Meno di un mese dopo la finale newyorkese, Jannik Sinner riapre la valigia e atterra a Pechino, pronto a misurarsi con Marin Cilic. Dopo una pausa meditata, l’azzurro garantisce che fisico e mente viaggiano all’unisono e promette di far parlare di nuovo la sua racchetta.
Verso l’esordio cinese con un entusiasmo ritrovato
La sosta seguita agli US Open è servita a ripulire la mente e ricaricare le energie. Sinner racconta di essersi concesso giorni lontano dal campo, utili per analizzare a freddo ciò che non ha funzionato a Flushing Meadows. Tornato sulla superficie in cemento, l’altoatesino ha intensificato il lavoro tecnico e atletico, coordinando ogni sessione con staff e preparatori. L’obiettivo dichiarato è chiaro: ritrovare quel timing che gli ha consentito di volare fino alla seconda posizione mondiale e presentarsi a Pechino con movimenti fluidi, poche esitazioni e la consapevolezza di avere benzina nelle gambe per l’intera settimana.
La partita d’esordio lo metterà subito davanti a un rivale che conosce il sapore dei grandi palcoscenici: Marin Cilic. L’esperto croato, capace in passato di scalfire le certezze di tanti protagonisti, rappresenta un test immediato sulla tenuta dei nuovi automatismi. Sinner non sottovaluta il pericolo di un primo turno, spesso trappola per chi arriva con ambizioni di titolo; tuttavia, sottolinea che ogni sfida è preziosa per verificare sul campo ciò che in allenamento sembra ormai assimilato. La differenza, ricorda, la farà la gestione dei momenti delicati, quando lucidità e determinazione dovranno procedere in sincronia.
Dalla delusione di New York a un progetto tecnico rifinito giorno dopo giorno
La stagione del ventiquattrenne altoatesino è stata tutto fuorché lineare. Partita con un torneo di spessore in Australia, è stata costellata da imprevisti che ne hanno ridotto la presenza nei grandi eventi: l’appuntamento di Pechino sarà infatti appena l’ottavo torneo disputato nell’anno solare. Una scelta, in parte forzata, che ha imposto stop e ripartenze, ma che ha anche offerto margini per riflettere sui dettagli da correggere. La finale persa negli Stati Uniti è diventata il catalizzatore di un lavoro di revisione minuzioso, mirato a contenere la percentuale di errori non forzati e a inserire soluzioni tattiche più varie.
Nei blocchi di preparazione seguiti a New York, il team ha introdotto piccoli accorgimenti che, nell’immediato, esigono pazienza e ripetizione. Si tratta di aggiustamenti che puntano a rendere più solida l’esecuzione, riducendo progressivamente la quantità di errori gratuiti che, a suo dire, restano ancora troppo frequenti. Sinner ammette che in allenamento la dinamica dei colpi appare ormai più fluida, ma evidenzia come la vera prova consista nel trasferire tutto in partita, quando la pressione agonistica cambia le coordinate. Il tempo, ripete, è alleato di chi lavora con metodo, e ogni incontro sarà un termometro del miglioramento.
Un nuovo volto nello staff: l’esperienza di Alejandro Resnicoff
Il vero cambiamento, racconta il numero due del ranking, si respira nel lavoro quotidiano grazie all’ingresso del fisioterapista Alejandro Resnicoff, professionista con oltre quindici anni di circuito alle spalle. L’argentino, che ha già collaborato con diversi protagonisti del tour, si è integrato senza frizioni nella struttura organizzativa guidata da coach e preparatori atletici. L’equilibrio interno, sottolinea Sinner, non poteva essere alterato da innesti invasivi; la sua presenza punta solo a ottimizzare la prevenzione degli infortuni e a migliorare i tempi di recupero fra una sessione e l’altra.
A colloquio con i media, l’altoatesino spiega che Resnicoff non intende rivoluzionare nulla: piuttosto, osserverà la struttura muscolare dell’atleta e proporrà micro-interventi per aumentarne elasticità e resistenza. Una strategia graduale che richiederà inevitabilmente settimane di rodaggio. Sentire un professionista di grande esperienza definire “privilegio” la possibilità di seguire la sua carriera, afferma Sinner, aggiunge motivazione al gruppo. Sapere poi che il nuovo membro dello staff ha una famiglia lontana, e dunque un forte senso di equilibrio, contribuisce a mantenere un clima di serenità durante le trasferte più lunghe.
Adattarsi a ogni superficie: la replica alle considerazioni di Roger Federer
Le parole di Roger Federer sull’eccessiva uniformità dei campi in cemento, ritenuti fin troppo lenti e favorevoli a chi imprime grande potenza, non sono passate inosservate. Interpellato sull’argomento, Sinner preferisce non entrare nel merito di possibili riforme: evidenzia piuttosto che il circuito prevede già tre passaggi netti – duro, terra ed erba – e che ogni superficie offre varianti sottili ma decisive. Il compito del giocatore, insiste, consiste nell’accettare ciò che trova e nel modellare il proprio gioco fino a renderlo efficace in qualsiasi contesto.
Per suffragare la sua tesi, l’azzurro cita l’esempio di Indian Wells, sede d’una tappa in cui la palla tende a rimbalzare più in alto rispetto ad altri campi in cemento. Non è la velocità pura, sostiene, a decidere le sorti di un match, bensì la capacità di razionalizzare le proprie risorse mentali e fisiche. In questo, aggiunge, sente di aver compiuto passi significativi: ampliare la gamma di colpi, mantenere lucidità nei momenti cruciali e, se necessario, alzare la traiettoria per smorzare l’impeto avversario. Un approccio che conferma la volontà di restare competitivo a prescindere dalle future scelte regolamentari.
