Sul piccolo schermo sta per aprirsi un capitolo inaspettato: la terza stagione di Blanca metterà alla prova la luce interiore della sua protagonista, trascinando pubblico e personaggi dentro colori più cupi di quanto abbiano mai affrontato.
Un addio che pesa: l’assenza di Linneo
Il racconto riparte da una ferita che brucia: la morte di Linneo, il cane guida di Blanca. L’evento, pur essendo circoscritto a pochi fotogrammi, domina l’atmosfera dell’intera stagione, perché priva la consulente ipovedente di quel punto fermo che le permetteva di attraversare la vita con passo sicuro. Maria Chiara Giannetta restituisce con delicatezza la crudezza del lutto, lasciando emergere la tensione tra l’istinto di scacciare il dolore e la necessità di abitarlo. Perdere un compagno animale non è solo questione di abitudine: è la frattura di un’alleanza senza parole che spesso resiste più di qualunque relazione umana.
L’assenza di Linneo costringe l’eroina a muoversi fra silenzi e ricordi che si intrecciano con i casi di cronaca della settimana. Il vuoto lasciato dal cane diventa lo specchio delle fragilità di chi la circonda, e la caserma di Genova si trasforma in un sottile campo di battaglia emotiva. Ogni personaggio si avvicina a Blanca con un proprio bagaglio di consigli o premure, ma lei respinge ogni tentativo di conforto, quasi temesse che lasciarsi aiutare equivalga a tradire la memoria del suo fedele amico. Solo quando il dolore perde la sua morsa, la protagonista potrà tornare a far vibrare quella leggerezza che il pubblico ha imparato ad amare.
Un nuovo compagno di viaggio: l’arrivo di “Cane 3”
In un angolo del commissariato entra in scena “Cane 3”, provvisoria denominazione del nuovo cane guida che ancora non ha meritato un nome vero. L’animale, a differenza del suo illustre predecessore, possiede uno sguardo curioso e un temperamento scanzonato, elementi che rompono l’austerità del lutto e iniettano imprevedibilità nel copione. Le prime interazioni sono imbarazzate: Blanca teme di sostituire l’insostituibile, mentre il cucciolo, ignaro delle regole della fiction e della vita, invia segnali di fedeltà assoluta. Spesso chi ha amato un animale tende a non aprire più il cuore per paura di soffrire: è la resistenza che la serie intende smontare, fotogramma dopo fotogramma.
Dietro la macchina da presa, il regista Nicola Abbatangelo, volto nuovo della saga, confessa di avere lasciato in montaggio diversi “disastri” combinati dal cane pur di restituire autenticità. Quei guinzagli strappati e quelle corse fuori copione aggiungono ritmo e creano momenti di tenerezza non programmata. Il set diventa così un laboratorio di spontaneità, dove la goffaggine dell’animale fa da contrappunto alla compostezza degli attori. Quello che doveva essere un semplice elemento di scena si trasforma in un detonatore narrativo, capace di far risuonare nei corridoi della questura risate liberatorie proprio quando l’atmosfera pareva irrespirabile.
Man mano che scorrono le puntate, il pubblico assisterà alla lenta costruzione di una nuova simbiosi. Blanca, pur facendo resistenza, finirà per riconoscere nell’animale l’alleato di cui ha bisogno per tornare a percepire il mondo in modalità multisensoriale. Intanto “Cane 3” si dimostrerà fondamentale nelle indagini, grazie a un fiuto che non sbaglia mai un colpo e a un’ostinazione che lo rende quasi un comprimario umano. La produzione gioca qui la carta della continuità emotiva, ricordando quanto gli animali, in ogni racconto di formazione, possano incarnare la voce muta della coscienza dei protagonisti.
Lotta interiore e rinascita
La scrittura della terza stagione abbandona i pennelli sgargianti delle precedenti e si sposta su toni più scuri, in sintonia con l’oscurità che avvolge Blanca. La consulente, che abbiamo conosciuto solare, deve attraversare un territorio interiore di ombre per poter tornare a essere la bussola morale del commissariato. Accettare il buio, senza farsene schiacciare, è il passaggio obbligato per conquistare una luce nuova, meno ingenua ma più autentica. L’arco narrativo vuole ribadire che il dolore non va evitato: si può solo attraversare.
Per il pubblico, questa svolta rappresenta un invito alla riflessione. Le indagini sui casi di puntata restano coinvolgenti, ma si intrecciano con un sottotesto più intimo, in cui la protagonista impara a chiedere aiuto. Ogni volta che si chiude un interrogatorio o un rilievo sulla scena del crimine, si spalanca il cassetto dei ricordi di Blanca, costringendola a fare i conti con ciò che ha perso e con ciò che potrebbe ancora conquistare. Il messaggio è chiaro: la sofferenza, se metabolizzata, diventa terreno fertile per una rinascita emotiva che non cancella il passato, bensì lo integra.
Il percorso di Liguori tra orgoglio e gelosia
Accanto alla trasformazione di Blanca, spicca l’evoluzione dell’ispettore Michele Liguori, interpretato da Giuseppe Zeno. L’uomo, che all’inizio della serie ostentava sicurezza professionale e un certo paternalismo nei confronti della collega, adesso si scopre vulnerabile. La prospettiva di perderla lo costringe a interrogarsi sui propri limiti emotivi. Essere vicino a una donna che vive senza vedere ma osserva più di chiunque altro diventa per lui un’esercitazione quotidiana di umiltà.
Il finale della seconda stagione lo aveva visto scegliere un’altra relazione, tentando di convincersi che l’intensità con Blanca fosse soltanto un malinteso del cuore. La nuova annata dimostra il contrario: la fitta della gelosia lo colpisce quando meno se lo aspetta e lo spinge su terreni ancora inesplorati. Il suo percorso sarà costellato da scelte che metteranno in discussione il suo ruolo all’interno della squadra e la sua stessa percezione di sé come uomo. Da maestro presunto a discepolo riluttante, Liguori offre allo spettatore una parabola di crescita che non fa sconti.
A complicare ulteriormente la dinamica irrompe Domenico Falena, contractor di sicurezza navale interpretato da Domenico Diele, figure carismatica abituata a muoversi in contesti marittimi ad alto rischio. La sua presenza introduce uno stimolo inedito per Blanca e una spina nel fianco per Liguori, che vede il proprio territorio emotivo minacciato. Il triangolo che si profila all’orizzonte non è mero espediente romantico: è il catalizzatore che costringerà i protagonisti a ridefinire confini e desideri.
Nuovi volti e ritorni attesi
Il mosaico si arricchisce di nuovi tasselli grazie all’ingresso di Eva Faraldi, manager affascinante affidata a Matilde Gioli, responsabile dell’agenzia per cui lavora Falena. La donna incarna una leadership pragmatica che contrasta con l’idealismo investigativo della questura. Il suo ufficio, fatto di monitor che sorvegliano rotte internazionali, rappresenta un universo parallelo in cui il fiuto di Blanca potrà mettere radici sorprendenti. Quando mondi operativi così diversi si incrociano, la narrativa trova ossigeno per espandere la posta in gioco ben oltre i confini cittadini.
Accanto alle novità, tornano volti familiari: la giovane Lucia (Sara Ciocca), l’amica Stella (Federica Cacciola), il premuroso padre Leone (Ugo Dighero) e il vicequestore Bacigalupo (Enzo Paci). Ognuno di loro partecipa alla trama con rinnovata complessità, testimoniando l’intenzione degli autori di non lasciare indietro nessun personaggio. Sullo sfondo, la produzione di Lux Vide in sinergia con Rai Fiction promette sei prime serate, a partire da lunedì 29 settembre, che terranno incollati allo schermo gli spettatori in attesa di scoprire se Blanca saprà trasformare il dolore in nuova forza creativa. Il viaggio è appena cominciato; il battito d’ali di un cane può cambiare il vento di un’intera vita.
