La svolta diplomatica delineata alle Nazioni Unite ridisegna il panorama mediorientale: la Francia riconosce lo Stato di Palestina mentre l’Italia ribadisce che nella Striscia di Gaza non ci sarà spazio per Hamas, puntando a sicurezza condivisa, cessate il fuoco e tutela di entrambe le popolazioni coinvolte.
L’impegno italiano per una Gaza senza Hamas
La platea internazionale ha ascoltato con attenzione l’intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha descritto una situazione umanitaria a Gaza definita senza mezzi termini «catastrofica». Pur riaffermando che Roma non accetterà alcuna occupazione della Striscia né ipotesi di trasferimento dei suoi abitanti, il titolare della Farnesina ha insistito sul fatto che Hamas non potrà avere alcun ruolo nel domani di Gaza. Secondo Tajani, un futuro di stabilità passa attraverso una Striscia liberata dal movimento islamista e ricongiunta politicamente alla Cisgiordania sotto un’Autorità Palestinese rinnovata, capace di offrire garanzie di sicurezza tanto ai palestinesi quanto agli israeliani.
In quest’ottica, il ministro ha ricordato l’addestramento che i Carabinieri stanno già fornendo in Cisgiordania alla polizia dell’Autorità Palestinese, segno – ha puntualizzato – di un impegno «operativo e concreto». L’Italia, ha aggiunto Tajani con tono fermo ma pragmatico, sostiene il dispiegamento di una missione di stabilizzazione a Gaza e di un dispositivo di monitoraggio in Cisgiordania sotto egida Onu. Ringraziando l’Indonesia per il lavoro congiunto sulla sicurezza e deplorando l’espansione degli insediamenti israeliani, il ministro ha ribadito che il cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e l’accesso umanitario restano condizioni imprescindibili per salvaguardare la prospettiva dei due Stati.
Parigi rompe gli indugi: il riconoscimento della Palestina
La scena politica ha poi registrato l’annuncio destinato a entrare nei libri di storia: Emmanuel Macron, intervenuto alla conferenza di alto livello sulla soluzione dei due Stati co-presieduta con l’Arabia Saudita, ha proclamato che la Francia riconosce da oggi lo Stato di Palestina. Il presidente francese ha presentato la decisione come l’unica via per garantire una pace duratura a Israele, definendo la mossa una «sconfitta» per Hamas e ogni forma di antisemitismo. Ha quindi esortato a «neutralizzare» il movimento sul piano politico, ringraziando Qatar, Egitto e Stati Uniti per i passi compiuti nei negoziati con Israele.
Non meno significativo è stato il passaggio dedicato agli ostaggi: quarantotto israeliani rimangono in mano a Hamas e, ha avvertito Macron, «nessun argomento può giustificare il ricorso al terrorismo». Il rilascio di tutti i prigionieri e l’istituzione di un cessate il fuoco sono, per l’Eliseo, condizioni imprescindibili. Solo allora la Francia aprirà una propria ambasciata nello Stato palestinese appena riconosciuto. Ricordando la ferita del 7 ottobre – il peggior attacco mai subito da Israele, ha sottolineato – il capo dell’Eliseo ha rimarcato che «la legge deve prevalere sulla forza» e che l’uso della violenza non offrirà alcun futuro alla regione.
Le reazioni e le prospettive sul terreno
Sul versante palestinese, la Autorità Nazionale Palestinese ha salutato la decisione di Parigi come un atto «storico e coraggioso», ribadendo la propria aspirazione a uno Stato sovrano e indipendente. In un videomessaggio indirizzato all’Assemblea delle Nazioni Unite, Mahmoud Abbas ha invitato Hamas e le altre fazioni a consegnare le armi, promettendo che il movimento islamista non avrà un ruolo nel futuro governo. Pur condannando la violenza del 7 ottobre 2023, il leader palestinese ha lamentato di non aver ottenuto il visto statunitense per partecipare di persona ai lavori, ma ha assicurato un impegno totale nel perseguire la via diplomatica.
In parallelo, la conferenza ha registrato apprezzamenti trasversali per il coinvolgimento di Qatar, Egitto e Stati Uniti nel mediare tra Israele e Hamas, considerato un tassello essenziale per la de-escalation. Gli oratori hanno ripetutamente ammonito che la sicurezza di entrambe le popolazioni passa attraverso la soluzione dei due Stati, un obiettivo che resta a portata di mano soltanto se la comunità internazionale saprà muoversi in sintonia. L’auspicio condiviso è che il cessate il fuoco conceda respiro agli aiuti umanitari e apra lo spazio politico necessario per una Gaza pacificata, sotto la supervisione Onu, e una Cisgiordania protetta da missioni di monitoraggio efficaci.
