Piogge torrenziali, venti furiosi e un bilancio umano che si aggrava di ora in ora: il super tifone Ragasa ha lasciato dietro di sé una scia di distruzione dal Mar Cinese Meridionale alle coste delle Filippine. Case sventrate, città sommerse e centinaia di dispersi raccontano la violenza di un fenomeno estremo.
Hong Kong paralizzata
Le prime luci del giorno hanno restituito a Hong Kong uno scenario surreale: strade centrali trasformate in canali, automobili galleggianti e facciate di negozi inghiottite dall’acqua. Le folate, che hanno toccato velocità da record, hanno spinto le barriere marittime come fossero giocattoli, mentre onde alte vari metri si sono riversate sui quartieri di fronte al Victoria Harbour. I residenti, ancora increduli, hanno raccontato di vetri che tremavano come d’autunno inoltrato e di allarmi antincendio partiti senza sosta, creando un sottofondo metallico a una città improvvisamente vulnerabile. Nei pronto soccorso, più di 60 persone hanno richiesto cure per ferite causate da detriti impazziti e cadute rovinose.
Le autorità locali hanno attivato il livello massimo di allerta, sospendendo trasporti pubblici, voli e scambi commerciali. Per un’intera giornata il vertiginoso ritmo del centro finanziario si è fermato, messo a tacere da raffiche che sferzavano grattacieli simbolo del potere economico asiatico. Numerosi alberi secolari sono venuti giù sulle arterie principali, rendendo complicato il lavoro dei soccorritori che, tra cumuli di rami e frammenti d’asfalto, hanno faticato a raggiungere i quartieri più colpiti. I pendolari rimasti bloccati in metropolitana hanno affrontato ore di attesa, scandite da blackout intermittenti e dall’odore acre dell’acqua salmastra penetrata perfino nelle gallerie sotterranee.
Un hotel sommerso dalla mareggiata: il simbolo della crisi
La scena che più di ogni altra ha catturato l’attenzione globale è arrivata da un lussuoso hotel sul lungomare, dove il muro d’acqua ha sfondato le vetrate della hall come carta velina. In pochi secondi tappeti persiani, arredi in legno pregiato e sculture contemporanee sono finiti sott’acqua, mentre gli ospiti, scalzi e con le valigie in mano, cercavano riparo nei piani superiori. Il video, ripreso da un vigilante e rilanciato sui social, è diventato la rappresentazione plastica della potenza di Ragasa, costringendo la direzione a chiudere l’intera struttura per ragioni di sicurezza.
Non è stato un caso isolato: su un ponte pedonale, le raffiche hanno strappato parti di tetto in lamiera, riducendolo a un groviglio contorto schiantato sull’asfalto. Lungo la banchina di Central, una nave fuori controllo ha urtato la riva, frantumando balaustre di vetro e spingendo schizzi d’acqua fino ai piani bassi degli edifici affacciati sul mare. L’impatto emotivo di quelle immagini, più ancora dei dati atmosferici, ha ricordato alla popolazione quanto sottile possa essere il confine tra normalità e caos in un’area densamente urbanizzata.
Taiwan in lutto
Mentre il vento proseguiva la sua corsa verso nord, le notizie provenienti da Taiwan hanno restituito un quadro ancora più drammatico. Un cedimento improvviso in un impianto idrico ha riversato milioni di tonnellate d’acqua sui sobborghi di Hualien, trascinando via abitazioni e veicoli in pochissimi minuti. Squadre di emergenza, affiancate da volontari, hanno lavorato senza sosta tra detriti e fango, spesso a mani nude, nel tentativo di individuare superstiti intrappolati sotto i resti di case crollate. I primi bilanci parlano di almeno 14 vittime e 18 feriti, ma il numero delle persone coinvolte cresce con il passare delle ore.
Il governo ha mobilitato esercito e guardia costiera, impiegando elicotteri e droni per mappare le aree irraggiungibili via terra. La disperazione dei familiari in attesa lungo le barriere di sicurezza ha reso l’atmosfera ancora più pesante, trasformando l’argine del fiume in un luogo di silenziosa preghiera collettiva. Secondo le stime ufficiali, 124 residenti risultano al momento dispersi; molti di loro si trovavano nelle zone fluviali per i preparativi di una festa locale, ignorando l’imminente rischio. Le autorità temono che il conteggio finale possa aggravarsi, complice la difficoltà di comunicazione con le aree rurali interne.
Diga cede: bilancio in crescita
Il punto critico è stato l’indebolimento della diga a monte della valle, compromessa da precipitazioni incessanti che avevano già saturato il terreno. Gli ingegneri, consapevoli del pericolo, avevano predisposto un rilascio controllato dell’acqua, ma la portata del super tifone Ragasa si è rivelata superiore a ogni previsione. Una muraglia liquida ha investito le contee circostanti, sommergendo interi villaggi e rendendo impraticabili le vie di fuga. Numerosi testimoni hanno raccontato di aver udito un boato simile a un’esplosione, seguito da un’ondata che superava i tetti delle abitazioni più basse.
Le squadre di soccorso si confrontano ora con fiumi di fango solidificato che rendono impossibile l’avanzata dei mezzi pesanti. I volontari, organizzati in catene umane, passano secchi di detriti da un braccio all’altro, mentre la pioggia, seppur in attenuazione, continua a cadere a tratti. Ogni ritrovamento di un documento, di un vestito o di un giocattolo assume il peso di un lutto, perché segnala la fine improvvisa di una vita quotidiana apparentemente ordinaria. Le autorità stanno allestendo centri di accoglienza provvisori, ma per molte famiglie la priorità rimane ancora identificare i propri cari dispersi.
Filippine: vite spazzate via
Ben prima di toccare Taiwan e la costa cinese, Ragasa aveva già seminato devastazione sulle Filippine, lasciando dietro di sé almeno 10 morti. A fare la spesa più alta sono stati i pescatori di Santa Ana, nella provincia di Cagayan, sorpresi da maree impetuose al largo: sette di loro non ce l’hanno fatta, altri cinque risultano tuttora dispersi. Le autorità marittime hanno descritto condizioni impossibili, con onde che sovrastavano le imbarcazioni di legno e venti che annullavano ogni tentativo di manovra.
Sull’isola di Luzon quasi 700.000 persone hanno sperimentato direttamente la forza del ciclone. I tetti delle abitazioni più fragili sono volati come fogli di latta, mentre i pali della luce spezzati hanno lasciato intere comunità senza elettricità né linee di comunicazione. Il rumore delle lamiere sbattute dal vento si è mescolato alle preghiere di chi, riunito nei centri d’emergenza, cercava di non perdere la speranza. Circa 25.000 residenti hanno trovato riparo in strutture temporanee, improvvisando spazi comuni dove condividere cibo, acqua e il racconto di quanto accaduto.
Luzon, comunità in esodo
Nelle ore successive al passaggio di Ragasa, la priorità è diventata ripristinare le vie d’accesso alle province settentrionali. Caterpillar e camion di rifornimenti si sono fatti strada tra frane e alberi sradicati, caricando materassi, viveri e medicinali. Le stime preliminari parlano di centinaia di case danneggiate in modo irreversibile, con la necessità di ricostruzioni strutturali che potrebbero richiedere mesi. Eppure, la resilienza delle comunità rurali non si è fatta attendere: gruppi di agricoltori si sono uniti per riparare i tetti con lamiere di recupero, mentre i pescatori superstiti hanno messo in sicurezza le reti trascinate a riva.
Le autorità sanitarie temono ora il rischio di epidemie legate alla contaminazione delle falde acquifere, complici le inondazioni prolungate e le scarse condizioni igieniche nei centri di accoglienza. Squadre mediche mobili stanno distribuendo vaccini antitetanici e compresse potabilizzanti, ma è la gestione psicologica del trauma a richiedere un impegno ancora più delicato. Molti sopravvissuti, privati di casa e mezzi di sostentamento, vivono nell’incertezza di un futuro sospeso, sotto un cielo che sembra aver perso la promessa di quiete.
Macao e la costa cinese
Poco distante da Hong Kong, la regione di Macao ha fronteggiato inondazioni diffuse, aggravate dalla marea di tempesta che ha gonfiato i canali interni. La compagnia di servizi pubblici locale ha deciso di interrompere temporaneamente l’erogazione di energia in alcune aree, nel timore di cortocircuiti e incendi. Casinò, hotel e negozi hanno abbassato le saracinesche, mentre squadre di protezione civile posizionavano barriere mobili per contenere l’acqua che filtrava dalle fognature sovraccariche. Le perdite economiche, ancora da quantificare, si sommano a un danno d’immagine per l’intero comparto turistico.
Lungo la costa meridionale della Cina, gli effetti di Ragasa si sono sentiti con forza: spiagge erose, carreggiate crollate e impianti portuali temporaneamente chiusi per sicurezza. I pescatori hanno assistito impotenti alle loro barche spinte a riva come gusci di noce, consapevoli che il ritorno in mare, fondamentale per la sopravvivenza economica di interi villaggi, dovrà attendere. Le amministrazioni locali hanno avviato un monitoraggio costante dei corsi d’acqua, nel timore di ulteriori piene e di frane indotte dall’ammorbidimento dei terreni collinari. Con l’allentarsi dei venti, rimane aperta la lunga stagione della ricostruzione e del sostegno alle comunità, chiamate ora a reinventare il proprio domani.
