Un’ondata di protesta ha travolto l’Aula di Montecitorio poche ore dopo l’attacco ai natanti della Flotilla: deputati e deputate delle opposizioni hanno cinto i banchi del governo, reclamando in coro garanzie immediate per l’imbarcazione e l’intervento del ministro della Difesa, mentre la seduta scivolava in un crescendo di tensione.
Tensione in Aula e richiesta di chiarimenti immediati
I banchi riservati all’esecutivo si sono trasformati in una sorta di baluardo simbolico quando gli esponenti di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno deciso di occuparli, bloccando di fatto l’avvio dei lavori parlamentari. La miccia era stata accesa durante la notte dall’attacco portato da droni israeliani contro la Flotilla, episodio percepito dalle opposizioni non solo come minaccia ai civili impegnati nella missione umanitaria, ma anche come affronto alla stessa rappresentanza istituzionale italiana a bordo. Il gesto plateale ha immediatamente attirato l’attenzione mediatica, trasformando l’emiciclo in un palcoscenico carico di tensione politica e simbolica.
Subito dopo l’irruzione tra gli scranni dell’esecutivo, le minoranze hanno formalizzato tre richieste precise: la convocazione della Conferenza dei capigruppo, la presenza in Aula del ministro della Difesa Guido Crosetto con misure concrete per proteggere la flottiglia e un intervento diretto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Solo un chiarimento pubblico, hanno insistito gli esponenti dell’opposizione, può scongiurare l’escalation dentro e fuori dal Parlamento. Nel frattempo, l’ordinaria agenda legislativa è rimasta sospesa, con i lavori d’Aula appesi a un filo di confronto ancora tutto da definire.
Le voci di Alleanza Verdi e Sinistra
La prima a rivendicare ufficialmente l’azione di protesta è stata Alleanza Verdi e Sinistra. Il vicecapogruppo Marco Grimaldi ha spiegato che l’occupazione dei banchi governativi rappresenta «l’unica forma di pressione efficace» per costringere il ministro Crosetto a intervenire a tutela della Flotilla. Secondo Grimaldi, l’attacco notturno non configura una mera intimidazione, ma un’aggressione che mette in discussione la responsabilità delle istituzioni italiane e internazionali. Senza un’azione rapida, ha ribadito, la credibilità del Paese rischia di subire un vulnus difficile da sanare.
Parole ancora più allarmate sono giunte dalla capogruppo Luana Zanella, che ha definito «quasi impossibile» proseguire i lavori senza una risposta politica all’altezza. Nell’emiciclo, l’esponente di Avs ha evocato le immagini di civili, minori e operatori dell’informazione colpiti in precedenti operazioni armate, domandandosi se chi ha agito contro di loro esiterà a usare ogni mezzo contro la Flotilla. L’intervento si è concluso con un appello accorato: occorre prevenire «prima che la situazione diventi drammatica e ingestibile», mettendo in campo azioni concrete di difesa e denuncia.
Partito Democratico e Movimento 5 Stelle serrano le fila
Il fronte dell’opposizione si è compattato oltre Avs. La capogruppo dem Chiara Braga ha invocato «un momento di assunzione di responsabilità», rimarcando che l’attacco notturno non può essere liquidato come semplice avvertimento. A suo giudizio, l’azione contro la Flotilla colpisce anche i rappresentanti istituzionali e impone al Parlamento di farsi promotore di una presa di posizione unitaria. Senza la convocazione immediata della Conferenza dei capigruppo, ha avvertito, l’assemblea rischierebbe di restare silente di fronte a un’aggressione che la riguarda direttamente.
Ancora più netta è stata la linea del capogruppo pentastellato Riccardo Ricciardi. Il Movimento 5 Stelle, ha annunciato, sospenderà ogni partecipazione a commissioni e sedute finché Guido Crosetto non si presenterà in Aula con un piano di protezione per i «patrioti occidentali» presenti sulla Flotilla. Ricciardi ha promesso di ricorrere a ogni strumento regolamentare per paralizzare i lavori, sostenendo che l’attacco costituisce un’offesa diretta anche alla sovranità italiana. Il suo intervento, accolto da applausi dai banchi dell’opposizione, ha ulteriormente elevato la temperatura del dibattito.
La risposta istituzionale
Nel cuore della confusione è intervenuto il presidente di turno della Camera, Giorgio Mulè, per comunicare che il governo «ha dato immediata disponibilità» a riferire. Mulè ha spiegato che il ministro Crosetto, impegnato in missione in Lettonia, tornerà a Roma in serata e la mattina successiva relazionerà all’Aula sugli eventi e sulle contromisure ipotizzate. L’annuncio ha cercato di ricondurre la discussione all’interno di un perimetro istituzionale, invitando deputati e deputate a evitare forzature procedurali e a riprendere i lavori con senso di responsabilità.
Poco dopo è arrivato il contributo del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha confermato di aver già contattato il ministro della Difesa, ottenendo rassicurazioni circa un rientro in giornata. La Russa ha proposto di fissare l’orario della comunicazione governativa entro la fine della seduta, ricordando che «è inutile alzare i toni di fronte a una richiesta legittima di informazioni». L’invito a moderare il clima, tuttavia, non ha dissipato la tensione: le opposizioni restano pronte a proseguire la protesta, mentre l’emiciclo rimane sospeso tra attesa e apprensione per gli sviluppi sul campo.
