Striscioni, poster di grandi dimensioni e presìdi silenziosi sono comparsi in numerose città italiane, tutti firmati dagli studenti del Blocco Studentesco. Al centro di questa mobilitazione c’è il ricordo di Iryna Zarutska, ventitreenne ucraina assassinata il 22 agosto nella metropolitana di Charlotte, North Carolina.
Un ricordo che attraversa l’Italia
Le gigantografie dedicate a Iryna sono state affisse davanti a licei, università e stazioni: un mosaico di volti, candele e slogan che si è esteso da Torino a Palermo. In primo piano campeggia la scritta “Europe wake up”, resa in caratteri decisi per richiamare l’attenzione dei passanti. L’obiettivo dichiarato dal movimento è onorare la memoria dell’ennesima vittima di quanto viene definito “odio anti-bianco”. Gli organizzatori parlano con toni accorati di “una giovane vita spenta da un pluripregiudicato con quattordici arresti alle spalle”, rivolgendo un appello a studenti e cittadini affinché non resti uno spazio vuoto tra solidarietà e impegno concreto.
Il caso di Iryna, raccontano i militanti, era inizialmente passato quasi inosservato sui media tradizionali. Solo in un secondo momento, quando il filmato dell’aggressione – duro, crudo e girato tra l’indifferenza generale – ha iniziato a circolare sui social, la notizia ha infranto il muro del silenzio. “Europe wake up” è così diventato un invito a non voltarsi altrove, ma anche un’accusa rivolta a un sistema ritenuto incapace di proteggere i più deboli e di garantire una narrazione trasparente di quanto accade.
Un’aggressione che ha sconvolto il web
La sequenza, ripresa dalle telecamere interne del convoglio, mostra l’assassino colpire tre volte alla gola la giovane ucraina, lasciandola dissanguare sul pavimento del vagone. Attorno, passeggeri immobili, telefoni in mano, incapaci di intervenire. Secondo la ricostruzione fornita dal Blocco, l’uomo avrebbe dichiarato di aver agito perché Iryna era “l’unica bianca sul mezzo”. Quell’ammissione, unita alla brutalità dei fendenti, ha trasformato l’episodio in un simbolo di una quotidiana violenza che, sostengono gli studenti, “attraversa tutto l’Occidente come una linea di faglia”.
Il volto di Iryna campeggia ora sui manifesti come emblema di un disagio più ampio. “È diventata il simbolo di una violenza ripetuta, troppo spesso minimizzata o taciuta”, spiegano i promotori. La scelta di utilizzare un’immagine forte – la ragazza ritratta con uno sguardo fermo, incorniciato da un velo di luce – punta a produrre un colpo emotivo, a scavare un varco nella routine quotidiana. Il Blocco Studentesco descrive l’iniziativa come un monito permanente contro l’apatia sociale, chiedendo attenzione per tutte le vittime, ovunque si trovino, al di là di confini o appartenenze nazionali.
Dallo slogan alla chiamata all’azione
Nella loro nota, gli studenti sottolineano che “Europe wake up” non deve ridursi a un semplice motto di protesta. Lo definiscono invece un “grido di battaglia” per una generazione invitata a riconoscere la propria identità europea. Secondo il testo diffuso, la vera sfida consisterebbe nel “non difendere un sistema già fallito, ma costruire una patria come non si è mai vista”. Il primo passo, proseguono, è scuotersi da decenni segnati da consumismo, multiculturalismo e globalizzazione forzata; il secondo è tornare nelle strade, prendendosi spazi pubblici e visibilità politica senza timori.
Il Blocco Studentesco rivendica il ruolo di punto di riferimento per chi sente “il richiamo della propria identità” e reputa il conflitto l’unico strumento per conquistare agibilità politica. Il finale del comunicato è netto: “È giunto il momento: morire occidentali o risvegliarsi come europei”. Con queste parole, la mobilitazione in memoria di Iryna Zarutska diventa anche una piattaforma di denuncia e di proposta, nel tentativo di trasformare la commozione per una tragedia in un motore di partecipazione collettiva.
