Quaranta giovani provenienti da diversi atenei italiani, riuniti a Verona, dedicano tre giorni intensi a mettere in mostra l’arte di trovare intese, distinguendosi in una competizione che premia rapidità di pensiero, ascolto profondo e creatività nell’affrontare conflitti civili e commerciali.
Il cuore della competizione
Nata sette anni fa, MAV – Mediazioni a Verona riunisce venti squadre in una sfida che trasforma il Polo Santa Marta dell’Università di Verona in un laboratorio di negoziazione dal 25 al 27 settembre. Ogni team schiera due componenti: un aspirante mediatore e il suo assistente. I partecipanti affrontano quattro negoziazioni simulate, tutte modellate su casi concreti che in passato hanno acceso contese tra imprese o privati. In questo percorso serrato i futuri professionisti devono mostrare padronanza delle tecniche apprese in aula, gestire le emozioni in sala, valorizzare le esigenze delle parti e favorire un avvicinamento costruttivo. L’urgenza di trovare la chiave di volta in tempo reale rende ogni sessione un banco di prova reale quanto un’aula di tribunale.
Tre decine di mediatori affermati, selezionati in tutta Italia, osservano, ascoltano e valutano. Questi giudici esperti soppesano la chiarezza con cui vengono sintetizzati gli interessi contrapposti, la capacità di tenere il ritmo di una trattativa e l’attenzione riservata all’empatia: elementi fondamentali per ottenere un accordo che soddisfi entrambe le parti. Mario Dotti, Nicola Giudice, Caterina Marchetto e Carlo Vettore dirigono il comitato organizzatore, orchestrando tempi e criteri di valutazione. Tutto è curato nei minimi dettagli per ricreare l’atmosfera di un vero tavolo conciliativo, senza però smorzare la freschezza e la spontaneità tipiche dell’ambiente universitario.
Una palestra di talenti giuridici
L’iniziativa rappresenta la naturale prosecuzione del “CIM”, la competizione nazionale di mediazione ospitata a Milano in febbraio. Per alzare ulteriormente l’asticella, quest’anno gli studenti hanno partecipato a una sessione di preparazione online guidata da ex concorrenti, trasformatisi in coach. Il percorso di avvicinamento ha affinato competenze quali ascolto attivo, riformulazione delle domande, tecniche di problem solving e linguaggio del corpo. Gli organizzatori premiano non soltanto la squadra che otterrà il punteggio più alto, ma anche le singole eccellenze di ruolo, riconoscendo per esempio la miglior gestione del conflitto o la maggior efficacia comunicativa. Il riconoscimento finale, annunciato il 27 settembre, dà forma concreta allo studio quotidiano e alla passione di questi giovani giuristi.
I criteri di assegnazione dei riconoscimenti nascono da una griglia dettagliata: padronanza delle regole, capacità di lasciar spazio alle parti, coerenza nell’impostazione della trattativa e flessibilità nell’adattarsi a svolte inattese. Ogni simulazione dura il tempo necessario a far emergere pressioni, paure, aspettative e opportunità, lasciando intendere ai partecipanti che il vero successo di un mediatore non è “vincere” ma far trionfare l’accordo. Chi saprà fondere tecnica e intuizione si porterà a casa un titolo che apre la porta a ulteriori occasioni professionali.
La visione degli organizzatori
Per Stefano Azzali, direttore generale della Camera Arbitrale di Milano, il punto di forza di MAV è il poco tempo concesso per prepararsi prima delle sessioni: un espediente che costringe gli studenti a improvvisare con lucidità, proprio come accade in una vera controversia commerciale. Secondo Azzali, elevare la qualità delle future professioni legali passa da esperienze che uniscano rigore metodologico e creatività, diffondendo tra i giovani la mediazione quale scelta efficace per risolvere i conflitti. L’obiettivo finale è forgiare una generazione di professionisti capaci di incanalare le divergenze verso soluzioni condivise anziché alimentare sterili contrapposizioni.
Anche il professore Alberto Maria Tedoldi, docente di diritto processuale civile e responsabile del Centro di ricerca Neg2Med dell’ateneo scaligero, legge nella competizione un ponte tra università, professioni e società. Egli sottolinea come la manifestazione offra agli studenti la rara occasione di dialogare con avvocati e mediatori già affermati, sperimentando in prima persona l’efficacia di un istituto giuridico che il legislatore continua a rafforzare. Tedoldi ricorda che l’evento è aperto alle cittadine e ai cittadini interessati, i quali possono toccare con mano la dimensione innovativa di uno strumento pensato per evitare il contenzioso e restituire serenità alle relazioni economiche e personali. In queste stanze di Verona, per tre giorni, il futuro della giustizia collaborativa prende forma concreta grazie alla passione di studenti pronti a trasformare il conflitto in opportunità di dialogo.
