese ha già formalizzato una vera strategia AI, mentre il 45% è ancora in fase di valutazione e il 27% non prevede iniziative nel breve termine. Ciò non impedisce di intravedere priorità convergenti. Lead generation, analisi dei mercati e supporto alle trattative spiccano fra le applicazioni ritenute più promettenti, con percentuali rispettivamente del 59%, 55% e 40%. In sostanza, l’AI è percepita come leva capace di ridurre tempi e aumentare la qualità delle decisioni.
Il termometro digitale: come funziona l’AI Test
Per accompagnare le imprese in questo percorso di maturazione, Promos Italia ha ideato un questionario di autovalutazione che misura la familiarità con l’intelligenza artificiale lungo sei assi fondamentali: visione strategica, generazione dei contatti, attività commerciale, assistenza ai clienti internazionali, marketing e gestione dei rischi. Ogni risposta riceve un punteggio da uno a cinque; la somma finale disegna, attraverso un grafico a ragnatela, il profilo digitale dell’organizzazione. L’obiettivo non è distribuire pagelle, bensì offrire una mappa che aiuti le aziende a orientarsi e a fissare traguardi concreti.
A seconda del punteggio complessivo, il sistema assegna tre livelli di maturità: Basic, Intermediate e Advanced. Alla descrizione sintetica del proprio status si affianca un dossier di approfondimento per ciascuna area di valutazione, completo di consigli pratici, strumenti da provare e cautele da tenere presenti. Questa combinazione di fotografia e guida incoraggia un miglioramento graduale, permettendo anche alle piccole realtà di sfruttare l’AI senza scossoni organizzativi. Una volta completato il percorso, le imprese possono richiedere un Piano Export Digitale personalizzato, utile a coordinare le future iniziative sul mercato estero.
Dalla lead generation alle trattative: vantaggi tangibili
L’indagine rivela che circa un quarto del campione usa già strumenti di intelligenza artificiale per generare contatti commerciali, mentre il 57% manifesta interesse concreto a implementarli nel prossimo futuro. I benefici attesi risultano nitidi: il 32% delle aziende conta su una migliore qualità dei lead e il 31% su un’accelerazione nell’identificazione dei potenziali clienti. Chatbot, traduzioni automatiche e assistenti virtuali sono le soluzioni più sperimentate per l’assistenza ai clienti esteri, utilizzate pienamente dal 27% degli intervistati e in fase di prova da un ulteriore 18%.
Sul fronte del marketing, la traduzione e la localizzazione dei contenuti emergono come l’ambito prediletto (41%), seguiti a brevissima distanza dalla creazione di contenuti multilingua (38%) e dall’analisi e segmentazione dei mercati (37%). È significativo che, pur in una fase talvolta sperimentale, le imprese abbiano già individuato aree in cui l’AI moltiplica l’efficacia delle risorse interne. La tecnologia, in questo senso, non sostituisce la competenza umana, ma la amplifica: libera tempo, riduce margini di errore e offre insight altrimenti difficili da ottenere.
Dati e dubbi: la questione dell’affidabilità
Nonostante l’entusiasmo, la cautela rimane elevata: il 76% degli intervistati segnala perplessità sull’affidabilità delle informazioni generate da modelli artificiali. Il timore principale riguarda la qualità delle fonti e il rischio di imprecisioni in contesti competitivi dove la correttezza dei dati è cruciale. L’indagine suggerisce che, per convincere definitivamente gli imprenditori, sarà necessario dimostrare come l’AI possa integrarsi con sistemi di verifica umana e con banche dati certificate, garantendo trasparenza e tracciabilità dei processi decisionali. Solo così la tecnologia potrà trasformarsi da semplice suggestione digitale a fattore di vantaggio competitivo misurabile.
Nella mappa a ragnatela elaborata dal test, la dimensione relativa ai rischi e bias appare spesso come l’asse più debole, segno che le imprese identificano la criticità ma faticano a dotarsi di protocolli adeguati. Promos Italia affianca quindi al punteggio numerico una raccolta di buone pratiche, dai controlli sugli algoritmi ai criteri di governance, fino ai training interni per sensibilizzare il personale. L’approccio suggerito è di tipo incrementale: poche regole chiare, applicate subito, per alimentare fiducia e scongiurare conseguenze reputazionali.
Visione strategica e prospettive future
In prospettiva, le aziende vedono nell’AI un alleato particolarmente efficace per individuare partner all’estero (59%), analizzare i mercati (55%) e sostenere le trattative (40%). Numeri che confermano la convinzione, sempre più diffusa, che la competitività si giochi sulla rapidità d’esecuzione e sulla capacità di personalizzare l’offerta. Le imprese che sapranno integrare algoritmi predittivi e know-how settoriale potranno presidiare nicchie altrimenti irraggiungibili, trasformando l’internazionalizzazione in un processo meno costoso e più scalabile in grado di adattarsi rapidamente ai mutamenti di scenario globale.
A riassumere il sentiment è la voce di Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia, che sottolinea come l’adozione consapevole e progressiva dell’intelligenza artificiale rappresenti una straordinaria opportunità soprattutto per le piccole e medie imprese. Secondo Da Pozzo, l’AI, se integrata con competenze solide e un approccio strategico, può rafforzare la presenza delle aziende italiane sui mercati internazionali, permettendo loro di cogliere occasioni di business inedite e di consolidare il ruolo dell’Italia nel commercio globale. Una sfida che, per essere vinta, richiede coraggio, metodo e visione.
