Smartphone dismessi, cavi dimenticati e mouse obsoleti diventano materia viva per un esperimento collettivo: a Varese, con l’iniziativa «Terra Rara», cittadini e scuole uniscono forze e creatività per trasformare piccoli RAEE in un’installazione che parla di ambiente, responsabilità e futuro condiviso.
L’idea di “Terra Rara” e la sua anima partecipativa
La scintilla è partita dal consorzio Ecolight, affiancato dal Comune di Varese e da Karakorum Impresa Sociale, decisi a spostare l’attenzione dai materiali di scarto al valore della partecipazione civica. Con Terra Rara non ci si limita a calcolare percentuali di recupero: si invita la popolazione a riconoscere nei dispositivi in disuso un patrimonio di terre rare e di storie quotidiane, capaci di diventare linguaggio artistico. La sostenibilità, in questo contesto, non è un concetto astratto ma un atto collettivo, chiamato a farsi visibile nel cuore della città e a ispirare nuove abitudini di consumo.
Al centro di questa visione risiede un’opera che nascerà “dal vivo”, affianco all’ex teatro Politeama: l’artista Livia Paola Di Chiara trasformerà sacchetti di caricabatterie, auricolari, lettori mp3 e piccoli elettrodomestici in una scultura battezzata anch’essa Terra Rara. Il laboratorio a cielo aperto sarà accessibile a chiunque voglia osservare, porre domande o perfino contribuire con un gesto simbolico. Vedere i propri oggetti prendere nuova forma diventa un passaggio emotivo che riscrive il rapporto fra individuo e rifiuto, invitando a riflettere su cosa lasciamo veramente indietro.
Dal banco di scuola allo spazio urbano: il percorso della raccolta
Il viaggio degli apparecchi destinati alla scultura comincia nei corridoi degli istituti superiori di Varese. Fin da fine settembre, docenti e studenti parteciperanno a laboratori condotti da esperti ambientali, dove si analizzeranno composizione e impatti dei RAEE. Subito dopo, contenitori dedicati verranno collocati fra aule, biblioteche e mense, per proseguire poi in luoghi pubblici come uffici comunali e centri culturali fino al 27 novembre. Trasformare quaderni di appunti in punti di raccolta significa intrecciare educazione e pratica concreta, avvicinando alle tematiche ecologiche anche chi, fino a ieri, non sapeva dove gettare un vecchio telefono.
Il raggruppamento individuato è il cosiddetto R4: dispositivi di piccola taglia, spesso dimenticati nei cassetti perché non “valgono” un viaggio in ecocentro. Eppure, oltre il novanta per cento del loro peso potrebbe tornare a nuova vita. L’obiettivo dichiarato da Walter Camarda, presidente di Ecolight, è chiaro: incrementare la raccolta e mostrare che un’azione dal basso può diventare racconto collettivo. Ogni auricolare consegnato rappresenta una scelta di cura verso il pianeta, ma anche la condivisione di un ideale capace di propagarsi ben oltre i confini cittadini.
Arte, sostenibilità e responsabilità collettiva
Mentre i contenitori si riempiono, il dibattito pubblico prende forma nelle parole delle istituzioni. L’assessora Nicoletta San Martino, con delega a tutela ambientale e economia circolare, ricorda che il passaggio da rifiuto a risorsa è una delle colonne della strategia comunale. Questa volta, però, la trasformazione sfocia in un linguaggio più potente di un semplice manufatto: un’opera d’arte capace di parlare, di interrogare, di farci sentire parte di un tutto. Il progetto, aggiunge l’assessore alla cultura Enzo Rosario Laforgia, si oppone all’obsolescenza programmata che alimenta l’acquisto compulsivo di nuovi device.
«Siamo abituati a guardarci le mani mentre scorrono sui touch screen, non a chiederci che fine faranno una volta spenti», osserva il curatore Stefano Beghi. La sua ambizione è capovolgere la prospettiva: trasformare il pubblico in protagonista attivo di un rito di presa di coscienza. La scultura, che riprodurrà una Terra composta da frammenti tecnologici, mostrerà l’intreccio fra sfide ecologiche, tensioni geopolitiche e valore economico delle materie prime. Guardare quella sfera significherà confrontarsi con l’impatto quotidiano delle nostre scelte, ma anche intravedere lo spazio di un cambiamento possibile.
Il ciclo finale: smontaggio, riciclo e prospettive future
Dopo essere stata esposta a Palazzo Estense durante il periodo natalizio, Terra Rara non verrà accantonata in un magazzino museale: il gesto conclusivo prevede lo smontaggio dell’installazione, pezzo dopo pezzo, alla presenza della cittadinanza. Gli elementi elettronici torneranno al loro destino originario, ossia gli impianti di trattamento specializzati; il valore simbolico resterà, invece, impresso nella memoria collettiva. Imparare a separarsi dagli oggetti, riconoscendone la potenzialità di rinascita, diventa così una lezione che non si dimentica facilmente, perché raccontata in prima persona da chi ha conferito i propri piccoli dispositivi.
Il presidente Walter Camarda auspica che il metodo sperimentato a Varese possa diventare modello replicabile in altre realtà urbane. Se il risultato sarà positivo, gli organizzatori utilizzeranno le stesse coordinate – partecipazione, arte, educazione ambientale – per generare spin-off in tutto il Paese. Basta un vecchio caricatore per accendere una discussione sulla finitezza delle risorse e sulla necessità di un’economia circolare autentica. Con Terra Rara, la città apre una porta: starà ai cittadini, alle scuole e alle imprese decidere se continuare il cammino al di là di quella soglia.
