Le tensioni divampate nel cuore di Milano durante la manifestazione a sostegno della Palestina hanno acceso il dibattito politico: l’ex generale e eurodeputato Roberto Vannacci punta il dito contro le frange di sinistra, accusate di alimentare sistematicamente la violenza di piazza.
Condanna senza tentennamenti e sanzioni esemplari
Secondo Vannacci, quanto accaduto davanti alla Stazione Centrale non può restare senza risposta. L’ex comandante invoca una presa di posizione netta da parte di tutte le forze politiche, associata a provvedimenti giudiziari rapidi, arresti immediati e «pene esemplari» a carico di chi, armato di fumogeni e bastoni, avrebbe trasformato la protesta in guerriglia urbana. A suo giudizio, oltre alle sanzioni personali, è necessario pretendere il risarcimento dei danni subiti dalla collettività e dai commercianti, così da interrompere «l’impunità di fatto» che – sostiene – incoraggia i facinorosi a ripetersi.
In parallelo, il vicesegretario della Lega rivolge un pensiero a quello che definisce «gli operai con l’uniforme», gli agenti costretti a contenere i tumulti. Il bilancio, ricorda, parla di una sessantina di feriti tra le forze dell’ordine e di pattuglie impegnate per ore nel riportare la calma, con il rischio di ritrovarsi non solo in ospedale ma anche sul banco degli imputati «per aver semplicemente svolto il proprio dovere». Una dinamica che, a suo dire, mortifica chi tutela l’ordine pubblico e scoraggia la partecipazione stessa di uomini e donne in divisa alle operazioni più delicate.
Manifestare è lecito, ostacolare gli altri no
Nel suo ragionamento, Vannacci parte da un assunto di principio: la libertà di manifestare il proprio pensiero rientra tra i capisaldi democratici, tuttavia deve esercitarsi nel perimetro di norme che garantiscano la convivenza civile. Lo sciopero, sottolinea, si configura come astensione volontaria dal lavoro e non può trasformarsi nell’interdizione del diritto altrui di raggiungere l’ufficio, aprire un negozio o semplicemente attraversare la città. Violenza, vandalismi e blocchi stradali, insiste, non sono espressioni di protesta ma di sopraffazione, e ciò, afferma, tradisce lo spirito costituzionale.
L’europarlamentare rievoca episodi considerati emblematici: gli scontri avvenuti in Piazzale Corvetto dopo il caso Ramy, le sassaiole e i lanci di fumogeni contro i cantieri della Tav in Val di Susa. Per Vannacci si tratta di «uno stesso copione messo in scena da frange che si proclamano pacifiste ma scelgono sistematicamente la strada dell’intimidazione». Chi organizza cortei – continua – avrebbe il dovere di vigilare affinché il dissenso non scivoli nella violenza, invece «troppo spesso si assiste a dichiarazioni ambigue o addirittura giustificatorie, pronunciate in nome di un presunto bene superiore».
La lettura politica: «La violenza oggi è sempre a sinistra»
Il passaggio più esplicito arriva quando Vannacci formula la sua diagnosi politica: «La violenza, oggi, è sempre a sinistra». Un’affermazione che affonda le radici, spiega, nell’osservazione sistematica degli scontri verificatisi nelle principali piazze italiane negli ultimi anni. Inquadrati nella sua analisi, gli eventi di sabato a Milano si sovrappongono a una sequenza di schermaglie in cui gruppi che si richiamano all’antagonismo di sinistra avrebbero agito per imporre con la forza la propria visione del mondo, non per difendere un diritto negato.
Con questa chiave di lettura, l’ex generale considera secondario l’effetto concreto delle proteste sul conflitto in Gaza: «La popolazione di Gaza non vive un’ora di sollievo in più rispetto a ieri», osserva. Il prezzo, tuttavia, ricade sui cittadini italiani bloccati nel traffico, sulle attività costrette alla chiusura e su quei lavoratori che, per evitare disordini, hanno rinunciato al proprio salario giornaliero. Un tributo che, a suo avviso, fotografa la sproporzione tra l’obiettivo dichiarato e le conseguenze reali di quella che definisce «guerriglia urbana».
