Pioggia torrenziale, straripamenti e una rete idraulica sotto pressione: in poche ore la Lombardia ha dovuto affrontare una quantità d’acqua straordinaria, superiore ai 200 millimetri, che ha messo alla prova il nodo milanese e l’intera infrastruttura di contenimento.
I dati eccezionali delle ultime dodici ore
In meno di mezza giornata, tra Monza e Brianza, Como e l’area metropolitana di Milano, il pluviometro ha registrato accumuli superiori a 200 millimetri, cifra che normalmente si distribuisce nell’intero trimestre autunnale. Tale intensità ha imposto un carico repentino sui corsi d’acqua, con attenzione particolare al fiume Seveso, elemento nevralgico del sistema idraulico regionale. Saturare così velocemente il terreno significa ridurre drasticamente il tempo di reazione, obbligando le strutture di laminazione ad assorbire la piena sin dalle prime battute dell’evento.
L’aumento costante degli accumuli ha determinato l’attivazione quasi simultanea delle principali opere di contenimento. Le aree golenali di Vertemate con Minoprio, Carimate e Cantù, insieme al bacino di via Tintoretto a Lentate sul Seveso e alla vasca di laminazione di Bregnano-Lomazzo, sono entrate in funzione per rallentare la piena e ridurre la portata verso valle. Ogni minuto guadagnato ha permesso di alleggerire la pressione sul nodo milanese, dimostrando l’importanza di un sistema pensato per agire a cascata quando le precipitazioni superano le medie previste.
Il ruolo delle opere di laminazione
Tra le strutture più sollecitate spiccano le due vasche di Senago, componenti del Canale scolmatore di Nord-Ovest. La prima può ospitare circa 50 mila metri cubi e la seconda fino a 450 mila metri cubi; entrambe hanno iniziato a riempirsi non appena i livelli hanno superato le soglie di sicurezza. L’apertura delle paratoie rappresenta il momento in cui la teoria idraulica incontra l’emergenza reale, consentendo di trattenere volumi altrimenti destinati a confluire direttamente verso quartieri densamente abitati e industriali locali.
Parimenti decisiva è risultata l’area di laminazione del Parco Nord di Milano, dimensionata per contenere fino a 250 mila metri cubi. Convogliata all’interno dell’invaso, la piena del Seveso ha trovato uno sfogo controllato che ha contenuto l’innalzamento dei livelli a valle. Rallentare la spinta dell’acqua significa offrire margine alla rete fognaria urbana; senza questo polmone, l’impatto sulle zone residenziali prossime al fiume avrebbe potuto raggiungere proporzioni ben più rilevanti, secondo le valutazioni tecniche in atto in queste prime delicate ore.
Le criticità emerse a Milano e nell’hinterland
Nonostante il dispiegamento dei bacini di contenimento, la criticità più evidente si è verificata nella vasca di Bresso sul Seveso. Un grosso tronco, trascinato dalla corrente, ha colpito la paratoia d’ingresso causandone la rottura; l’acqua ha così superato la linea di sicurezza e ha tracimato. Contestualmente, a Paderno Dugnano si è registrato il crollo di un argine, evento che ha richiesto un immediato contenimento per evitare ulteriori propagazioni della piena verso le aree urbanizzate.
Nel quartiere di Niguarda il livello idrometrico ha toccato i tre metri, accompagnato da rigurgiti provenienti dalle tombinature, segno evidente della saturazione della rete urbana. La capacità di drenaggio della città è stata messa alla prova da un carico d’acqua che ha superato gli standard di progettazione. Come ha ricordato l’assessore regionale al Territorio e Sistemi Verdi, Gianluca Comazzi, le esondazioni non sono imputabili solo alla pioggia eccezionale, ma anche alla vulnerabilità di una rete di deflusso che necessita di continui adeguamenti.
Gli investimenti regionali e le prospettive
Per fronteggiare eventi di questa portata, Regione Lombardia ha stanziato negli ultimi cinque anni più di un miliardo di euro destinati al contrasto del dissesto idrogeologico. Secondo Comazzi, le vasche, gli scolmatori e le aree golenali attualmente in funzione sono il risultato di investimenti che hanno evitato conseguenze ben peggiori. Il quadro odierno conferma la validità di un approccio basato sulla prevenzione strutturale, pur evidenziando la necessità di ulteriori interventi per rafforzare i punti nevralgici della rete.
L’intensità crescente delle ondate di maltempo impone di mantenere la soglia di vigilanza ai massimi livelli. Sebbene la Lombardia risulti la regione più impegnata sul fronte degli investimenti, lo scenario climatico in evoluzione richiede una programmazione costante e flessibile. La priorità rimane quella di coniugare sicurezza idraulica, tutela del territorio e rapidità d’intervento, consapevoli che la tempestiva attivazione delle opere di laminazione rappresenta solo una parte di un sistema più vasto, destinato a evolversi di fronte a eventi meteorologici sempre più imprevedibili.
