Con la stessa discrezione di un sipario che cala sull’estate, questa sera la Terra attraversa il punto d’equilibrio in cui buio e luce si stringono la mano. L’autunno fa il suo ingresso, promettendo tonalità calde e giornate via via più brevi, mentre il calendario segna 22 settembre 2025, ore 20:30.
La perfetta simmetria di questo giorno
In ogni punto del globo, dal silenzio dei ghiacci polari alle metropoli che non dormono mai, oggi il cronometro della natura scandisce un equilibrio millimetrico: dodici ore di luce, altrettante di buio. Questa precisa ripartizione non dipende dalla latitudine, dal fuso orario o dalle abitudini umane, ma da un istante geometrico in cui il nostro pianeta si presenta perpendicolare al Sole. Basta sollevare lo sguardo all’alba o scrutare i colori del crepuscolo per avvertire l’armonia di un respiro cosmico che pare sospendere, seppur per poche ore, le differenze tra Nord e Sud del mondo.
In Italia, e in gran parte dell’emisfero settentrionale, l’istante che sancisce il passaggio ufficiale si consumerà precisamente alle 20:30 di questo lunedì, 22 settembre 2025. L’orologio astronomico non ammette ritardi: a quell’ora l’autunno, con il suo bagaglio di aria frizzante e promesse di raccolti, subentra all’estate. La circostanza ricorre con puntualità quasi matematica, ma non manca mai di suscitare una certa emozione, come se il varco stagionale facesse cadere, insieme alle foglie ancora verdi, la percezione del tempo che scorre. Un invito silenzioso a rallentare, fare scorta di luce interiore e prepararsi alle sere più lunghe.
L’equilibrio celeste spiegato dagli astronomi
La parola equinozio deriva dal latino “aequa nox” e racconta in due termini la meraviglia di una notte che pare imitare il giorno. In quel preciso momento il Sole attraversa la linea immaginaria dell’equatore celeste, lasciandosi alle spalle il cielo boreale per affacciarsi su quello australe. L’immagine suggerisce una sorta di valico invisibile, un ponte sospeso tra due emisferi che i fotoni superano in un battito di ciglia. Gli studiosi sottolineano come tutto accada in un istante esatto, misurabile ma allo stesso tempo impalpabile, quasi fosse un pensiero più che un evento fisico.
A rendere possibili i cambi di stagione è l’inclinazione di circa 23,27 gradi dell’asse terrestre rispetto al suo piano di rivoluzione intorno al Sole. Durante l’anno, questa postura obliqua fa sì che un emisfero riceva più radiazione mentre l’altro ne abbia meno, generando mesi caldi e periodi freddi. Quando però la Terra si dispone perpendicolare ai raggi solari, la bilancia si azzera: la luce si divide equamente, e il pianeta vive una parentesi di neutralità luminosa. Non è un punto fisso nello spazio, ma un passo di danza che si ripete con cadenza regolare, ricordandoci che il movimento è la regola fondamentale dell’universo.
Un appuntamento che non ha un giorno fisso
Chi consulta il calendario noterà che l’equinozio d’autunno non compare sempre alla stessa voce del 22 settembre: talvolta anticipa di un giorno, talvolta si spinge fino al 24. Il motivo risiede nel fatto che l’anno civile conta 365 giorni tondi, mentre un’orbita della Terra intorno al Sole richiede circa sei ore in più. Questo piccolo avanzo si accumula e viene compensato, ogni quattro anni, con l’introduzione degli anni bisestili. Il risultato è che la data e perfino l’orario del fenomeno oscillano, restituendo al cielo la sua libertà di sorprendere.
Accorgersi di queste irregolarità, invece di disorientarci, può diventare un invito a vivere il presente. Sapere che l’istante di equilibrio non arriva sempre allo stesso numero del mese ci ricorda che la natura usa un orologio più complesso di quello appeso in cucina. Cogliere questo gioco di anticipo o ritardo è un modo per mantenere viva la meraviglia e sentirci, per qualche secondo, parte integrante di un ingranaggio cosmico che continua a muoversi, incurante delle nostre agende e delle nostre convenzioni.
