Nel silenzio discreto di Palazzo Donizetti, a Milano, la nuova proposta della maison di Alberta Ferretti sceglie l’intimità come valore irrinunciabile, trasformando ogni gesto in un rituale di eleganza sommessa e profondamente sensuale.
Confidenze senza clamore
La collezione pensata per la prossima stagione calda non alza mai la voce eppure conquista, perché nasce dal desiderio di una donna di rimanere padrona del proprio spazio. Lorenzo Serafini, alla seconda prova alla guida creativa del marchio all’interno di Aeffe, muove i fili di una femminilità che rifiuta l’ostentazione. I capi non invitano a essere ammirati da lontano: pretendono piuttosto un avvicinamento, quasi un segreto sussurrato. I completi, che di solito vivono di giorno, assumono la leggerezza di un pigiama; le sciarpe, morbidamente convertite in kimono, abbracciano le spalle come un confidente fedele. È un lusso privato, privo di recite sociali, che lascia affiorare una sensualità naturale, mai gridata.
La riservatezza, racconta Serafini, è libertà: libertà di parole, di sentimenti, di movimento. Questa idea si traduce in un guardaroba pensato per proteggere, non per isolare; per mettere la donna al centro di un palcoscenico domestico in cui sentirsi sicura. Gli abiti drappeggiati, fluidi e scivolati in blu e nero, evocano sculture antiche ma parlano il linguaggio contemporaneo di chi si muove fra riunioni e cene a porte chiuse. Ogni dettaglio dorato illumina scollature e spalle come se fossero gemme custodite in un cassetto segreto, mai esibite in vetrina.
La regia di Lorenzo Serafini
Alla base di questa narrazione sartoriale, Serafini riprende il filo del discorso iniziato al debutto: femminilità, sensualità, libertà. Per lui, la coerenza non è semplice ripetizione, ma una scelta etica: ribadire un messaggio per rafforzarlo, fino a farlo diventare parte del DNA del marchio. Così, tra un velo d’organza e un taglio in lino, si avverte la volontà di dare continuità a una visione in cui la donna deve potersi muovere, respirare, dominare lo spazio che abita. Non ci sono parti rigide, non ci sono costrizioni: la struttura si appoggia sul corpo senza imporsi.
Grazie a questa regia, il classicismo viene riattualizzato. Le giacche si aprono su gilet e micro top a reggiseno, bilanciando struttura e leggerezza; i pantaloni scelgono fibre miste – organza, lino, viscosa – per assecondare ogni falcata. In passerella, la sensazione è quella di assistere a una conversazione sottovoce, in cui ogni capo completa il precedente e prepara il terreno al successivo, senza mai sovrapporsi in modo aggressivo. È un racconto corale, eppure ogni look conserva un’identità precisa, come pagine di un diario che si possono leggere in ordine sparso.
Materiali e silhouette: il comfort che non tradisce
Forte di una tradizione che esalta la mano del tessuto, la collezione esibisce una ricerca sui materiali che punta a fondere sensorialità e performance. Lo chiffon plissé cattura la luce con giochi di ombra che accompagnano il passo, rendendolo spontaneo e, quasi, inevitabile. I drappeggi eliminano cuciture superflue, lasciando che la costruzione emerga da un dialogo costante tra corpo e stoffa. L’effetto è una libertà tangibile: la donna infilata in un abito drappeggiato non si sente appesantita; al contrario, si percepisce spinta verso una nuova sicurezza.
Accanto alla leggerezza, fanno capolino note materiche decise. Macro macule leopardate spezzano la monocromia con guizzi di carattere, mentre inserti in cavallino e tocchi metallici – oro e argento – aggiungono quell’accenno di eccentricità che impedisce alla discrezione di diventare noia. La scarpa, volutamente bassa – mocassini, slipper, infradito – ancora il guardaroba al terreno della comodità. L’eleganza, quindi, non è più sacrificio: diventa un abbraccio pratico, capace di accompagnare le ore senza generare attriti.
Tavolozza e dettagli che raccontano
Se la base resta neutra e rassicurante, il colore viene dosato con sapienza per illuminare volumi e accessori. Il giallo vitaminico incontra il verde brillante e un pesca delicato, come pennellate di energia su una tela altrimenti avvolta nei toni crepuscolari. Foulard annodati in testa regalano movimento verticale, dialogando con il resto dell’outfit e conferendo una freschezza che sfiora la spensieratezza estiva. Ogni elemento, piccolo o grande che sia, concorre a creare una visione unitaria, dove nulla appare casuale e tutto sembra frutto di una confidenza coltivata nel tempo.
Il punto di forza risiede nei contrasti controllati. L’organza trasparente si accosta a tessuti piuttosto compatti, generando un gioco di equilibri che alleggerisce la figura senza rinunciare alla definizione. L’effetto complessivo è quello di un guardaroba che vive di sfumature: bastano un diverso nodo alla sciarpa, una cintura dorata leggermente spostata, un sandalo basso al posto di un tacco vertiginoso, per cambiare la narrazione da mattiniera a serale, da domestica a mondana.
Uno sguardo dalla prima fila
Fra gli applausi trattenuti, ma sinceri, spicca la presenza della stessa Alberta Ferretti, seduta accanto a Rocío Muñoz Morales, splendida in un candido abito che riflette la filosofia della serata: linee pulite, dettagli calibrati, tacchi sottili che restano accessorio, non dichiarazione. Poco distante, Olivia Palermo sorride avvolta in una sottoveste a fiori, dimostrando come la collezione parli a donne con stili e storie diverse, unite da un unico desiderio: esprimere la propria essenza senza filtri. Il pubblico, più che semplice spettatore, diventa cassa di risonanza di un ideale di femminilità consapevole.
L’headquarter di via Donizetti conferma così la capacità della maison di trasformare ogni sfilata in un momento in cui abiti e persone dialogano. Non serve una scenografia elaborata, perché la narrazione si compie negli scambi di sguardi, nei silenzi rispettosi, nell’emozione composta di chi riconosce in quei capi un’estensione della propria identità. In quella sala si respira la volontà di proteggerla, quell’identità, senza sottrarla alla luce. Una sfida sottile, vinta su tutta la linea.
Un messaggio di forza gentile
La collezione “In Confidence” ribadisce la missione al femminile della maison: amplificare la forza attraverso la grazia, offrendo strumenti di espressione a chi vuole coniugare sicurezza e stile. Qui il potere non è prorompente, ma sottotraccia; non impone, ma ispira. Ogni cucitura, ogni texture, ogni accenno di colore incoraggia la donna a porsi al centro della scena senza tradire la propria essenza. La sensualità trova casa nella discrezione, dando vita a un equilibrio raro nel panorama contemporaneo.
Chiudendo le porte della passerella, resta l’eco di un invito: prendersi lo spazio che serve, scegliere la luce giusta, abitare abiti pensati per assecondare il movimento e l’umore di ogni giornata. Non v’è clamore che regga il confronto con la confidenza conquistata. Così, quando il sipario cala e le luci si smorzano, l’eredità della sfilata vive nei gesti quotidiani di chi la indosserà: un abbraccio di tessuto che ricorda a ogni passo quanto sia potente, e al tempo stesso delicata, la libertà di essere semplicemente se stesse.
