Gli alveari disseminati lungo la penisola non custodiscono solo miele di pregio: preservano biodiversità, sicurezza alimentare e un intero sistema economico. È il messaggio che Marcello Gemmato ha rilanciato al ministero della Salute, indicando nell’apicoltura un presidio irrinunciabile e un’eccellenza produttiva capace di sostenere lo sviluppo del Paese.
L’impatto della nuova normativa
La cornice legislativa che oggi regola la salute animale in Europa ha preso forma con il Regolamento (UE) 2016/429, meglio noto come Animal Health Law, entrato in vigore ad aprile 2021. L’Italia lo ha recepito con il decreto legislativo 136/2022, riformulando l’intero approccio alla gestione degli allevamenti, comprese le api. Il testo attribuisce agli operatori nuove responsabilità: prevenire le patologie, mantenere registri puntuali, segnalare tempestivamente ogni focolaio e utilizzare i farmaci con estrema prudenza. Ai medici veterinari viene riconosciuto il ruolo di consulenti aziendali, chiamati a guidare le imprese verso l’obiettivo della biosicurezza. In quest’ottica, la formazione obbligatoria in sanità animale diventa strumento indispensabile per ridurre le emergenze e contenere i costi di eradicazione delle malattie.
La piena attuazione delle norme europee si poggia su un meccanismo di registrazione dinamica che, nel nostro Paese, trova sintesi operativa nel Sistema I&R di identificazione e registrazione di operatori, stabilimenti e animali. Questo archivio, aggiornato in tempo reale, rappresenta una piattaforma strategica per la sanità pubblica veterinaria: consente di pianificare campagne di sorveglianza, di attivare controlli mirati e di reagire con rapidità in caso di emergenze sanitarie. Nel caso specifico dell’apicoltura, monitorare lo spostamento degli apiari significa non solo contenere le malattie delle api, ma tutelare la sicurezza alimentare e la fiducia dei consumatori, elementi centrali per la competitività dei produttori nazionali.
Un confronto aperto tra istituzioni e settore
L’esigenza di coniugare obblighi normativi e operatività quotidiana ha trovato spazio nel workshop «Sanità e apicoltura: sfide e opportunità», ospitato questa mattina nelle sale del ministero della Salute. L’incontro, promosso su impulso del sottosegretario Gemmato e organizzato dall’Istituto zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise in qualità di Centro servizi nazionale Anagrafi degli animali, ha riunito istituzioni, associazioni di categoria e comunità scientifica. Orazio Schillaci e Francesco Lollobrigida hanno portato il contributo rispettivamente del dicastero della Salute e del Masaf, confermando la sinergia fra tutela sanitaria e politiche agricole.
Nel corso dei lavori sono stati affrontati nodi cruciali per la competitività del settore: la tracciabilità degli insetti allevati, la rintracciabilità dei prodotti di origine animale, l’applicazione di programmi di sorveglianza sulle patologie e il controllo mirato dell’uso dei farmaci veterinari per contenere l’antibiotico-resistenza. Grande attenzione è stata riservata agli strumenti digitali che consentono di registrare con facilità ogni movimentazione di alveari, cosicché un’eventuale emergenza possa essere gestita in modo tempestivo e coordinato. Il dialogo aperto tra tecnici e produttori, come hanno sottolineato più relatori, rappresenta l’unica strada per trasformare gli obblighi in opportunità di crescita sostenibile.
Numeri e potenzialità dell’apicoltura italiana
I dati della Banca dati nazionale – Anagrafe zootecnica fotografano un comparto vivace: 78.024 apicoltori registrati, 190.798 apiari censiti, oltre 1,5 milioni di alveari e 177.324 sciami o nuclei. Secondo l’Osservatorio nazionale miele 2024, la produzione annua si attesta intorno alle 21.850 tonnellate, con più di cinquanta varietà uniflorali che riflettono la ricchezza botanica del territorio. A tutto ciò si somma il valore nutrizionale del miele, alimento energetico e dagli spiccati effetti antibatterici, qualità che ne fa – come ha ricordato Gemmato – una risorsa potenziale anche nel contrasto all’antimicrobico-resistenza.
L’impatto di queste cifre va oltre l’economia: ogni alveare agisce da ingranaggio fondamentale per l’impollinazione naturale, salvaguardando l’equilibrio degli ecosistemi e la varietà delle colture. Senza il lavoro degli apicoltori, molte specie vegetali perderebbero il loro principale alleato riproduttivo, con ripercussioni sull’intera catena alimentare. Per questo motivo Gemmato ha definito l’apicoltura «presidio insostituibile di biodiversità», richiamando l’attenzione sulla necessità di tutelare un capitale ambientale che coincide con la salute stessa dei cittadini e con la qualità delle produzioni agroalimentari del Paese.
Semplificazione e futuro del comparto
La pubblicazione del decreto ministeriale del 27 gennaio 2025 ha segnato un passo decisivo verso la semplificazione: il manuale operativo del Sistema I&R è stato rivisto proprio per alleggerire il carico burocratico degli apicoltori, pur mantenendo saldi gli standard di prevenzione, sorveglianza e biosicurezza richiesti dalle norme. Le modifiche – frutto del primo vero tavolo condiviso fra il ministero della Salute e tutte le organizzazioni nazionali di categoria – permettono oggi di registrare gli apiari con procedure più snelle e di gestire i dati in modo integrato, favorendo piani di monitoraggio precisi e reazioni rapide a eventuali criticità sanitarie.
Marcello Gemmato, tirando le somme del lavoro svolto, ha ribadito che solo un confronto costante potrà garantire il futuro di un settore «tanto prezioso per il nostro Paese». L’obiettivo, ha sottolineato, è consegnare ai consumatori un miele sicuro e certificato, in linea con i dettami europei. In Italia il controllo degli alimenti dipende dal ministero della Salute, diversamente da quanto accade in diversi Paesi UE dove spetta all’Agricoltura: questo assetto, ha aggiunto il sottosegretario, assicura un livello di vigilanza più attento e restituisce ai cittadini la certezza di portare in tavola un prodotto sano, frutto di un lavoro corale fra produttori, veterinari e istituzioni.
