Un monito risuona da Mosca: il Cremlino promette di rispondere a qualunque minaccia strategica e subordina la futura sopravvivenza del trattato New START a decisioni analoghe di Washington.
Allerta dal Cremlino
Nel corso di una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza, Vladimir Putin ha tracciato una linea netta: qualsiasi minaccia alla sicurezza russa riceverà una replica pronta e proporzionata. Il capo dello Stato ha parlato di misure non soltanto retoriche, ma di vere e proprie contromosse militari-tecniche, chiarendo che la deterrenza nucleare resta, a suo giudizio, solidamente in funzione. Il messaggio ha attraversato i corridoi del potere con il peso di un avviso preventivo, indirizzato sia agli interlocutori interni sia alle capitali che, a suo dire, cercano di mettere Mosca con le spalle al muro.
Pur scegliendo toni fermi, il presidente ha sostenuto di non voler innescare una nuova corsa agli armamenti, definendola «non nell’interesse» della Federazione Russa. Il passaggio più denso era tuttavia rivolto direttamente a Washington e, per estensione, all’ex presidente Donald Trump, al quale Mosca attribuisce un ruolo decisivo nelle future scelte politiche statunitensi. Con un uso calibrato di persuasione e monito, Putin ha quindi legato la propria disponibilità al dialogo al riconoscimento, da parte americana, di una reciproca esigenza di sicurezza, lasciando intendere che le opzioni di ritorsione sono già state pianificate in dettaglio.
L’erosione della stabilità strategica secondo Putin
Nel suo intervento, il leader del Cremlino ha dipinto un quadro che definisce «in continua e preoccupante degenerazione». Secondo la sua analisi, le azioni occidentali – giudicate «distruttive» – avrebbero logorato le fondamenta del confronto franco fra potenze nucleari, riducendo al lumicino gli spazi di dialogo reale. L’accumularsi di sospetti, sanzioni e reciproche accuse, ha spiegato, avrebbe trasformato la tradizionale competizione strategica in una sfida meno prevedibile, dove la gestione delle crisi si fa più complessa e gli equivoci rischiano di assumere una pericolosa dimensione sistemica.
La denuncia, pur carica di tensione, rientra nella narrativa ufficiale che vede Mosca come parte reattiva, costretta a muoversi in risposta a provocazioni esterne. Putin ha ricordato che finora i canali di comunicazione tra Stati dotati di arsenali nucleari erano serviti ad allontanare il fantasma di errori di calcolo, ma ha avvertito che oggi quelle stesse linee appaiono assottigliate. A suo dire, la combinazione fra deterrenza indebolita e politiche considerate ostili rischia di alterare irreversibilmente l’equilibrio costruito nei decenni del dopoguerra, con conseguenze che nessuno potrebbe controllare interamente.
New START verso il 2026
Alle parole sul deterioramento globale, il presidente ha affiancato il riferimento più concreto: la data del 5 febbraio 2026, quando il trattato New START terminerà la propria validità, cancellando l’ultimo argine numerico alle testate strategiche di Russia e Stati Uniti. Siglato nel 2010, l’accordo ha imposto per oltre un decennio limitazioni al dispiegamento dei vettori nucleari e, fino a quando è rimasto totalmente operativo, ha offerto un meccanismo di verifica reciproca considerato vitale per la prevedibilità strategica. Il conto alla rovescia, ha sottolineato Putin, non è una semplice formalità diplomatica: allo scadere, l’intero sistema di limitazioni quantitative potrebbe evaporare, aprendo scenari in cui ogni potenza sarebbe libera di accumulare arsenali senza obblighi di trasparenza.
Per il capo del Cremlino, preservare quanto resta di quel quadro negoziale equivale a mantenere un minimo di stabilità globale. Egli ha ricordato come, nonostante l’interruzione unilaterale della partecipazione russa annunciata nel 2023, le restrizioni fissate dall’accordo siano state in larga parte rispettate fino a oggi. Tale approccio, ha affermato, testimonia la volontà di non stravolgere i rapporti di forza finché sussiste una prospettiva di reciprocità. In assenza di una proroga condivisa, tuttavia, lo scenario che si profila è un ritorno agli anni in cui il numero di testate era regolato solo dalla capacità industriale di produrle.
Condizioni poste da Mosca per prolungare i limiti
Di fronte alla possibile fine di New START, Putin ha esplicitato un criterio semplice: simmetria. La Federazione Russa, ha detto, continuerà a osservare i vincoli del trattato soltanto se gli Stati Uniti manterranno atteggiamenti uguali e contrari. Per il Cremlino, qualunque mancato passo americano in quella direzione autorizzerebbe Mosca a rimuovere ogni paletto, incluse le restrizioni sul dispiegamento di vettori sottomarini, bombardieri strategici e missili balistici intercontinentali. La logica presentata intende, secondo Putin, prevenire interpretazioni unilaterali che potrebbero tradursi in un vantaggio operativo difficilmente recuperabile.
Il presidente ha inoltre rivendicato la «sicurezza e l’efficacia» del proprio sistema di deterrenza, lasciando intendere che il paese dispone di tutti gli strumenti necessari a sostenere un confronto prolungato. In questo quadro, la conferma dei limiti non appare un gesto di debolezza, ma un calcolo politico teso a mantenere un equilibrio che – a detta di Mosca – conviene anche a Washington. Il futuro del trattato, però, resta sospeso, e con esso la possibilità di un meccanismo affidabile che riduca al minimo le tentazioni di escalation.
Sorveglianza sulle difese statunitensi
La riunione si è chiusa con un ordine puntuale: vigilare sull’espansione del sistema di difesa missilistica statunitense, incluse le tecnologie che Washington potrebbe decidere di collocare nello spazio. Putin ha incaricato i comandi strategici di valutare con attenzione ogni passo americano, dal potenziamento degli intercettori di terra alle nuove architetture orbitali, così da calibrare in tempo reale le contromisure. Secondo il Cremlino, l’equilibrio deterrente non dipende soltanto dal numero di testate, ma anche dalla capacità di neutralizzare o di rendere inefficace lo scudo avversario.
In parallelo, dall’entourage presidenziale filtra la convinzione che l’eventuale schieramento di sistemi antimissile in orbita rappresenterebbe una «svolta qualitativa» capace di alterare l’attuale dottrina di deterrenza. Mosca, assicura il presidente, è pronta ad aggiornare di conseguenza la propria postura strategica, confidando nell’affidabilità dei mezzi già dispiegati e nello sviluppo di tecnologie in grado di penetrare qualsiasi barriera. La partita, ammonisce Putin, resta aperta; nel contempo, l’inquilino del Cremlino ribadisce di preferire un contesto regolato, privo di mosse unilaterali che costringano le parti a scelte irreversibili.
