Musica e migrazione si intrecciano nel nuovo singolo di Cabruja, che affida alla propria voce “Amara Terra Mia” per raccontare la nostalgia di chi parte e la speranza di chi arriva, in un dialogo continuo tra radici e futuro.
Un tributo sentito all’eredità di Modugno
Indossare quel celebre brano come un abito cucito su misura è stata per Cabruja una scelta quasi inevitabile. “Amara Terra Mia” racchiude, in poche strofe, l’intero universo emotivo di chi abbandona la propria casa: il vento salato che rimane sulla pelle, la promessa di un ritorno che forse non avverrà mai. Nel presentare la sua versione live, registrata al Teatro Scientifico Bibiena di Mantova, l’artista venezuelano mette in gioco il percorso personale che lo ha portato a far convivere la saudade latina con la canzone d’autore italiana, unendo due mondi apparentemente distanti. L’omaggio a Domenico Modugno diventa così anche una dichiarazione d’amore verso la lingua che lo ha accolto e verso un’icona che, con la stessa potenza evocativa, seppe raccontare partenze e malinconie.
Il videoclip, ora online, restituisce ogni sfumatura di quella performance: dall’intreccio di chitarra acustica e violino alla scelta di inquadrature intime che inseguono lo sguardo dell’interprete. Distribuita in radio e sulle principali piattaforme digitali da Over Studio Records, la traccia apre un nuovo capitolo nella carriera di Cabruja, arrivando pochi mesi dopo “Malecón”, singolo dai colori afro-caraibici che ne aveva confermato la versatilità. Anche stavolta la sorpresa è nella misura: una ballata essenziale, rispettosa dell’originale, ma capace di respirare con un tempo tutto suo, sorretta da un timbro che alterna delicatezza e forza in un continuo crescendo emotivo.
Il percorso artistico di un biologo cantautore
Originario di Caracas, Eduardo Losada Cabruja inizia a cantare tra i banchi di scuola, spinto dai cori scolastici che ne rivelano il talento. Parallelamente, si dedica alle scienze, laureandosi in Biologia presso l’Universidad Simón Bolívar. Nel 2006 un dottorato in Microbiologia Molecolare lo porta a Genova, dove la vita da ricercatore si fonde con nuove occasioni musicali: entra nel coro universitario e, grazie all’impegno come divulgatore al Festival della Scienza, incontra altri “colleghi” musicisti. Nasce così una cover band acustica, con un repertorio che spazia da Bowie agli Smiths, da Belafonte a Compay Segundo, consolidando il legame tra studio e palcoscenico.
L’esperienza ligure diventa palestra di sperimentazione: piccoli club, rassegne estive e appuntamenti istituzionali lo vedono alternare lingue e generi. Nel canto trova un ponte capace di unire la precisione del laboratorio con l’urgenza espressiva. L’evoluzione è graduale ma decisa: al rigore scientifico si affianca un lavoro costante sulla tecnica vocale, mentre la nostalgia dei ritmi venezuelani si mescola con le influenze mediterranee assorbite in Italia. È in quegli anni che il viaggio, fisico e interiore, diventa tema centrale di ogni brano scelto o scritto, preannunciando la cifra stilistica che oggi lo distingue.
Debutto discografico e riconoscimenti
Il battesimo ufficiale arriva nel novembre 2021 con l’album omonimo “Cabruja”, prodotto da Raul Girotti, un lavoro di cover arricchito da due inediti firmati con Giancarlo Di Maria. La qualità degli arrangiamenti — grazie alla partecipazione di nomi come Valentino Corvino, Antonello D’Urso, Iarin Munari, Marco Dirani e, in un brano, Paolo Fresu — cattura l’attenzione della stampa specializzata. Da quel disco nasce il singolo “La Corazonada”, che conquista la Top 20 della classifica emergenti in America Latina, toccando il primo posto per due settimane consecutive: un risultato che conferma quanto il suo canto sappia parlare a pubblici geograficamente e culturalmente diversi.
L’onda lunga di quel successo porta in radio, nel marzo 2023, “Lisboa Tbilisi”, ulteriore tappa di un itinerario musicale privo di confini. Nel frattempo Cabruja intensifica le collaborazioni: scrive con Paola Angeli, sale sul palco accanto al genovese Enrico Bosio e alla cantautrice Nathalie, consolidando una rete di rapporti artistici che arricchisce ogni esibizione. Dopo “Malecón”, pubblicato a giugno 2025 e intriso di sonorità afro-caraibiche, il nuovo singolo su testo di Modugno rinnova la sua promessa di autenticità. Oggi l’artista è finalista al Premio Mia Martini 2025, categoria Evergreen, con l’inedito “Discutibile”, ennesima conferma di un percorso in costante ascesa.
Dal Venezuela alla Liguria, con il cuore in viaggio
Partire, tornare, restare sospesi tra due mondi: questo è il filo rosso che attraversa ogni scelta di Cabruja. Dalla costa nord del Venezuela, dove il Malecón risuona di percussioni afro, fino ai vicoli di Genova, il cantautore ha imparato che si può abitare più luoghi contemporaneamente, purché la memoria rimanga viva. Accogliere la lingua italiana non è stato solo un esercizio di integrazione, ma un modo di riscrivere la propria identità artistica, trovando nelle parole di Modugno quella stessa nostalgia carica di speranza che anima le ballate latinoamericane.
Oggi Cabruja insegna scienze in un liceo linguistico genovese, portando in aula la medesima curiosità che lo guida sul palco. Tra microscopi e microfoni, racconta agli studenti che la conoscenza non conosce steccati: la biologia spiega i meccanismi della vita, la musica ne risveglia le emozioni. “Amara Terre Mia” diventa così non solo un brano, ma un manifesto di appartenenza multipla, l’istantanea di un artista che, mentre canta la terra abbandonata, celebra quella che lo ha accolto, e trova nel viaggio—fisico, culturale, interiore—la propria dimensione più autentica.
