Settantasei agenti di polizia contusi in ventiquattr’ore, nove arresti e tredici denunce descrivono la giornata più tesa che le piazze italiane abbiano vissuto dall’inizio dell’anno, tra cortei pro Palestina e scontri improvvisi dai binari ferroviari alle vie del centro.
Solidarietà istituzionale e bilancio dei feriti
Bastano poche cifre a restituire la portata della violenza esplosa ieri. Settantasei poliziotti sono rimasti feriti in tutta Italia: cinquantotto a Milano, sette a Bologna, quattro a Napoli, altrettanti a Brescia e tre a Catania. Davanti a questo elenco il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha telefonato al titolare del Viminale Matteo Piantedosi per manifestare vicinanza e auguri di pronta guarigione ai feriti, invitandolo a trasferire il messaggio a ogni singolo agente coinvolto. Le stesse questure hanno confermato nove arresti – cinque eseguiti nel capoluogo lombardo e quattro sotto le Due Torri – e tredici denunce complessive.
In termini più ampi lo scenario appare ancora più preoccupante: dal primo gennaio al 22 settembre il Viminale conta 181 uomini e donne delle Forze dell’Ordine finiti in ospedale durante manifestazioni di piazza, in gran parte legate al conflitto mediorientale. Se si guarda al passato immediato il trend è in netta crescita: nel 2024 i feriti erano stati 273, l’anno precedente 120. Nonostante gli inviti a manifestare pacificamente, il bilancio provvisorio del 2025 conferma che i cortei riesplosi dopo l’estate si stanno rivelando particolarmente insidiosi per ordine pubblico e dialogo sociale.
Il nodo delle responsabilità organizzative
L’azione di prevenzione, secondo Matteo Piantedosi, resta la chiave che gli organizzatori devono saper girare prima che le tensioni esplodano. Il ministro non ha usato mezzi termini: quando cinquecento militanti si staccano da un corteo autorizzato e mettono a soqquadro una città – come accaduto nel capoluogo lombardo – non si può parlare di fatalità. Il confronto con Roma, dove cinquantamila persone hanno sfilato senza un solo incidente, diventa così lo specchio di ciò che si sarebbe potuto evitare attraverso un’azione di filtraggio e isolamento dei gruppi estremi. La mancata presa di distanza, ha sottolineato il ministro, rischia di trasformare ogni legittima istanza in un pretesto per la violenza.
Una linea sostanzialmente condivisa dal capo della Polizia Vittorio Pisani, che in un messaggio televisivo ha ringraziato i manifestanti pacifici e chiesto agli organizzatori di affiancare le questure nella vigilanza sui cortei. «I violenti vanno isolati», ha ribadito, ricordando che quei comportamenti mettono a rischio la sicurezza dei cittadini pacifici e, al tempo stesso, minano il diritto stesso a manifestare. Il richiamo, rivolto apertamente ai leader dei movimenti, è stato accompagnato da un elogio al lavoro degli agenti per la gestione di situazioni definite di «grande difficoltà e complessità». Un avvertimento che suona anche come un appello a quell’alleanza civica tra chi manifesta e chi deve garantire la sicurezza.
Nord Italia: Milano e Torino sotto pressione
La ferita più profonda di ieri si è aperta a Milano, dove circa dodicimila persone hanno sfilato lungo le arterie del centro. Nel corso del tragitto alcuni manifestanti hanno rovesciato calcinacci e materiale edile davanti a un Starbucks, bersagliato con uova un Carrefour e forzato gli accessi della metropolitana per penetrare nella Stazione Centrale. Lì, cinquecento appartenenti ai centri sociali hanno innescato un fitto lancio di oggetti, perfino con le bocchette antincendio, costringendo la polizia a ricorrere a lacrimogeni. Il bilancio: cinquantotto agenti feriti, cinque arresti e due denunce.
Non meno intensa la giornata a Torino, dove circa ottomila persone hanno dato vita a un corteo contrassegnato da più azioni di protesta. Una scritta “Free Palestine” è apparsa sulla statua di Vittorio Emanuele II, mentre un altro gruppo ha occupato per alcuni minuti i binari attigui alla stazione di Porta Nuova. In duecento hanno poi raggiunto la sede di Collins Aerospace, bruciando un cartello raffigurante la stretta di mano fra Giorgia Meloni e Benjamin Netanyahu. Sotto la regia del collettivo Askatasuna è stato infine bloccato uno degli svincoli autostradali, prima del deflusso verso la periferia.
Emilia-Romagna e Toscana, la protesta corre sulle strade
La folla più numerosa, oltre quindicimila presenze, ha sfilato a Bologna. Una volta raggiunta la stazione centrale, alcuni manifestanti con il volto travisato hanno iniziato a lanciare uova contro i mezzi del Reparto Mobile. Quando il corteo si è diretto verso la tangenziale, un gruppo si è staccato per occupare la carreggiata della A14, bloccando il traffico per circa un’ora. L’intervento di idranti e lacrimogeni ha ristabilito la circolazione, lasciando sul terreno sette poliziotti contusi, quattro arresti e altrettante denunce. Le indagini della Digos continuano per identificare ulteriori partecipanti alla fuga in autostrada.
Più a sud, a Firenze, cinquemila manifestanti hanno percorso il centro storico fino a sfiorare la sede di Leonardo. Respinti dagli schieramenti di polizia, alcuni partecipanti hanno impugnato oggetti contundenti scagliandoli contro gli agenti, episodio che ha aggravato un clima già teso. Scene analoghe si sono verificate a Reggio Emilia, dove seimila persone hanno invaso le principali vie cittadine; qui un drappello di cinquecento attivisti ha forzato l’ingresso della stazione, stazionando sui binari per venti minuti e paralizzando il traffico ferroviario. L’episodio, hanno spiegato le autorità, conferma la strategia di puntare sui nodi infrastrutturali per accrescere la visibilità della protesta.
Porti, stazioni e autostrade bloccate
La cartina dell’emergenza si è poi spostata su nodi strategici del trasporto. A Trieste tremila persone si sono radunate davanti a uno degli ingressi portuali, costringendo a deviare i camion merci; successivamente due cortei separati hanno attraversato le vie del centro, in uno dei quali sono stati rovesciati cassonetti e lanciati sassi contro le forze dell’ordine. A Bergamo, invece, quattromila manifestanti hanno puntato la stazione ferroviaria: ottanta di loro sono entrati da un accesso secondario, una ventina sono rimasti sui binari per venti minuti, causando ritardi e disagi.
Le criticità non hanno risparmiato il Sud. A Napoli quindicimila dimostranti hanno intasato le arterie che conducono a piazza Garibaldi; circa mille di loro hanno fatto irruzione nella Stazione Centrale, occupando le banchine per un’ora e provocando quattro agenti feriti. A Catania gli scontri in centro hanno contato tre poliziotti contusi, mentre a Brescia – teatro di quattro agenti feriti – le forze dell’ordine hanno identificato e denunciato alcuni dei responsabili grazie all’analisi dei filmati di sicurezza acquisiti nelle ore successive, e l’attività investigativa prosegue per individuare ulteriori soggetti ritenuti coinvolti.
