Con “My Masks” il ventenne molisano Ghenzz alza il sipario su un percorso discografico che parte dalla strada e arriva dritto al cuore di chi ascolta; il singolo, già in rotazione radiofonica e sulle principali piattaforme digitali, nasce come confessione cruda e luminosa, pronta a raccontare senza filtri il peso delle emozioni quotidiane.
Il singolo d’esordio
La prima traccia distribuita con il nome d’arte Ghenzz arriva come un pugno nello stomaco e, al tempo stesso, come una carezza destinata a chi ha imparato a convivere con ferite non ancora rimarginate. “My Masks”, oggi in rotazione radiofonica e raggiungibile su tutte le principali piattaforme di streaming, si sviluppa in un intreccio di beat incisivi e parole spogliate di pudore. Il testo mette in scena la durezza della vita di strada, l’ombra delle relazioni tossiche e la necessità di sopravvivere dietro volti costruiti, mostrando un coraggio narrativo raro fra i debutti.
La scelta stilistica punta sull’immediatezza: non troverete passaggi ridondanti o virtuosismi compiaciuti, ma frasi che arrivano dritte, sostenute da una timbrica volutamente ruvida. Enzo Larivera – questo il nome anagrafico dietro l’alias – calibra ogni inflessione per far emergere la verità delle emozioni in gioco. Le pause diventano respiro, i silenzi sottolineano le confessioni, mentre l’arrangiamento alterna momenti di intima contemplazione a improvvise tensioni urbane. Il risultato è un brano che si ascolta in tre minuti, ma continua a lavorare dentro molto più a lungo.
Un viaggio sensoriale dalle note ai colori
Nel 2005, a Termoli, cittadina adagiata sul mare che conserva il sapore genuino delle tradizioni molisane, nasce un bambino destinato a percepire la musica oltre il mero suono. Fin dai primissimi anni, la casa di famiglia risuona delle trasmissioni radiofoniche e dei vinili che il padre colleziona, spaziando dal rock d’autore al pop internazionale. Quel miscuglio diventa la sua prima palestra acustica. Ogni brano, racconta oggi l’artista, gli appariva come un dipinto vivente, dove la batteria prendeva tonalità calde e i riff di chitarra si tingevano di blu fosforescente.
A crescere con questa peculiarità sinestetica, Enzo impara presto a considerare la composizione come un’esperienza totale, nella quale ritmo, melodia e immagine si fondono in un unico flusso percettivo. Non studia spartiti: si affida all’istinto, sperimenta, ascolta e registra, guidato da quella sensazione cromatica che gli indica se un verso è sincero oppure forzato. La stessa guida interiore, racconta, ha illuminato la creazione di “My Masks”, imponendo di togliere ogni orpello pur di preservare la nitidezza emotiva del pezzo. Così nasce un primo capitolo che suona al tempo stesso acerbo e necessario.
La voce dietro il nome
Adottare l’alias Ghenzz ha significato per Larivera costruire un alter ego capace di filtrare, e al contempo amplificare, i contrasti della vita quotidiana. Il nome diventa scudo e lente, permettendogli di tradurre in musica ciò che spesso resta sepolto dietro sorrisi di circostanza. Tutti indossano maschere, ma non tutti trovano il coraggio di mostrarle: da questa consapevolezza nasce una scrittura che intreccia fragilità e resistenza, senza mai scivolare nella retorica dell’autocommiserazione. Il risultato è un racconto lucido, fatto di piccole epifanie urbane.
Con l’uscita di “My Masks”, il giovane molisano compie il primo passo ufficiale in un cammino che promette di rimanere fedele alla propria matrice di sincerità e passione. Il singolo, spogliato di sovrastrutture promozionali, nasce per essere condiviso: il messaggio arriva a chi, dietro le cuffie, riconosce il medesimo conflitto fra necessità di proteggersi e desiderio di essere visto. È solo l’inizio, ma il patto di autenticità – stipulato nota dopo nota – appare già saldo e destinato a consolidarsi progetto dopo progetto.
