Roma si appresta a vivere un appuntamento d’eccellenza: giovedì, nelle sale storiche di Palazzo Rospigliosi, verrà assegnata la Vigna d’Argento, riconoscimento nato nel Salento e giunto al traguardo delle venti edizioni, quest’anno dedicato alla memoria di Pippo Baudo.
Un riconoscimento che attraversa la cultura italiana
Dal 2011 la Vigna d’Argento rappresenta molto più di una premiazione: è un gesto simbolico che rende omaggio a quanti, in campi diversi, hanno alimentato la crescita culturale e civile del Paese. La scultura, modellata dal maestro salentino Ugo Malecore e consegnata per la prima volta quattordici anni fa, racchiude l’essenza di un territorio vocato alla bellezza e alla condivisione. Attraverso questa piccola opera d’arte, l’associazione Città della Musica rinnova ogni anno l’invito a riconoscere il valore di idee, competenze e passioni che arricchiscono la collettività, mirando a un’Italia unita nella diversità delle sue espressioni.
La ventesima edizione si sposta per la prima volta sotto le volte affrescate del Centro Congressi di Palazzo Rospigliosi, nel cuore di Roma, e lo fa giovedì alle ore 18 con una cerimonia condotta dallo stesso patron Pino Lagalle. Il fondatore, già noto per il suo impegno nella valorizzazione delle tradizioni salentine, ha deciso di trasportare nella capitale l’energia di un evento capace di coniugare arte, musica e impegno civile. Patrocini prestigiosi – MIC-Ministero della Cultura, Regione Puglia, Siae e Coldiretti – confermano il peso nazionale di un premio che continua a rafforzare, edizione dopo edizione, il legame fra istituzioni e mondo creativo.
Il filo rosso: ‘una pace disarmata e disarmante’
La serata ruoterà attorno al tema “Una pace disarmata e disarmante”, locuzione attribuita a Papa Leone XIV che invita a un disarmo interiore prima ancora che materiale. In un’epoca percorsa da tensioni globali, il messaggio si fa invito alla giustizia, all’amore e al dialogo: valori capaci di disinnescare i conflitti più ostinati e di aprire i cuori a una fiducia reciproca. Il palco diventerà così uno spazio di racconto, dove testimonianze artistiche e istituzionali convergeranno per ribadire che la vera sicurezza non si basa sulle armi, ma su relazioni costruite nel rispetto e nella comprensione reciproca.
Il leitmotiv verrà richiamato in ogni intervento, dagli ospiti di spicco alle voci emergenti, con l’obiettivo di trasformare l’evento in una sorta di tavola rotonda a più registri. L’idea che la pace scaturisca dall’empatia, anziché dall’equilibrio del terrore, guiderà i momenti musicali, i riconoscimenti e gli intervalli di riflessione. In questo contesto, la scultura della Vigna d’Argento si farà simbolo di vite intrecciate e di radici condivise, proponendo un orizzonte in cui la creatività diventa strumento per sciogliere diffidenze e per cucire, con pazienza artigiana, il tessuto lacerato delle relazioni umane.
Un omaggio a Pippo Baudo e ai protagonisti dell’edizione romana
Questa ventesima edizione porta con sé un sentimento particolare: il ricordo del grande Pippo Baudo, scomparso il mese scorso e già insignito della Vigna d’Argento a Montecitorio nel 2019. Il presentatore, che con la sua cifra stilistica ha cambiato il volto della televisione italiana, verrà celebrato attraverso videoracconti, testimonianze e momenti musicali in grado di restituirne la straordinaria umanità. L’omaggio non sarà mero tributo nostalgico, ma promessa di continuità verso quella curiosità intellettuale che Baudo ha sempre coltivato, aprendosi a nuovi linguaggi e valorizzando i giovani talenti.
A salire sul palco, accanto a Pino Lagalle, sfileranno figure di spessore istituzionale e culturale: Gianni Letta, l’avvocato Giorgio Assumma, l’economista Giulio Sapelli e il manager Eliano Lodesani. Saranno loro a consegnare le sculture ai premiati, intrecciando aneddoti personali e visioni sul futuro del Paese. L’equilibrio fra memoria e prospettiva renderà la cerimonia un racconto a più voci, capace di unire testimonianze provenienti da ambiti differenti ma guidate da un unico denominatore: la volontà di mettere al servizio della collettività competenze, esperienze e sensibilità.
Gli artisti premiati e i loro traguardi
Tra i protagonisti più attesi spicca Emilio Isgrò, maestro dell’arte concettuale conosciuto in tutto il mondo per le sue celebri ‘cancellature’. Il siciliano, che da anni indaga il potere della parola sottratta e restituita, riceverà il riconoscimento insieme al giornalista e scrittore Lodovico Festa, già dirigente del Pci e cofondatore de Il Foglio. Completa la rosa il compositore Giorgio Battistelli, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Musica di Venezia e accademico effettivo presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia: tre percorsi diversi accomunati dalla capacità di tradurre la ricerca in linguaggio condiviso.
La platea applaudirà inoltre la storica Linda Giuva, docente di Archivistica alla Sapienza e studiosa degli archivi dei partiti politici e di genere, e il giornalista televisivo Alessio Orsingher, volto di ‘Tagadà’ su LA7, la cui vita professionale si intreccia con quella del marito Pierluigi Diaco. Spazio anche all’arte internazionale con Fariba Karimi, pittrice iraniana in esilio e attivista per i diritti femminili: a lei andrà il premio speciale “Una luce per l’arte – Premio Felice De Maria”, consegnato dall’amministratore delegato della Banca del Fucino Francesco Maiolini, a testimonianza dell’attenzione riservata ai talenti emergenti.
Un percorso che unisce Sud e Nord
La manifestazione romana costituisce soltanto il secondo capitolo di un itinerario nazionale battezzato “Unitalia – Tradizioni, Radici, Identità, Cultura”. Il progetto prevede tre tappe che simbolicamente disegnano un viaggio dal Mezzogiorno al Settentrione. La prima si è svolta a giugno tra le mura del Castello Normanno Svevo di Mesagne, nel cuore del Salento, mentre l’ultima approderà a Palazzo Reale a Milano nel maggio 2026, in concomitanza con le Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Lungo questo percorso, la Vigna d’Argento diventa messaggera di un comune sentire, capace di riannodare le radici culturali di un Paese plurale.
La vocazione itinerante del premio consente a territori diversi di raccontarsi e di dialogare, offrendo un’occasione concreta per rilanciare il turismo culturale e la filiera artistica nazionale. Ad ogni edizione, le istituzioni locali si affiancano all’associazione Città della Musica per dare risalto non solo ai premiati, ma anche alle eccellenze artigianali, enogastronomiche e creative che fanno da cornice all’evento. Il risultato è un mosaico variegato, dove ogni tappa aggiunge una tessera di colore a un’immagine complessiva di coesione, testimoniando che tradizioni e innovazione possono procedere fianco a fianco verso un futuro condiviso.
