Un nuovo focolaio di tensione si accende nel Mediterraneo: alle prime luci di oggi, la Global Sumud Flotilla ha denunciato incursioni con droni, cariche acustiche ed esalazioni sconosciute mentre si trovava al largo di Creta, diretta verso Gaza. Nonostante gli attacchi, gli attivisti hanno ribadito la volontà di proseguire la missione umanitaria.
Allarme al largo di Creta
Secondo la ricostruzione fornita dall’equipaggio, l’aggressione si è consumata quando le imbarcazioni navigavano a circa seicento miglia nautiche — poco più di millecento chilometri — dalla Striscia. In quell’area di mare aperto, l’avvicinarsi di droni, il boato di esplosioni sonore e la diffusione di «sostanze chimiche sospette» avrebbero reso l’aria irrespirabile per diversi minuti, costringendo il personale di bordo a indossare maschere di protezione. L’episodio, spiegano gli attivisti, rappresenta l’ennesima manifestazione di una pressione costante che si starebbe intensificando di ora in ora, con l’obiettivo di interrompere la rotta solidale.
Il colpo è stato giudicato dai volontari come parte di una vasta campagna di pressione psicologica pensata per scoraggiare l’arrivo degli aiuti a Gaza. Pur riconoscendo la pericolosità di quanto avvenuto, l’equipaggio sottolinea che nessuna delle barche è stata costretta a invertire la rotta. «Continueremo a navigare», assicurano, evidenziando che ogni tentativo di intimidazione rafforza la volontà di rompere l’assedio definito «illegale». Gli organizzatori ricordano che la loro iniziativa, battezzata con il termine arabo che significa “resilienza”, è sostenuta da una rete internazionale di volontari pronta a consegnare beni essenziali a una popolazione privata di rifornimenti.
Le voci dall’imbarcazione
Dal ponte principale, i navigatori hanno affidato ai social una cronaca concitata dell’intera notte. Nel post pubblicato su Instagram — rilanciato in più lingue — si legge che il gruppo sta «assistendo in prima persona a operazioni psicologiche», ma non ha alcuna intenzione di cedere. Le righe, scritte mentre il mare era ancora illuminato dalle esplosioni, parlano di disgusto per «gli estremi a cui Israele e i suoi alleati arrivano per prolungare la fame e la distruzione». L’appello invita la comunità internazionale a non distogliere lo sguardo da quella che definiscono «una crisi umanitaria non più tollerabile».
La nota si chiude con una dichiarazione di intenti destinata a segnare la rotta: «Queste tattiche non ci fermeranno». Il messaggio chiarisce che le trasmissioni radio restano operative, i sistemi di navigazione perfettamente funzionanti e i rifornimenti di bordo sotto costante controllo. «Ogni manovra per ridurci al silenzio rafforza il nostro impegno», affermano gli attivisti, invitando sostenitori e media a mantenere alta l’attenzione. Una scelta comunicativa studiata anche per documentare in tempo reale eventuali nuovi incidenti, nella speranza che la visibilità scoraggi ulteriori interferenze.
Il richiamo delle Nazioni Unite
La prima reazione istituzionale di rilievo è giunta dalla relatrice speciale dell’Onu per i Territori palestinesi occupati, Francesca Albanese, che in un comunicato ha denunciato sette episodi ostili concentrati in un arco temporale estremamente ristretto. La giurista fa riferimento a bombardamenti acustici, razzi esplosivi, agenti chimici non identificati, disturbi alle frequenze radio e perfino tentativi di bloccare le richieste di soccorso. Per Albanese, l’accaduto rende urgente un’immediata protezione internazionale a tutela dell’equipaggio e del carico umanitario.
Le sue parole, riassunte nello slogan «Giù le mani dalla Flottiglia», sono state riprese da numerose organizzazioni solidali. Albanese avverte che ostacolare gli aiuti significa aggravare la già delicata situazione a Gaza, mettendo a rischio la vita di migliaia di civili. «La comunità internazionale non può più limitarsi a osservare», ammonisce, sollecitando governi e istituzioni multilaterali a garantire il rispetto del diritto umanitario e della libertà di navigazione.
Diplomazia italiana tra sicurezza e diritto
Da New York, dove partecipa all’Assemblea generale dell’Onu, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha assicurato di seguire da vicino la vicenda. Una nota della Farnesina ricorda che Roma aveva già invitato il governo di Gerusalemme a far sì che ogni eventuale operazione legata alla Flotilla fosse condotta nel pieno rispetto del diritto internazionale e con la massima cautela nei confronti dei civili. Il ministero ribadisce che qualsiasi azione in acque internazionali deve coniugare esigenze di sicurezza e tutela dei diritti fondamentali.
L’ambasciata italiana a Tel Aviv è stata incaricata di raccogliere informazioni dettagliate e di rinnovare la richiesta di garantire un’«assoluta tutela del personale imbarcato». L’obiettivo dichiarato è duplice: prevenire ulteriori incidenti e confermare l’impegno di Roma per un corridoio umanitario sicuro verso Gaza. Fonti diplomatiche fanno sapere che il monitoraggio proseguirà finché la Flotilla non avrà raggiunto la propria destinazione o finché non saranno scongiurati nuovi rischi per l’equipaggio.
