Strade e città si preparano a un nuovo capitolo della vigilanza stradale: sistemi digitali interconnessi stanno per rimpiazzare dispositivi obsoleti e controlli sporadici, promettendo verifiche costanti e dati in tempo reale che ridisegneranno la mobilità e la responsabilità di ogni automobilista. Fra pochi mesi l’era dei Tutor verrà archiviata dall’arrivo di piattaforme capaci di incrociare immagini, sensori e intelligenza artificiale.
Ripensare la sicurezza stradale
La trasformazione che sta per investire la rete viaria italiana nasce dall’esigenza di superare controlli frammentari e facilmente aggirabili. I vecchi autovelox fissi e il Tutor, strumenti che per anni hanno incarnato l’idea stessa di repressione degli eccessi di velocità, verranno gradualmente sostituiti da una costellazione di algoritmi, radar e videocamere che comunicheranno fra loro in tempo reale. In pratica, il tracciamento non sarà più limitato a un tratto specifico o a un istante puntuale, ma accompagnerà in modo continuo il tragitto di ogni veicolo.
Questo approccio integrato non si limiterà a misurare chilometri orari: la rete dei nuovi sensori leggerà il contesto, interpreterà le dinamiche di traffico e individuerà comportamenti a rischio, come bruschi cambi di corsia o passaggi a velocità eccessiva nei cantieri. Grazie alla capacità di calcolo ormai paragonabile a quella dei data center più avanzati, gli operatori delle control room riceveranno analisi istantanee e potranno intervenire con messaggi variabili sui pannelli o con pattuglie dedicate, riducendo in modo drastico tempi di reazione e margini di errore.
Il cuore tecnologico di Navigard, la rete intelligente dell’autostrada
Alla base di Navigard c’è un ecosistema di nodi diffusi che si scambiano informazioni senza soluzione di continuità. Le telecamere di sorveglianza già presenti sui viadotti si affiancheranno a varchi elettronici di nuova generazione, dotati di radar Doppler e sensori Lidar capaci di riconoscere sagoma, categoria e andamento di ogni mezzo. Ogni transito produce un pacchetto di dati – percorso, velocità istantanea, pesatura dinamica per i mezzi pesanti – che confluisce in un hub centrale. Qui algoritmi di apprendimento rapido incrociano i flussi, isolano anomalie e avvisano le pattuglie.
L’applicazione più impressionante risiede nella capacità di reagire in manciate di secondi a situazioni impreviste. Se un autocarro supera il limite di massa, il sistema notifica l’eccedenza già al successivo casello; se un veicolo imbocca la carreggiata in direzione opposta, l’allerta viaggia simultaneamente verso pannelli luminosi, smartphone degli operatori e centrale della Polizia di Stato. Il controllo umano, dunque, non scompare, ma riceve un alleato in grado di filtrare milioni di parametri, riducendo il margine di distrazione e aumentando la tutela di chi percorre l’autostrada.
Dal test all’implementazione nazionale
La tabella di marcia fissata da Autostrade per l’Italia prevede che Navigard esca dalla fase di sperimentazione e debutti su alcune tratte selezionate nel corso del 2026. I cantieri per l’installazione dei varchi sono già calendarizzati: negli svincoli più trafficati verranno abbinate opere civili di sostegno, cablaggi in fibra e punti di alimentazione autonomi, così da garantire continuità in caso di blackout. Entro la fine dell’anno, le prime metriche sull’impatto di incidenti e code offriranno una fotografia concreta dell’efficacia del nuovo modello.
Il passo successivo, programmato per il 2027, punta a coprire l’intera rete gestita dalla concessionaria: circa tremila chilometri, dal nord al sud della penisola. Una volta ultimata l’estensione, viaggiare sotto il radar di Navigard diventerà praticamente impossibile, perché ogni portale avrà visibilità sul successivo e potrà calcolare in successione media, punta e deviazioni dal codice. A quel punto la differenza principale non sarà più se si verrà rilevati, ma quando arriverà la notifica della violazione, che potrà essere caricata in automatico sul fascicolo digitale del conducente.
SafeDrive, l’occhio vigile dei centri urbani
Mentre le autostrade si dotano di Navigard, nelle città farà la sua comparsa SafeDrive, un dispositivo pensato per intercettare le abitudini più pericolose al volante fra semafori, piazze e viali trafficati. Il suo sensore principale è una camera ad alta definizione affiancata da Led a infrarossi che rendono nitide le immagini anche di notte o in caso di maltempo. Su quelle sequenze lavora un software di visione artificiale che distingue in frazioni di secondo se il conducente sta toccando lo smartphone o se la cintura risulta slacciata.
Oltre alla verifica delle distrazioni, il dispositivo svolge la classica misurazione della velocità, con la differenza che i dati non vengono più processati da un singolo processore locale, ma inviati a un cloud protetto dove l’intelligenza artificiale completa la comparazione con i limiti della zona. La targa viene letta in automatico, il proprietario identificato e il verbale precompilato in pochi istanti, pronto per la notifica digitale o tradizionale. L’intero flusso dura talmente poco che, mentre l’automobilista ancora avanza verso il semaforo successivo, la contravvenzione è già in coda per la spedizione.
Conducente e algoritmo: un patto di responsabilità
Il nuovo paradigma di sorveglianza non si tradurrà in una semplice raffica di multe: l’obiettivo dichiarato è modificare i comportamenti prima ancora che si trasformino in infrazioni. Sapere che l’intero percorso è monitorato, che l’anomalia viene riconosciuta e che il verbale parte in automatico, induce un autocontrollo collettivo molto più efficace delle campagne di sensibilizzazione. In questo patto implicito, la tecnologia esige rispetto delle regole ma, in cambio, promette strade più scorrevoli, meno incidenti e un risparmio di vite umane che nessun autovelox isolato avrebbe mai potuto garantire.
Resta da capire come reagiranno gli automobilisti a questa nuova ondata di controlli digitali. Le prime sperimentazioni mostrano un calo immediato dei picchi di velocità e una riduzione significativa dell’uso del cellulare in abitacolo, segnali che lasciano ben sperare. Tuttavia, perché la rivoluzione mantenga le promesse, serviranno manutenzione costante, adeguati livelli di protezione dei dati e, soprattutto, un aggiornamento continuo dei software d’analisi, chiamati a interpretare scenari di traffico sempre più complessi senza cedere il passo ai consueti tentativi di elusione.
