Villa del Grumello si prepara ad accogliere un viaggio sensoriale: Archivio Mantero presenta “Unanno”, installazione che fonde tessuti, immagini e suoni nell’ambito del Lake Como Design Festival. L’esperienza, a cavallo tra memoria e ricerca, intreccia due secoli di creatività con lo sguardo rivolto al presente.
Il cuore della narrazione
Al centro dello spazio espositivo campeggia il volume che, più di ogni altro, incarna la lunga storia custodita dall’archivio: un libro di tessuti stampati datato 1820. La pubblicazione, solitamente conservata lontano dalla luce, diventa il nucleo fisico intorno al quale si dispiega la narrazione. Attorno al libro, come orbite in continuo movimento, si rincorrono una serie di fotografie che documentano il primo anno di vita del progetto, scatti che rivelano gesti di studio, dettagli tattili e frammenti di paesaggio industriale. Il ritmo visivo è accompagnato da una traccia sonora che alterna voci e rumori di laboratorio, invitando il visitatore a riflettere sul binomio intenzione-metodo che guida ogni fase della progettazione contemporanea.
Il percorso si completa con la presenza della fanzine “Unanno”, pubblicazione concepita per dare materia cartacea a impressioni e confronti maturati nel corso dei dodici mesi iniziali. Le sue pagine raccolgono interviste, appunti di viaggio, studi cromatici e annotazioni tecniche, assemblati come un quaderno di bordo aperto al lettore. Sfogliare la fanzine significa attraversare la memoria privata di designer, archivisti e fotografi, scoprendo le connessioni che hanno trasformato un deposito di documenti in un laboratorio di idee. Il volume sarà disponibile esclusivamente nel bookshop del festival, una scelta che sottolinea il legame inscindibile fra progetto editoriale e spazio espositivo, fra evento e quotidianità del lavoro in archivio.
Uno scrigno di storia che guarda avanti
In seno a Mantero Seta, manifattura tessile fondata nel 1902 sulle sponde del Lario, l’archivio ha accumulato negli anni un patrimonio quasi sterminato. Oggi si contano oltre ottantamila accessori, centomila tessuti stampati e jacquard, diecimila volumi, trentamila disegni realizzati a mano, senza dimenticare carte prova, negativi fotografici, telai storici, kimono originali e campioni provenienti da distantissimi distretti produttivi. Ogni elemento testimonia l’evoluzione del gusto e della tecnica fra Ottocento e contemporaneità, offrendo agli studiosi una mappa dettagliata di cromie, motivi e procedimenti. Quel che colpisce, però, è la vitalità dell’insieme: non un museo di reliquie, bensì un organismo capace di suggerire innumerevoli traiettorie creative.
La decisione di far nascere, nel 2024, il marchio Archivio Mantero come entità indipendente scaturisce proprio da questa consapevolezza. Separando la voce curatoriale da quella produttiva, l’azienda ha voluto aprire l’archivio a nuove contaminazioni con arte, design contemporaneo e sperimentazione sonora. In meno di dodici mesi sono stati avviati progetti di collaborazione con curatori, fotografi e makers internazionali, testimonianza di un approccio che considera l’eredità tessile una piattaforma di partenza, non un traguardo. La stessa installazione presentata a Como conferma questa linea: reinterpretare il passato non attraverso la nostalgia, ma mediante dispositivi capaci di stimolare domande sulla forma, sul tempo e sul modo in cui guardiamo la materia.
“Unanno”, un ponte creativo
La scelta di intitolare l’installazione “Unanno” non nasce dal desiderio di celebrare un anniversario qualunque, bensì dalla volontà di trattenere l’istante in cui un’idea prende corpo e diventa pratica quotidiana. Il progetto, infatti, condensa dodici mesi di ricerche, viaggi all’interno dei depositi, discussioni con artigiani e misurazioni di luci e supporti. Ogni elemento, dal fronte sonoro alle fotografie stampate, restituisce l’energia vibrante dei primi passi, quando tutto appare possibile perché non ancora definito. Unanno si offre così come cerniera fra un ricchissimo passato e una progettualità che si definisce lungo il cammino, senza piani prestabiliti ma con una visione chiara: lasciare che il materiale racconti se stesso.
Portare questo racconto all’interno del Lake Como Design Festival significa inserirlo in una cornice dove il dialogo tra discipline è prassi quotidiana. Villa del Grumello, con la sua architettura aperta verso il lago e i suoi giardini, amplifica la dimensione immersiva pensata dai curatori, facendo risuonare la traccia audio fra i soffitti affrescati e i tappeti sonori di passi. Per i visitatori, l’acquisto della fanzine nel bookshop non è un semplice souvenir, ma la chiave per prolungare l’esperienza oltre le sale e comprendere come l’innovazione possa nutrirsi di archivi ancora vivi. Il messaggio finale invita a un gesto di responsabilità: custodire la memoria affinché continui a generare futuro.
