Il sipario si è chiuso su Claudia Cardinale con un ultimo soffio di eleganza, lasciando il pubblico di tutto il mondo sospeso tra gratitudine e malinconia. Dal Mediterraneo alle capitali del cinema, la sua avventura umana e artistica resta un mosaico di coraggio, seduzione e scelte controcorrente.
L’ultima scena
Alle 87 primavere, la – ormai leggendaria – “sirena dello schermo” si è spenta a Nemours, alle porte di Parigi, circondata dall’affetto di Patrick e Claudia, i figli che hanno condiviso con lei la parte più intima di un’esistenza vissuta davanti e dietro la macchina da presa. A confermare la notizia è stato l’agente Laurent Savry, che ha parlato di «un’eredità di libertà e ispirazione, sul piano umano prima ancora che artistico». Parole che risuonano come un epilogo, ma anche come un invito a rileggere in filigrana la traiettoria di una donna incapace di rinunciare al proprio istinto.
Il cordoglio internazionale scaturito dalla sua morte certifica l’entità di un fascino che, fin dagli anni Sessanta, ha attraversato continenti, culture e generazioni. Quel volto fiero, incorniciato da occhi in cui la luce sembrava piegarsi, e quella voce roca, inconfondibile, hanno permesso a Claudia Cardinale di essere contemporaneamente musa, complice e sfida per giganti come Luchino Visconti e Federico Fellini. Con la stessa naturalezza, ha spartito il set con icone del calibro di Burt Lancaster, Alain Delon e Henry Fonda, mostrando che l’eleganza non è un atteggiamento, ma una forma di resistenza.
Da Tunisi a Venezia, contro ogni aspettativa
Nata il 15 aprile 1938 a La Goulette, vivace quartiere costiero di Tunisi, da una famiglia di radici siciliane, Claudia cresce tra il profumo del mare e i dialetti mescolati di una città ponte fra mondi. A sedici anni, quasi per burla del destino, si ritrova proclamata «Più bella italiana di Tunisia» durante una settimana del cinema organizzata in città. Non aveva neppure compilato il modulo di partecipazione: fu iscritta senza saperlo e vinse un viaggio alla Mostra di Venezia, biglietto d’andata verso un universo che la intimoriva.
Arrivata in Laguna, la giovane aspirante insegnante — era questo il suo sogno dichiarato — viene letteralmente assediata da produttori e registi che la vogliono subito in sala di posa. Lei, che parla soltanto francese, arabo e dialetto catanese, oppone resistenza: “Non voglio, non posso, non sono fatta per apparire”, ripete. È il padre a convincerla a «provare, almeno una volta», scommettendo sul talento nascosto dietro quella timidezza quasi selvaggia. Il sì mormorato con imbarazzo spalanca la porta a un’avventura che non concederà più vie di fuga.
Ferite nascoste e scelte coraggiose
La strada verso il successo è segnata da un trauma crudele che lei stessa, molti anni dopo, definirà la più grande prova di forza della sua vita. Ancora adolescente, subisce una violenza da parte di un produttore cinematografico e rimane incinta. In assenza di alternative accettabili per l’epoca, vola in segreto a Londra per partorire. Il neonato, Patrick, verrà affidato alla famiglia e presentato al mondo come fratello minore della futura star. Solo sette anni più tardi la verità sarà resa pubblica, a prezzo di lacrime e incomprensioni.
In un’intervista rilasciata a Le Monde nel 2017, confessò il dilemma in cui si era trovata: «L’ho fatto per lui, volevo proteggerlo e, insieme, salvare la mia carriera da uno scandalo che l’avrebbe distrutta». La menzogna, accettata per necessità, diventa dunque un atto di tutela verso il bambino e al tempo stesso una strategia di sopravvivenza artistica. Quel segreto, portato sulle spalle come un mantello invisibile, alimenta la determinazione con cui Cardinale affronterà le sfide future, trasformando la fragilità in una risorsa di autenticità.
Glamour europeo in due fotogrammi
Lanciata nell’età d’oro del cinema italiano senza padroneggiare la lingua, la giovane attrice viene inizialmente doppiata in tutti i film. Il momento di svolta arriva nel 1963, quando Federico Fellini pretende che utilizzi la propria voce in 8½, pellicola che conquisterà l’Oscar. Finalmente, il pubblico ascolta quel timbro graffiato, così distante dagli standard femminili del periodo. In un solo gesto, Cardinale riappropria del proprio corpo e del proprio suono, rifiutando di essere una semplice immagine muta costruita da altri.
Il 1963 è spartiacque: mentre dà corpo alla contessa Angelica ne Il Gattopardo di Luchino Visconti, gira in parallelo il set visionario di Fellini, passando da chignon bruni a parrucche bionde in un giro di valzer estenuante. I critici celebrano la sua capacità di incarnare, in un unico anno, la quintessenza del glamour europeo del dopoguerra, un connubio di austerità e sensualità che, come scrisse The Guardian, sembrava esserle stato imposto ma che lei seppe declinare con straordinaria autonomia.
Tra set internazionali e disobbedienze
Mentre l’Europa la acclama, Hollywood spalanca le porte. Blake Edwards la vuole accanto a Peter Sellers in La Pantera Rosa, Henry Hathaway la inserisce nel cast di Circus World insieme a Rita Hayworth e John Wayne. Sotto il cielo californiano riceve quel che definisce il miglior complimento di sempre: David Niven le sussurra che, dopo gli spaghetti, l’Italia non ha inventato nulla di più irresistibile. Eppure, la Cardinale rifiuta di trasferirsi stabilmente negli Stati Uniti, rivendicando la libertà di scegliere i propri progetti senza cedere alle logiche degli studios.
La stessa indipendenza la spinge a rifiutare ogni proposta di chirurgia estetica, scegliendo di invecchiare visibilmente davanti alla cinepresa e in teatro. Non è un vezzo: è coerenza. La filmografia si allunga fino a contare 175 titoli, compresi i ruoli maturi interpretati a ottant’anni, come nella versione femminile de La Strana Coppia all’Augusteo di Napoli. A osservarla sul palco, il pubblico comprende che il tempo, nel suo caso, non cancella la magia: la trasforma in un nuovo strumento narrativo.
Passione, famiglia, eredità
Se l’ammirazione maschile l’ha accompagnata ovunque, a conquistarla davvero è stato un solo uomo: il regista napoletano Pasquale Squitieri. Con lui vive un amore durato quarant’anni e suggellato dalla nascita della figlia Claudia. Il sodalizio sentimentale diventa anche professionale: insieme firmano numerosi film, tra tensioni creative e complicità domestica, fino alla scomparsa di Squitieri nel 2017. Nel loro rapporto si specchia l’idea cardinale di libertà che l’attrice ha sempre difeso, a costo di sembrare indocile o eccentrica.
Oltre il cinema, Cardinale presta viso e voce a battaglie sociali. Nel 2000 l’UNESCO la nomina Ambasciatrice di buona volontà per il suo impegno a favore delle donne e delle ragazze. Il riconoscimento si aggiunge ai premi alla carriera ricevuti a Venezia e Berlino, certificando un percorso che coniuga arte e militanza. Emblematica la disputa del 2017, quando il poster ufficiale del Festival di Cannes ritocca digitalmente le sue cosce per renderle più sottili: lei sorride, ma in privato stigmatizza la mania dell’apparenza, confermando che il coraggio più grande rimane quello di essere sé stessi.
