La sorprendente capsule “Wearable Concrete – Cemento da indossare” ridefinisce la relazione tra gioiello e materia, fondendo la visione di Giuliana Cella con l’innovazione di Sensorial, laboratorio umbro guidato da Maria Chiara Monacelli.
La ricerca di materiali che dialogano con il corpo
Nel pensiero progettuale di Giuliana Cella, l’oggetto prezioso non è mero ornamento, bensì architettura che si adagia sulla pelle e interagisce con il movimento. Fin dagli esordi l’artista milanese ha indagato sostanze considerate marginali o lontane dal gioiello classico, scoprendo in esse sorprendenti potenzialità espressive. L’approdo al cemento rientra in questa esplorazione: un composto normalmente associato all’edilizia viene addomesticato, reso leggero, stratificato di luce e trasformato in un intimo alleato del corpo umano. Ogni peso si trasfigura in leggerezza, ogni rigidità trova nuovo respiro.
La capsule si fonda su due formulazioni messe a punto da Sensorial, realtà umbra che coniuga rigore scientifico e abilità manuale. Il primo composto, battezzato “Fuji”, nasce dall’innesto di metalli fusi all’interno della matrice cementizia, generando venature cangianti che ricordano una colata lavica cristallizzata. Il secondo, denominato “Moon”, possiede pigmenti fotoluminescenti capaci di catturare la luce naturale per poi restituirla nell’oscurità. Queste qualità permettono ai gioielli di mutare aspetto nell’arco della giornata, dialogando con l’ambiente circostante e con l’emotività di chi li indossa.
Concrete metamorfosi: “Fuji” e “Moon”
“Fuji” diventa la matrice di pendenti scultorei, scolpiti singolarmente affinché nessuna trama somigli all’altra. Cella seleziona frammenti di cemento fuso, li rifinisce a mano e li incastona in montature minute che alternano oro martellato, argento brunito e pietre tagliate a cabochon. Il risultato è un pendolo materico che oscilla tra ruvidità e bagliori metallici, richiamando i contrasti propri della natura vulcanica a cui il nome allude. Indossare tali pezzi equivale a portare con sé un microcosmo di energie primordiali, congelate in una forma sorprendentemente ergonomica.
Diversa, ma altrettanto poetica, è la declinazione di “Moon”. In questa linea il cemento fotoluminescente accoglie cabochon di turchese o corallo, crea basi per bracciali rigidi impreziositi da charms in oro e brillanti, e dà vita a cuori traforati che ospitano rubini o zaffiri. Al crepuscolo la materia rilascia un bagliore soffuso, mentre le gemme riflettono punti di colore acceso. Ogni gioiello è plasmato singolarmente, affinché lievi variazioni di tono, densità e luminescenza segnino un rapporto esclusivo con la persona che lo sceglie.
L’incontro tra creatività e neuroscienza
A guidare la sperimentazione sul cemento è Maria Chiara Monacelli, che in Sensorial ha avviato un percorso di studio ispirato alla neuroscienza. Le superfici ottenute reagiscono agli stimoli luminosi, termici e tattili, generando un’esperienza plurisensoriale. Cella ha abbracciato questo approccio, convinta che l’ornamento debba interpellare non solo la vista, ma anche memoria, tatto e percezione ambientale. La sinergia tra le due creatrici dimostra come la precisione analitica possa convivere con l’istinto artistico, dando origine a forme che rispondono in tempo reale allo spazio circostante.
Nel laboratorio umbro, la fase di prototipazione avviene attraverso colate di micro campioni, test di resistenza e misurazioni cromatiche. Solo i blocchi che superano tali prove vengono affidati alle mani di Cella, che li trasforma in gioielli. Questo metodo, a metà tra officina alchemica e bottega rinascimentale, assicura che il risultato finale unisca solidità strutturale e delicatezza estetica. Ne scaturisce un design profondamente umano, capace di sollecitare ricordi tattili, spingersi oltre il concetto di lusso e restituire un senso di meraviglia intimo e condivisibile.
Un viaggio nomade tra culture e memorie
La tensione verso l’inedito accompagna Giuliana Cella fin dalle prime esperienze di viaggio in Asia. Tra mercati di pietre a Jaipur, monasteri tibetani, botteghe in Cina e atelier giapponesi, la designer ha raccolto frammenti di culture diverse, traducendoli in un linguaggio personale fondato su accostamenti inusuali. La scelta di materiali rari – ossidiana, seta dipinta, fossili – testimonia un’attitudine da collezionista, sempre attenta a preservare la memoria delle mani che li hanno lavorati. In Wearable Concrete questa eredità dialoga con l’urbanità del cemento, creando un ponte affascinante tra passato e contemporaneità.
Le sue opere hanno soggiornato in spazi istituzionali e gallerie internazionali, confermando la capacità di raccontare storie di luce e colore con una leggerezza poetica. Ciò che rende unica la nuova capsule è la perfetta armonia tra disciplina costruttiva e slancio emotivo: il cemento, così comune nella città, diventa intimo, quasi epidermico, al punto da fondersi con l’identità di chi lo indossa. Cella invita a riscoprire la bellezza dei contrasti, ricordando che anche la materia più apparentemente distante dalla gioielleria può farsi veicolo di emozioni profonde e durature.
