Venticinque anni di viaggi, degustazioni e passione hanno condotto Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori a celebrare oggi, 15 settembre, il proprio percorso. Il tempo di brindare ai traguardi diventa occasione per riflettere su come numeri, visioni e persone abbiano trasformato la cucina regionale in un racconto corale.
Venticinque anni di tappe e successi in cifre
Da quando, nel 2000, un gruppo di intraprendenti ristoratori e produttori si è unito sotto la sigla Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori, più di un milione di assaggi ha attraversato tavoli, piazze e dimore storiche disseminate in ogni continente. Sono 185 gli eventi messi in scena in 83 destinazioni, dal cuore di Udine ai grattacieli d’oltreoceano, ognuno studiato per presentare la cultura gastronomica regionale come ambasciatrice di identità. La ricorrenza di quest’anno, festeggiata all’interno della Fondazione Friuli, è il sigillo su un itinerario che ha unito gusto, curiosità e orgoglio.
Alle spalle di quei numeri, apparentemente impressionanti, si muove un organismo formato da 73 imprese – ristoranti, cantine, artigiani del gusto e partner tecnici – che hanno scelto di presentarsi come un unico interlocutore quando il tema è l’eccellenza friulana. Il Consorzio ha reso la degustazione non solo un atto conviviale, ma un vero strumento di promozione territoriale, in grado di trasformare ogni evento in una lezione di geografia sensoriale. Il risultato è una lunga scia di visitatori, professionisti e appassionati che oggi associano alla regione un’immagine di raffinatezza e autenticità.
La sfida di trasformare la diversità in valore
La friulanità si declina in dialetti, paesaggi e abitudini culinarie tanto distanti tra loro quanto complementari. Carnia, Udine e Trieste propongono tavole che, per ingredienti e tecniche, potrebbero sembrare appartenere a nazioni differenti. La scommessa di Via dei Sapori è stata quella di non appiattire queste sfumature, bensì di farle dialogare, raccontandole al pubblico come un mosaico in cui ogni tessera mantiene riconoscibilità e al contempo rafforza l’immagine d’insieme. In questa prospettiva, la cucina diventa la voce narrante di un territorio che si riconosce proprio nella sua pluralità.
Il presidente Walter Filiputti ricorda spesso come, all’alba del nuovo millennio, l’idea di accostare cucina, vino, prodotti agricoli e cultura in un pacchetto unico destinato ai viaggiatori fosse giudicata visionaria. Oggi quella formula – cucina + vino + prodotti + cultura = turismo – rappresenta un modello imitato in tutta Italia. Ciò che allora appariva un salto nel vuoto si è trasformato in un’abitudine consolidata, capace di generare interesse economico e riconoscimento internazionale per la regione. La lezione è chiara: l’innovazione può nascere dall’ascolto profondo delle proprie radici.
L’energia del collettivo
Mettere attorno allo stesso tavolo professionisti che, per natura, amano l’indipendenza non è mai impresa semplice. Eppure per venticinque anni il nucleo originario di Via dei Sapori è rimasto compatto, aprendo la porta a nuovi ingressi senza perdere identità. La chiave è stata la condivisione di uno scopo più ampio del singolo tornaconto: promuovere la regione in modo coordinato. Ogni azienda ha accettato di fare un passo indietro su loghi e protagonismi per compierne due avanti come parte di un racconto collettivo, dimostrando che la cooperazione può diventare valore aggiunto.
La struttura consortile, infatti, lega filiere che vanno dal vigneto all’impianto di illuminazione degli eventi, passando per allevatori, caseifici, panificatori e tecnici della comunicazione. Questo intreccio ha permesso al Consorzio di presentarsi sul mercato con proposte complete, in cui il racconto gastronomico si arricchisce di scenografie, narrazioni digitali e abbinamenti enologici studiati ad hoc. Il risultato è un’esperienza immersiva che valorizza non solo il piatto, ma l’intero processo che lo genera, creando un circolo virtuoso di riconoscenze e opportunità lavorative per le comunità locali.
Formare le nuove generazioni: la nascita di un’Academy
Guardare avanti significa interrogarsi sui talenti che animeranno le cucine e le sale del futuro. Consapevole della crescente difficoltà nel reperire personale qualificato, il Consorzio ha deciso di investire in formazione con un progetto che ambiva a partire già prima della pandemia. Oggi l’idea diventa realtà attraverso la collaborazione con l’Academy ITS di Udine, promossa dal Gruppo Danieli, per creare il primo percorso regionale dedicato a chi vuole specializzarsi nel servizio di sala e nelle arti culinarie. Una scelta che testimonia la responsabilità di garantire continuità e competenza al comparto.
L’Academy non intende essere una semplice scuola, ma un laboratorio di idee dove docenti e professionisti del Consorzio metteranno a disposizione la loro esperienza diretta in eventi, ristoranti e cantine. L’obiettivo è formare figure capaci di muoversi con agilità tra accoglienza, storytelling, gestione di cantina e preparazioni in cucina, offrendo agli studenti possibilità concrete di inserimento. Nell’arco di breve tempo la regione potrebbe così diventare anche polo di formazione, aggiungendo un ulteriore tassello a quel circuito virtuoso in cui gusto e cultura costruiscono futuro.
