Nel suo passaggio romano, il presidente federale tedesco Frank-Walter Steinmeier ha intrecciato diplomazia, solidarietà e fede, scandendo una giornata fitta di colloqui con le agenzie delle Nazioni Unite, la Comunità di Sant’Egidio e Papa Leone XIV.
Solidarietà globale
Prima ancora che le luci del giorno svanissero su Roma, il capo dello Stato tedesco ha voluto recarsi nella struttura che ospita il Programma alimentare mondiale. Là, circondato dai rappresentanti del Pam, della Fao e dell’Ifad, Steinmeier ha ribadito che la lotta contro la fame rimane un dovere morale e un imperativo strategico. Le sue parole hanno riecheggiato l’ansia di un’Europa che, pur attraversata da crisi interne, non intende distogliere lo sguardo dalle emergenze planetarie, specie ora che gli aiuti internazionali subiscono tagli dolorosi.
Con voce ferma, il presidente ha ricordato che, dal 2022, la Germania è diventata il maggior sostegno finanziario del Pam dopo il ritiro degli Stati Uniti. Tuttavia – ha ammesso – il mutato scenario economico costringe Berlino a ridurre gradualmente gli stanziamenti: 1,7 miliardi nel 2022, 1,3 nel 2023, un miliardo nel 2024 e meno di mezzo miliardo per quest’anno. “Soffriamo insieme, la nostra economia soffre insieme”, ha spiegato, intrecciando realismo contabile e responsabilità globale. Un calo che, ha sottolineato, non nasce da disinteresse bensì dalla necessità di rimettere ordine nei conti pubblici dopo anni di spesa straordinaria.
Incontro con Pam, Fao e Ifad: numeri, speranze e ostacoli
Il confronto con i dirigenti delle tre agenzie delle Nazioni Unite ha messo in evidenza quanto la congiuntura attuale stia complicando la raccolta fondi. Steinmeier ha ascoltato dati allarmanti sui flussi di aiuti bloccati da guerre, crisi climatiche e instabilità dei mercati. Nelle sale della sede romana si è percepita la consapevolezza che la sicurezza alimentare non è più un tema di nicchia, ma un barometro della stabilità politica mondiale. Il presidente ha assicurato che Berlino lavorerà per ricostruire un clima di fiducia tra i maggiori donatori.
Le cifre discusse sono state accompagnate da proposte operative: rilancio di partnership pubblico-private, semplificazione delle procedure per i corridoi umanitari e maggiore coordinamento con l’Unione Europea. Steinmeier ha evidenziato che la riduzione dei fondi tedeschi è temporanea e legata agli aggiustamenti di bilancio, ma ha anche chiesto alle agenzie di spendere meglio ogni singolo euro. L’obiettivo dichiarato è scongiurare che le fasce più vulnerabili paghino il prezzo della contrazione economica occidentale, preservando al contempo la credibilità dei meccanismi multilaterali internazionali.
Dialogo civile e spirituale
Nella seconda tappa della sua agenda romana, il presidente ha attraversato il quartiere Trastevere per abbracciare idealmente la Comunità di Sant’Egidio, realtà con la quale intrattiene rapporti da quando era ministro degli Esteri. L’incontro, informale quanto denso, è stato l’occasione per riflettere sulla forza discreta del volontariato. Steinmeier ha ascoltato testimonianze di accoglienza e di integrazione, confermando che, anche fuori dai palazzi istituzionali, si decide una parte essenziale della tenuta democratica europea. Un messaggio ribadito attraverso gesti semplici ma eloquenti.
Nel ricordare le mediazioni di pace promosse dalla Comunità, il presidente ha sottolineato che le ONG ad alto tasso di credibilità possono aprire varchi laddove la diplomazia statale resta in stallo. “Aiutano dove possono aiutare”, ha detto, facendo riferimento ai tanti fronti su cui Sant’Egidio è impegnata: dal sostegno ai più fragili negli spazi urbani europei alle complicate trattative nelle periferie del mondo. Per Steinmeier, queste esperienze rappresentano un carburante morale per le istituzioni e alimentano fiducia nella società civile.
Un legame costruito negli anni con la Comunità di Sant’Egidio
Non è la prima volta che Steinmeier varca il portone di via della Paglia: in passato, quand’era al vertice della diplomazia tedesca, aveva seguito da vicino le attività di mediazione condotte dalla Comunità in America Latina, Africa e Asia. L’odierna visita, però, si è caricata di ulteriore significato, perché avviene in un momento in cui Berlino avverte la necessità di rafforzare strumenti di soft power capaci di prevenire conflitti che, inevitabilmente, si riflettono sull’Unione Europea e mettono sotto pressione le economie continentali.
Attraverso un dialogo fitto con i volontari, il presidente ha voluto comprendere come i corridoi umanitari, nati proprio da un’idea di Sant’Egidio, possano essere replicati su scala più ampia nonostante le difficoltà burocratiche. L’attenzione si è concentrata sui flussi di profughi provenienti dalle zone di guerra, ma anche sulle nuove povertà urbane. Il messaggio emerso è che l’aiuto concreto, se ben organizzato, riduce la tensione sociale e impedisce che lo scontro politico degeneri in frattura insanabile per le nostre comunità.
Il volto diplomatico della fede
Al mattino, nel silenzio raccolto dei cortili vaticani, Steinmeier era stato ricevuto da Papa Leone XIV per un colloquio a porte chiuse. Al termine, il presidente ha annunciato di aver invitato il Pontefice a visitare la Germania. L’invito non è un gesto formale: arriva mentre il Vecchio Continente registra un calo costante di partecipazione alla vita ecclesiale. Per questo, l’incontro si è snodato sul doppio binario della geopolitica e della tenuta morale delle società europee in un momento particolarmente critico.
Seduti vis-à-vis, i due leader hanno passato in rassegna i principali teatri di tensione: Ucraina, Medio Oriente, instabilità caucasica. Steinmeier, convinto che le chiese possano rafforzare la coesione civile, ha condiviso con il Papa la preoccupazione per la diminuzione dei fedeli, fenomeno che non risparmia né le comunità cattoliche né quelle protestanti. L’idea, emersa con forza, è che un tessuto religioso vitale contribuisca a disinnescare l’estremismo e a difendere un’etica comune in tempi di polarizzazione che minaccia la convivenza democratica.
Dalla diminuzione dei fedeli alle sfide del conflitto ucraino
Il presidente ha definito la guerra in Ucraina una “vera guerra di aggressione”, soffermandosi sulla sofferenza della popolazione colpita. Durante l’udienza, ha riferito, il Papa ha riconosciuto che, finora, da parte russa non si intravede alcuna disponibilità al dialogo. Steinmeier ha lodato la disponibilità del Pontefice a mettere in gioco il proprio peso morale, certo che una voce super partes possa facilitare l’apertura di canali umanitari e, un giorno, di negoziati politici credibili, capaci di fermare l’ulteriore spargimento di sangue.
Interrogato sui recenti sconfinamenti aerei che hanno interessato i cieli dell’Alleanza, il presidente ha definito “giusta” la scelta di invocare l’articolo 4 della Nato, ritenendola un segnale inequivocabile verso Mosca. Ha insistito sul fatto che, davanti a provocazioni di questo tipo, la fermezza deve essere accompagnata da messaggi chiari e condivisi tra gli alleati. Solo così, ha spiegato, si può preservare la credibilità di un sistema di sicurezza collettiva che garantisce la libertà europea e scoraggia ulteriori azzardi militari futuri.
Mediterraneo e Medio Oriente: la disponibilità del Pontefice a mediare
A margine dell’udienza, Steinmeier ha ricordato che il Papa si è dichiarato “a disposizione” qualora le parti in conflitto decidano di cercare un punto d’incontro nel travagliato scenario mediorientale. Il presidente, consapevole della molteplicità di vedute che attraversa la Curia, ha rimarcato come, in un’epoca in cui il numero di mediatori si assottiglia, sarebbe un errore privarsi dell’azione diplomatica vaticana. L’esempio recente è il colloquio del Papa con il presidente israeliano, incentrato sull’emergenza umanitaria a Gaza e sulla fragile tregua.
Steinmeier ha insistito sul fatto che un miglioramento “significativo” delle condizioni di vita nella Striscia rappresenta non soltanto un imperativo etico, ma anche una precondizione per evitare l’ulteriore radicalizzazione della regione. “Non possiamo rinunciare a chi offre ponti di dialogo”, ha commentato, riconoscendo che il potere di persuasione morale della Santa Sede può ancora rendere possibile ciò che la diplomazia tradizionale fatica a costruire. Per il presidente, l’Europa ha tutto l’interesse a sostenere questo sforzo nel nome di una pace.
